Didier Deschamps porta a termine la sua opera. Dopo venti anni, la Francia è di nuovo campione del mondo. Il titolo conquistato in Russia porta la firma di Deschamps, che dopo il successo da capitano dei Blues nel 1998 è riuscito nell’impresa, dopo Zagalo e Beckenbauer, di vincere anche come c.t. La finale contro la Croazia, sorpresa del mondiale, è stata più complicata di quello che dice il risultato di 4-2. Per un’ora la nazionale di Dalic si è espressa a ottimi livelli cercando con più insistenza il gioco e la via del gol, mettendo in apprensione la Francia, che senza un tiro in porta e baciata dalla fortuna ha chiuso il primo tempo in vantaggio con un generoso 2-1. L’esito del duello in una gara animata è stato forse indirizzato quando l’arbitro Pitana ha concesso il rigore alla Francia con il VAR per un fallo di mano (volontario?) di Perisic alla fine del primo. Spinta dall’orgoglio e dal sostegno dei suoi numerosi tifosi sugli spalti, la Croazia ha tentando di riportare una seconda volta il risultato in parità come nel primo tempo, sbilanciandosi in avanti, ma l’ennesima rimonta non è riuscita. Dopo un’ora arriva il crollo fisico e mentale, conseguenza delle tre precedenti faticose gare e la Francia è stata spietata negli spazi aperti e con due tiri precisi di Pogba e Mbappé ha spezzato le speranze croate, che neanche il regalo del portiere Lloris per il 4-2 ha riacceso a 15 minuti dal termine.
Il trionfo della Francia è meritato. Le sconfitte in finale al Mondiale 2006 contro l’Italia e all’Europeo di casa 2016 contro il Portogallo, sono bastate ai francesi, che hanno coronato una rifondazione partita dal catastrofico Mondiale 2010 in Sudafrica con la rivolta dei giocatori contro il c.t. Domenech. Deschamps è stato l’artefice della ricostruzione. Il c.t., che ha sempre dichiarato di ispirarsi alla filosofia del calcio italiano, ha continuato imperturbato la sua via, nonostante le critiche che non lo hanno risparmiato. È riuscito a formare un gruppo omogeneo che si è rivelato una perfetta combinazione di forza fisica e delle qualità individuali delle sue stelle Pogba, Griezmann e Mbappé. Nel suo 4-4-2 presentato in finale, la difesa è stata la base con Umtiti e Varane quasi perfetti, il centrocampo l’anello legante tra i reparti con Kantè, Matuidi e Pogba e l’attacco sempre efficace nelle situazioni che lo richiedevano. Il fiore all’occhiello di Deschamps è stato motivare tutti i 23 giocatori alla causa e in primis ha realizzato un’unità di gruppo nel quale tutti hanno svolto compiti di difesa. In secondo luogo, ha avuto il coraggio di lasciare a casa grandi giocatori come Benzema o Rybéry e di dare spazio a giocatori sconosciuti come Hernandez e Pavard che hanno ripagato la fiducia. Alla fine, sono stati lo spirito di gruppo, la determinazione e la mentalità vincente a fare la differenza, virtù che alla Francia in passato sono venute a mancare. Anteporre anche la tattica al bel gioco è stato la ciliegina sulla torta: un calcio più razionale come quello francese è quasi impossibile giocarlo.
Applausi e complimenti anche alla Croazia. Partita come possibile sorpresa del mondiale e guidata dal c.t. Dalic subentrato a qualificazione in corsa, i bravissimi giocatori croati intorno al gioiello Modric, non hanno deluso le aspettative e hanno giocato un torneo di alto livello. Dalla finale la Croazia esce a testa alta, ma per completare la favola è mancata l’esperienza a giocare queste gare. Non si è tirata indietro, giocandosela a viso aperto contro la Francia e se la fortuna l’avesse assistita, forse la finale avrebbe preso un’altra piega. C’è da augurarsi che l’onda dell’entusiasmo di una nazionale che gioca un calcio bello e offensivo lo si ritrovi ai prossimi Europei e chissà se non sarà Dalic a completare la sua personale opera.
G.S.
foto: Ansa