Chiesta la revoca della concessione ad Autostrade
Dopo il tragico crollo del Ponte Morandi di Genova, si sta discutendo proprio della possibilità che venga revocata la concessione ad Autostrade (Aspi), la società che si occupa della gestione e manutenzione delle infrastrutture in Italia. Una delle prime dichiarazioni da parte dei vertici della società riguarda l’intervento nei confronti delle esigenze più immediate dei primi aiuti alle vittime e a Genova stanziando 500 milioni. In questo momento, infatti, la priorità è l’aiuto alla città e alla sua viabilità e la società afferma di essere pronta a ricostruire il ponte in otto mesi dal momento in cui – come tutti gli altri interventi viene precisato – le autorità daranno il loro via libera. Ma non è abbastanza, così il vicepremier Luigi Di Maio afferma su Facebook che “lo Stato non accetta elemosine da Autostrade. Pretendiamo risarcimenti credibili e non vi sarà alcun baratto”. “L’unica strada che il governo seguirà è quella di andare avanti con la procedura di revoca. Le loro scuse servono a poco e non vi è modo di alleviare le sofferenze di una città distrutta dal dolore”, spiega il leader del M5S. “Abbiamo fatto una promessa e la onoreremo fino in fondo”.
Quanto proposto dalla società Autostrade “è solo il minimo sindacale”, afferma anche Matteo Salvini. Il ministro dell’Interno, infatti, anche se inizialmente aveva mostrato perplessità sulla revoca sembra aver cambiato parere: “Ho visto che Autostrade ha chiesto scusa e che metterà dei soldi, meglio tardi che mai, ma se qualcuno pensa che con questo possano pagare le loro colpe ha sbagliato, è solo il minimo sindacale”. “Non cerco vendetta”, ha detto fermo il vicepremier, “ma l’atteggiamento del governo sarà rigoroso”.
Il ministro delle infrastrutture e trasporti Danilo Toninelli ha dichiarato attraverso i social che ha avviato la procedura della revoca della concessione ad Autostrade per l’Italia (Aspi), con l’invio di una lettera. “Vogliamo cambiare tutto” afferma, “vogliamo farlo perché le vite umane vengono prima degli utili aziendali, perché la sicurezza dei cittadini viene prima dei dividendi agli azionisti”. Nei giorni subito dopo il crollo, specifica Toninelli “ci siamo messi subito al lavoro. Prima di tutto, è stata immediatamente costituita una commissione ispettiva presso il mio ministero”, che è già all’opera per gli accertamenti, spiega il ministro; “poi abbiamo avviato sempre al Mit una ricognizione dello stato di salute di strade, autostrade, dighe”; infine, “il mio ministero ha chiesto formalmente ad Autostrade per l’Italia di fornire entro 15 giorni una dettagliata relazione per dimostrarci se e come ha agito, in merito alla manutenzione del ponte Morandi, secondo gli oneri e gli obblighi che gli competono come ente gestore di quel tratto di autostrada”. “Vogliamo che la città torni alla sua quotidianità. E vogliamo anche giustizia. Il sistema delle concessioni autostradali – conclude – deve essere ribaltato. E il Governo del cambiamento sente in modo profondo l’importanza di questa missione”.
Perché è crollato il ponte Morandi di Genova
Secondo Roberto Ferrazza, presidente della Commissione ispettiva del Mit, il crollo del ponte Morandi potrebbe esser stato determinato da “una serie di concause” e non solo dalla rottura di uno strallo.
Tra le cause emerge l’azione erosiva della salsedine. Nel 1979 fu lo stesso ingegnere edile Morandi ad avvisare del pericolo tanto che “prima o poi, e forse già tra pochi anni, sarà necessario ricorrere a un trattamento per la rimozione di ogni traccia di ruggine sui rinforzi esposti, con iniezioni di resine epossidiche dove necessario, per poi coprire tutto con elastomeri ad altissima resistenza chimica”.
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