“Non sono l’anti-Muccino. Io racconto la generazione dei quarantenni in chiave diversa. Credo che rispetto a una delusione d’amore non si possa mai fare confronti. Sono comunque onorato se vengo paragonato a lui”.
Lo dice Federico Moccia, regista del film “Scusa ma ti voglio sposare”, con Raoul Bova e Michela Quattrociocche, sequel del fortunatissimo “Scusa ma ti chiamo amore”, che incassò oltre 13 milioni di euro. Moccia segue i protagonisti della vicenda del 2007 “alzando il tiro” e parlando di matrimonio e amore eterno.
Inevitabile il confronto con la generazione descritta da Muccino nel suo recente Baciami ancora: “Entrambi partiamo da un film precedente – spiega il regista di “Scusa ma ti voglio sposare” – sia io che Muccino dovevamo fare un sequel partendo da una situazione precedente. Io avevo dei personaggi di un certo tipo e li dovevo seguire nella crescita. Mi piaceva parlare di matrimonio come scelta consapevole per costruire qualcosa e nel film cerco di raccontare e di trasmettere queste riflessioni. Penso che sia un film rischioso – aggiunge – anche perché oggi il tema del matrimonio non è molto popolare”. Il 35enne Raoul Bova che si innamora della ragazzina minorenne Michela Quattrociocche in “Scusa ma ti chiamo amore”, oggi ha preso coscienza della forza dei suoi sentimenti e vuole sposare la ragazza ormai ventenne. Stavolta è lei ad avere paure e tentennamenti per il passo che le appare gigantesco e per le inevitabili tentazioni della vita che inizia a scoprire.
I problemi della ragazza e delle sue amiche fanno da contraltare a quelli di Bova e dei suoi quarantenni che non riescono a vivere felicemente l’amore.
Nonostante gli ostacoli, per Moccia l’amore trionfa sempre e i due innamorati ritroveranno l’idillio sulla spiaggia di Ibiza che in maniera involontariamente comica la ragazza definisce bellissima, dopo che il bel Raoul le fa una dichiarazione d’amore dal palco dei dj di spiaggia.
L’accorato appello, seppure non passerà alla storia del cinema o della letteratura, ha l’effetto sperato e il matrimonio si può felicemente celebrare.
“Volevo raccontare che la maturità si raggiunge anche attraverso la paura”, spiega Moccia. “Mi piaceva che dai dubbi scaturisse poi la consapevolezza di una scelta come il matrimonio, una decisione che punta a costruire qualcosa”. Nel film ritroviamo Raoul Bova in versione commedia. Per l’attore romano, che sta preparando un film sul nuoto, lavorare di nuovo con Moccia è una sorta di “ex voto”.
“Federico è stato il primo a darmi la possibilità di recitare in una commedia ed è stata una scelta fondamentale di cui gli sarò sempre grato. Inoltre ho accettato di fare questo sequel perché con il regista e il cast mi sono trovato benissimo tre anni fa”, spiega l’attore.
“Scusa ma ti voglio sposare” sancisce anche la riconciliazione definitiva di Moccia con la Chiesa, critica ai tempi del primo film e ‘freddina’ con “Amore 14”: il film è stato proiettato nella Pontificia Università Lateranense di Roma.