Con 12 milioni 462 mila telespettatori e uno share del 53,21%, il festivalone di Antonella Clerici, anche nella serata finale, è riuscito a fare ottimi ascolti. “Sanremo è tornato a piacere”, esulta il direttore di Raiuno Mauro Mazza, “se nel momento finale c’era il 77,34% di share vuol dire che chi aveva votato con sms o da telefono fisso voleva vedere quanto il suo voto avesse inciso sull›esito finale”.
E qui sta il problema: perché quanto davvero abbia inciso il televoto sulla vittoria di Valerio Scanu, e sopratuttto sul secondo posto del trio Pupo, Emanuele Filiberto, Luca Canonici, non s’è capito. Tanto che gli orchestrali hanno inscenato la loro clamorosa protesta. Loro avevano votato Simone Cristicchi e Malika Ayane. Come il televoto, che influisce per il 50 %, sia riuscito a ribaltare il loro giudizio, è un mistero.
Il sospetto che tutto non si sia svolto all’insegna dell’assoluta trasparenza è venuto al Codacons, che ha chiesto la sospensione dei risultati finali e, assieme all’Associazione utenti radiotelevisivi, il sequestro dei televoti alla Guardia di Finanza di Sanremo.
Comunque sia, il vincitore del Festival di Sanremo 2010 si chiama Valerio Scanu con la sua canzone “Per tutte le volte che”. Il terzetto composto da Pupo, Emanuele Filiberto e il tenore Luca Canonici con “Italia amore mio” ha conquistato addirittura il secondo posto. Terzo il favoritissimo della vigilia, Marco Mengoni con “Credimi ancora”.
Il premio della Critica dedicato a Mia Martini viene assegnato a Malika Ayane con “Ricomincio da qui”. L’annuncio della terna finale aveva fatto rivoltare la platea: l’orchestra ha buttato via gli spartiti, la sala stampa è crollata. Man mano che la Clerici escludeva i concorrenti migliori, il pubblico dell’Ariston si agitava, urlava “vergogna” e “venduti”. Nell’atmosfera di contestazione generale gli operai di Termini Imerese, intervistati da Maurizio Costanzo, si inserivano come un altro tassello di un paese in crisi. 12 milioni di spettatori fanno gola a tutti.
L’invasione del pianeta sanremese da parte degli ultracorpi usciti dai talent show iniziò lo scorso anno con Marco Carta. Era l’avvisaglia che la futura proposta discografica sarebbe stata intercettata nei programmi televisivi.
Il 19enne sardo Valerio Scanu non si aspettava nemmeno di arrivare in finale, soprattutto dopo la sua prima eliminazione, e dice: “Adesso la cosa più difficoltosa sarà quella di saper tenere ben saldi i piedi per terra. Per carattere non sono uno che si monta la testa perciò credo che riuscirò a rimanere me stesso“.
Per quanto riguarda il Principe, ce lo aveva assicurato subito dopo l’esclusione, che sarebbe rientrato e si sarebbe posizionato tra i primi sei. E non perché avesse qualità divinatorie. Emanuele Filiberto ha presto capito i meccanismi televisivi, ha imparato che la gente vota il personaggio e non la canzone che oggettivamente, è la peggiore di questo e altri festival, la più ruffiana, musicalmente insufficiente.
Dopo il festival è il trio stesso ad ammettere: “È stato un gioco, noi facciamo un altro mestiere, non abbiamo un disco pronto, né canteremo più”.
Nella serata finale dopo l’ondata di bambini Iko Iko e di Ti lascio una canzone, Mary J Blige, pur senza Tiziano Ferro, ci ricorda cosa vuol dire avere una gran voce e fare musica seria. Si chiude all’amatriciana, con le tagliatelle di nonna Pina, un’edizione che ha alzato fiera il tricolore (con Italia, amore mio, il CT della Nazionale Lippi, Miss Italia e la celebrazione del sessantesimo), decisamente al femminile, segnata da principesse da sogno (Sissi e Rania di Giordania), principi popolari che battono scugnizzi popolani, e pacifici accordi commerciali.
Vincitrice su tutti rimane Antonella Clerici, una presenza rassicurante, la moglie e non l’amante, quella che mentre veste l’abito buono e i tacchi alti sottintende che preferirebbe un paio di ballerine e una tuta, disposta a prendersi in giro, a farsi carico sola delle faccende di casa. Anche se poteva risparmiarsi le battute di Cassano lette male al gobbo. Comunque sempre serena e rispettosa delle canzoni.
Bruno Indelicato