Tutto si può dire del grido del Presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, tranne che non sia la lama di un coltello rigirato nella ferita della crisi con un preciso richiamo al governo a fare di più rispetto a quanto fatto finora. I titoli dei giornali hanno messo l’accento sui “soldi veri”, il che fa pensare ai “soldi finti” che sarebbero poi gli otto miliardi per gli ammortizzatori sociali e l’aumento dell’indennità di disoccupazione per i precari o anche le due proposte dell’opposizione (l’assegno a tutti i disoccupati e la tassazione del 2% del reddito dai 120 mila euro in su per i più poveri). In realtà, il grido d’allarme di Marcegaglia segue di pochi giorni il giudizio di Tremonti, che ha detto che il “2009 sarà orribile”, ma ha il pregio di indicare una situazione tremendamente vera: si è aperta una fase molto acuta e c’è bisogno d’intervent veloci e concreti, come un fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, il pagamento dei crediti accumulati dalla pubblica amministrazione, l’avvio dei cantieri anche più piccoli e uno sgravio fiscale per le imprese. Il concetto è che “se migliaia di piccole imprese chiudono e spariscono, i disoccupati potranno anche avere tutti l’assegno di disoccupazione, ma poi non avranno dove tornare a lavorare”. L’allarme di Confindustria è anche un invito a tagliare gli sprechi della politica, primi fra tutti le Province, costosissime, che hanno come competenza specifica le strade, facilmente assorbibili sia dai Comuni che dalle Regioni; e a modernizzare il Paese con le riforme; altrimenti la crisi aggiungerà disastri a danni. Certamente il richiamo di Confindustria non è un’accusa contro il governo perché Marcegaglia conosce le iniziative di Tremonti e dell’Esecutivo per contrastare la crisi (le grandi infrastrutture, gli ammortizzatori sociali, le politiche sociali, da ultimo i cantieri che verranno fuori dal piano casa), ma è una scossa salutare: “Ci rivolgiamo a lei perché il governo sia pienamente consapevole della gravità della situazione e sia concretamente vicino alle imprese che stanno facendo ogni sforzo per battere la crisi. È venuto il momento di una risposta da parte sua, signor Presidente. Adesso servono soldi veri”. Il grido è giunto a destinazione (“abbiamo già dato soldi verissimi all’industria”), la chiamata del presidente del Consiglio è stata immediata, l’appuntamento è stato fissato per martedì 17 marzo. Al momento in cui andiamo in stampa non possiamo prevedere quali saranno i risultati, ma se l’allarme dovesse in qualche modo essere eluso, sarebbe davvero un bruttissimo segno, tanto più che in alcuni Paesi tra i più colpiti tira aria di rivolta popolare.
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