Ben trovati lettori de “La Pagina”, in questo numero parliamo delle donne! Come il buon Freud sosteneva, il bisogno primario della donna è quello di essere amata. Tutti i torti non li aveva: se penso a ciò che rende la donna forte non mi viene in mente che l’amore, quel bene che la donna per sua intrinseca natura dà anche incondizionatamente e di cui però ha anche bramosia perché solo dimostrando amore alla donna la si può rendere felice.
Andando più nello specifico, le donne vivono di relazioni con gli altri, si nutrono di condivisione, di affetti e di vicinanza emotiva. Gli studi dimostrano che senza supporto sociale (e solo in quel caso) le donne sono più vulnerabili rispetto ad eventi di vita negativi. E questo, se mi è concesso, non le rende più deboli ma più forti. Studi sociologici e antropologici illustrano infatti come una vita felice sia una vita fatta di relazioni e di umanità dimostrando quindi che le donne non sbaglierebbero nel dare così tanta importanza al supporto degli altri.
Come membro del Women’s Brain Project, una associazione no profit che si occupa dei pregiudizi di genere in ambito scientifico, mi sono informata in merito alle differenze tra uomini e donne su alcune psicopatologie: quello che emerge è che negli uomini prevalgono patologie quali la sociopatia e la dipendenza da sostanze mentre nelle donne sono frequenti depressione e disturbi d’ansia. Tra le spiegazioni di questa prevalenza nelle donne abbiamo più ipotesi quali un maggiore stress cronico e una minore sensazione di controllo, ma anche nevroticismo (la propensione ad essere negativi) e una tendenza a ruminare. Chi di voi lettrici non si è ritrovata a pensare e a ripensare a vicissitudini negative per poi magari sopprimerle, tenendosele dentro e alla fine arrivare a scoppiare proprio come le pentole a pressione?
Proseguo con i disturbi alimentari che affliggono molte donne e sempre più giovani. Le spiegazioni sono tante ma una mi sento di condividerla con voi: la donna – e assai meno l’uomo- deve essere bella, che tradotto nei modelli odierni, vuol dire filiforme, anche a costo di rimetterci la salute. Sa di cliché, ma secondo me cela una grande verità perché la società in modo più o meno implicito manda questo messaggio e non è infrequente trovare chi vi soccombe.
Un altro importante dato scientifico riguarda il fatto che le donne più degli uomini si rivolgono ad un aiuto psicologico. Se la donna infatti deve essere bella, l’uomo deve essere forte, quindi guai se si rivolge all’aiuto di un professionista della salute mentale. Invece le donne in questo danno un grande esempio di introspezione e di forza interiore, perché si scrive “chiedere aiuto” ma si legge “coraggio”!
Concludo raccontandovi di una iniziativa di beneficienza organizzata a Dübendorf il prossimo 4 Novembre proprio dall’associazione sopra citata nella quale, come avrete capito, credo come donna e psicologa e rispetto cui vi invito a curiosare (www.womensbrainproject.com). Si tratta di un brunch in cui si avrà la possibilità di decorare oggetti in ceramica presso l’atelier Fireworks, un’occasione di genuina condivisione i cui ricavati andranno a sostenere il lavoro di dottoresse e ricercatrici che si stanno prodigando per scardinare i pregiudizi che spesso sfavoriscono le donne nel mondo della salute mentale.
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