Perché chiamarle bulle quando invece si tratta solo di gente violenta e razzista? È come se si volesse un po’ discolpare queste ragazze che si sono accanite contro una loro coetanea in modo così violento da causarle prima il coma e poi la morte. Invece sono colpevoli e delle violente, non per ultimo sono anche delle razziste. Pare che Mariam, la 18enne di origine egiziana, ma nata a Roma e cresciuta ad Ostia, fosse perseguitata dal gruppo di ragazze che da qualche mese l’aveva presa di mira.
Da qualche anno Mariam e la famiglia si erano trasferiti a Nottingham, per avere “un futuro migliore” ha spiegato il padre. Qui però ha dovuto fare i conti con la cattiveria umana, con la violenza e col razzismo che non risparmia neanche le fasce più giovani. Paura, dolore, durezza, estraneità e chissà quanti sentimenti terribili avrà provato la giovane ragazza mentre la tormentavano, la pestavano, la offendevano. E perché nessuno l’aiutava? Perché nessuno l’aveva aiutata qualche mese prima, ad agosto, quando lei e la sorella 15enne, Mallak, sono state aggredite dalle stesse coetanee che hanno rotto la gamba a Mariam e segnato con pugni il viso Mallak? A nulla erano valse allora le denunce e le richieste d’aiuto. L’indifferenza è spesso la prima complice in queste tragedie. Solo l’autista del bus, dove Mariam si era riparata sperando di salvarsi, è intervenuto per difenderla, ma non è bastato: è stata trasportata in ospedale dove, dopo 5 ore, la mandano a casa. Verrà ricoverata d’urgenza l’indomani mattina e dopo essere rimasta in coma per tre settimane, Mariam muore. I momenti dell’aggressione che hanno causato la morte di Mariam sono impressi nel video che circola sul web dove la ragazza viene colpita sul bus mentre le gridano “Black Rose”, che indica il movente razzista dell’atto, ne sono conviti il padre e la madre di Mariam.
Il 21 marzo è il giorno consacrato alla primavera, che simboleggia la rinascita, ma è anche “la giornata mondiale per l’eliminazione della discriminazione razziale”, istituita nel 1966 dall’Assemblea Generale, una lotta che è una questione di priorità per la comunità internazionale ed è al centro del lavoro dell’Ufficio dell’Alto Commissario per i diritti umani. Anche se l’obiettivo sembra ancora lontano, riuscire ad eliminare il razzismo segnerebbe una vera rinascita per il genere umano, invece, purtroppo, siamo ancora qui a parlar di morte. Non sappiamo se Mariam sia morta davvero per razzismo, ma sicuramente una delle maggiori cause della sua morte è l’indifferenza. Il razzismo si nutre anche di indifferenza, non lo dobbiamo dimenticare. C’è ancora tanto lavoro da fare, abbiamo il dovere di lottare contro ogni forma di razzismo. Alla fin fine, anche dopo gli inverni più duri torna sempre la primavera…
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