Gli Stati membri dell’Ue frenano, prendendo tempo, sulla proposta della Commissione Europea di abolire in tutta l’Unione l’obbligo di passare dall’ora legale a quella solare in autunno e viceversa in primavera. L’esecutivo Ue non ha proposto di abolire l’ora legale, bensì di abrogare il cambio dell’ora due volte l’anno (l’ultima domenica di marzo e l’ultima domenica di ottobre), un regime in vigore dal 1996, lasciando agli Stati membri la possibilità di scegliere se adottare tutto l’anno o l’ora solare o l’ora legale, la competenza sul fuso orario è nazionale. Durante la discussione nella riunione informale del Consiglio Trasporti e Ambiente tenutasi la settimana scorsa a Graz, in Austria, ha spiegato la commissaria europea ai Trasporti Violeta Bulc in conferenza stampa al termine dell’incontro, “è emerso molto chiaramente che gli Stati membri hanno bisogno di più tempo per arrivare ad una decisione finale. Li ho invitati ad utilizzare il tempo rimanente per trovare il modo di andare avanti insieme”. Una delle ragioni che hanno portato la Commissione a proporre di cambiare il regime dell’orario nell’Ue è il fatto che i risparmi di energia attribuibili all’adozione dell’ora legale sarebbero trascurabili.
Il ministro austriaco ai Trasporti Norbert Hofer ha osservato che “abbiamo una grande maggioranza nell’Ue che ritiene che non abbiamo più bisogno del cambiamento di orario”. “La grande sfida – ha spiegato il ministro dell’Fpoe, già candidato alla presidenza della Repubblica – è come andare avanti insieme. Molti Stati membri sono preoccupati che, se aboliamo il cambiamento di orario, potremmo finire per avere un collage di fusi orari diversi, cosa che nessuno desidera”.
Non è ancora detto, comunque, che il piano della Commissione di tradurre in realtà la fine del cambio dell’ora nell’Ue entro il 2019 si areni. “Sapremo la risposta definitiva nel Consiglio Europeo di dicembre. Ma dobbiamo considerare la possibilità che occorra più tempo di quello che speravamo”, ha spiegato Bulc.
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