Ricordiamo solo alcuni titoli. Via con me. Una giornata al mare. Insieme a te non ci sto piu’. Messico e nuvole. Bartali. La coppia piu’ bella del mondo. Onda su onda. Chi non conosce almeno una di queste canzoni? E’ poi sicuro che noi tutti almeno una volta abbiamo cantato Azzurro, il suo piu’ grande successo. Persino la serissima Società Dante Alighieri, che promuove la nostra cultura all’estero, ha riconosciuto che questa canzone italiana é la piu’ cantata al mondo. L’autore? E’ sempre lo stesso. Signore e signori, per favore, un applauso: é in scena Paolo Conte, che si esibisce al Lugano Arte e Cultura-LAC di Lugano il prossimo 27 maggio con il suo spettacolo “PAOLO CONTE CON ORCHESTRA”. Nel suo curriculum c’è di tutto. Contagiato sin da giovanissimo da una passione per la musica jazz, il pianoforte, il vibrafono, il trombone, la pittura, Paolo Conte esordisce come avvocato. Ma nel suo destino era probabilmente scritto che avrebbe lasciato la professione per la sua musica. A partire dagli anni Sessanta, Paolo Conte inizia a collaborare con i cantanti piu’ noti: Celentano, Caterina Caselli, Patti Pravo, Giuni Russo, Iolanda Gigliotti (Dalida) cantante francese ma di origini calabresi. A questi seguiranno moltissimi altri nomi: tutti i piu’ grandi. A metà degli anni Settanta, Paolo Conte abbandona l’avvocatura e diventa paroliere e chansonnier a tempo pieno. Come il loro autore, di carattere schivo, riservato, composto, anche le canzoni di Paolo Conte riflettono la vita di una provincia immaginaria e spesso esotica, la realtà di persone semplici, che esprimono i loro sogni, nostalgie, speranze con una ironia sempre misurata e in cui è facile riconoscersi ed abbandonarsi. Perché tutti nel cuore abbiamo un pezzo della nostra terra dalla quale non ci siamo mai separati. Che mai lasceremo. E che mai ci lascerà. “L’attualità non mi interessa”, riconosce Paolo Conte nelle sue interviste: “Ho sempre cercato di inseguire lo spirito di questo secolo: è qualcosa di impalpabile, ambiguo, speciale. Ogni volta che suono il pianoforte andando per fantasmi, mi vien da dire che forse starei meglio nell’Ottocento. Il Novecento è stato un secolo con due guerre mondiali, in cui abitare è stato forse un privilegio, anche se oggi non riusciamo ancora a capirlo. Lavoro con lo spirito dell’acrobata. L’ applauso che io desidero è un applauso di stampo circense. Se arrivo dall’altra parte e vengo accolto da un bell’ applauso, sono consolato e sorretto dopo questa fatica in una maniera molto antica. Vorrei che le canzoni non si consumassero mai. Per un compositore sono il profumo di un mazzo di fiori, ed a forza di sentirle questo profumo a volte rischia di andarsene. Alcune di esse hanno avuto, però, più fortuna presso il pubblico. Una di queste, oltre ad Azzurro, è di certo Via con me. La cosa mi fa piacere perché, è sicuramente tra le mie preferite. Canzone tanto amata, tanto lavorata, e per fortuna tanto consumata”. E, per noi del pubblico: indimenticabile.
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