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22 November 2024
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Scrive chi legge

Risposte a “L’Italia s’è desta e ora Bruxelles non ci fa più paura”

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Pubblichiamo un estratto delle lettere ricevute in risposta all’articolo di Gerardo Petta, apparso nello scorso numero de La Pagina

Merita veramente una risposta il signor Petta, ex adoratore di Berlusconi, iscritto alla UIL e oggi legatosi al carrozzone dei presunti vincitori? Per me il prenderlo in considerazione è nobilitarlo. Quel che dice, con tutto il rispetto, lo sento ogni giorno uscire dalla bocca delle comari davanti al banco della frutta del mercato di via Andrea Doria. Qualunquismo, fascismo di pancia, razzismo indotto. Costui esalta Salvini e cita l’Inno italiano. È il segno dello stato di alterazione del personaggio. È confuso e attacca l’Europa.

Egli crede che lo stato di profondo malessere attraversato dall’Italia sia causato dalla politica europea. Ora se è vero che a Bruxelles fanno il bello e il cattivo tempo soprattutto l’antipatico Macron e la signora Merkel, è pur vero che se riusciamo a sopravvivere lo dobbiamo proprio all’Europa. Lungi dal rimpiangere i precedenti governi a guida PD (per evitare equivoci affermo di non aver mai votato per questo partito di furbetti e “maledetti toscani”), ritengo che l’asse Di Maio-Salvini sia quanto di più conforme all’Italia odierna.

Una classe industriale avida e miope, un apparato statale composto da incompetenti corrotti (salvo eccezioni), un popolo, ancora ammirevole per tanti aspetti, reso però acritico e che ama il bastone dopo aver sperato nella carota, disonestà strutturale a tutti i livelli, forze armate ricattatrici e sommamente privilegiate nei suoi vertici, scuola, università e ricerca sprovviste di tutto che si reggono grazie a (fortunatamente) non pochi eroici docenti idealisti, welfare (salvo la sanità) che non esiste, infrastrutture scarse e maltenute (ponte di Genova paradigmatico dell’Italia), efficientissime Freccerosse, sicuramente, ma provate a chiedere ai pendolari come viaggiano o fatevi in treno Lecce-Trapani impiegando 11 ore senza ritardi, corruzione endemica spaventosa e in aumento, cinismo sociale, egoismo, familismo, clientelismo, Roma RAGGIrata, ridotta a discarica e carissima (ieri 1 h e 10 minuti nel posteggio privato di piazza Cavour sono costati 7,50 € e credo che questi siano i prezzi dei parcheggi dell’opulenta Zurigo), gli autobus prendono fuoco e quando non si incendiano non passano, i commessi dei supermercati e dei negozi costretti ad accettare 3-4 € l’ora di paga, idraulici che vengono ad aggiustarti il rubinetto con il SUV BMW e se gli chiedi la fattura svengono, medici privati specialisti a 400 € a visita, Vigili Urbani, sempre arroganti, che non li trovi mai perché imboscati in ufficio o presi soltanto dal fare multe, mentre le auto blu dei potenti corrono libere e impunite sulle corsie riservate all’ATAC ecc. La giungla e il caos imperanti, mentre i più fragili e i più sensibili dei nostri connazionali non hanno alcuna possibilità di essere ascoltati.

Lo so che anch’io sto facendo del qualunquismo, ma in Italia ci vivo, ci sono sempre vissuto e oggi ci vivo male, nonostante sia un Paese stupendo. Un Paese che potrebbe vivere di cultura e turismo se ci fosse ancora il senso del bello e i fondi fossero distribuiti meglio (il budget del Ministero dei Beni Culturali è un ventesimo di quello della Difesa: 1,1 miliardi al primo, 21 miliardi al secondo) e considerando che l’Italia possiede il 64% dei beni culturali del mondo intero.

Governi che hanno osato tassare i rustici agricoli dei contadini e poi ci si lamenta che le terre sono incolte, meravigliosi centri storici mangiati dalla speculazione edilizia, dal degrado e dai condoni (controlli il Petta quello che 5stelle e Lega hanno proposto per Ischia e Genova). Ogni sera in TV si vede Salvini, tanto ammirato, che invece di trattare dei problemi immensi del Paese, per far contenti i suoi elettori, parla solo degli immigrati come se questi fossero la causa principale della crisi che c’è in Italia. Un problema di ordine pubblico, che potrebbe e dovrebbe essere risolto con una seria programmazione accompagnata da senso civico e solidarietà, che assurge a problema fondamentale. Delinquono gli immigrati come delinquono gli italiani. Con la differenza che chi ci guadagna di più sono proprio questi ultimi, che utilizzano i primi come manovalanza nello spaccio di droga organizzato da potenti famiglie mafiose e spesso colluse con chi è prudente non nominare. Salvini ci vive, attaccando gli immigrati. Sa fare solo questo e tanti italiani beoti gli vanno appresso. Esemplare quello che i giornali non hanno scritto sul caso della povera ragazzina Desirée brutalizzata a San Lorenzo: è arrivato scortato dalla polizia davanti al cancello del palazzo dove è avvenuto il delitto e ha cominciato a inveire contro gli extracomunitari assassini e da cacciare prima di subito. Un ragazzo gli ha domandato se non ritenesse doveroso condannare anche gli italiani autori degli omicidi delle loro donne (61 dall’inizio dell’anno) e lui ha risposto che ognuna di esse era nel suo cuore. Il ragazzo gli ha chiesto allora se conoscesse almeno il nome di una sola delle vittime. Non lo conosceva, naturalmente.

In Italia, ritengo, non è questione di Salvini, Renzi, Di Maio, Meloni, Veltroni, Europa, euro, lire ecc. È la testa degli italiani che va cambiata e soprattutto quella di chi intende governare. Ci sarebbe bisogno di una classe dirigente colta, nuova, slegata dalle logiche vigenti, rivoluzionaria e rivoluzionata, priva di interessi personalistici, etica, autorevole, esemplare. Ci vorrebbe un nuovo Rinascimento che sappia scacciare il buio di un medioevo politico e civile non più sopportabile e raccapricciante. Ci vorrebbero dei media, mi stia a sentire signor Petta, che svolgessero una obbiettiva funzione didattica e critica. Utopia, purtroppo.  Ritengo, per concludere questo mio scritto troppo lungo, che il professor Petta debba soprattutto studiare. E pure tanto. La penna è un’arma micidiale per essere affidata a simili persone. E lasci stare l’inno italiano del cui significato non ha capito, o forse non ha voluto capire, nulla.

Fabio Bellisario

 

L’Europa dice basta: cosa rischia veramente l’Italia

Nell’intervento su “Scrive chi legge” – “L’Italia s’è desta e ora Bruxelles non ci fa più paura”- l’autore esprime orgoglio e fierezza verso il nostro Governo poiché ha subito la bocciatura del documento programmatico di bilancio dalla Commissione UE (e non dal Parlamento), rivendicando il recupero di dignità nazionale e maggiore consenso verso il Governo.

Mi si permetta: l’Italia non è mai stata più cieca. E corre gravissimi rischi se continua su questo corso.

L’Italia ha un rapporto debito pubblico/PIL pari al 131,2 % nel 2017 (circa 37.000 € per abitante) tra i più alti al mondo, che la “priva del margine di manovra fiscale necessario per stabilizzare la sua economia in caso di nuovi shock macroeconomici e rappresenta un onere intergenerazionale che graverà sul tenore di vita degli italiani del futuro” (dal Comunicato sul parere negativo della Commissione UE). L’Italia che, in deroga agli impegni precedentemente assunti nel Consiglio europeo del 28 giugno e in quello del 13 luglio, pretende con questa manovra di indebitarsi ulteriormente in modo irragionevole, al punto che la prima bocciatura per il governo era venuta dall’organismo italiano indipendente di controllo in materia di bilancio, l’Ufficio Parlamentare di Bilancio. Di fatto l’Italia, che è un paese che ha problemi strutturali molto gravi, sta scegliendo di non affrontarli per poter mantenere le promesse elettorali irrealistiche fatte da Lega e M5S; le quali decidono, scientemente, di non farsi carico delle conseguenze delle proprie azioni e, nel migliore dei casi, di ipotecare il futuro delle nuove generazioni con altro debito pubblico; nel peggiore, invece, di mettere subito in ginocchio il Paese, facendolo precipitare in un default che, oltretutto, avrà conseguenze sistemiche imprevedibili.

Che gioco sta facendo dunque il governo italiano? Si prepara davvero al piano B e al cigno nero più volte evocato? L’Italia è dunque pronta a mettere a rischio lo Stato di diritto, visto che lo stato di emergenza è la premessa indispensabile per poter gestire il fallimento del Paese – perché il fallimento sconvolge la vita civile di un popolo, inclusa la necessità da parte del governo di prendere direttamente i soldi dai conti correnti dei cittadini per dar loro in cambio debito diventato carta straccia?

Oppure il governo spera di piegare l’Europa con il ricatto del too big too fail – che peraltro significa anche troppo grande per essere salvato, se ci si spinge oltre il limite? Se lo pensa, si illude, come ha seccamente ricordato il Cancelliere austriaco Sebastian Kurz, grande amico del nostro governo quando si tratta di allearsi per indebolire la coesione europea, e coerente poi nel pretendere che si rispetti la linea “nazional-sovranista”: “La Commissione europea deve respingere la manovra italiana. Non siamo disposti a pagare i debiti degli altri Stati”.

L’Italia ricordi il trattamento che riceve la Gran Bretagna nei negoziati per la Brexit: la porta è chiusa quando si pretende di mettere in pericolo i principi su cui si fonda il Mercato Unico; e lo stesso vale per l’Unione monetaria. La Commissione europea non ha il potere di – e tutti gli Stati membri non hanno l’interesse a – derogare al rispetto sia delle regole di finanza sana e sostenibile che sono state liberamente concordate, sia degli impegni di riforma strutturale che hanno riconosciuto insieme essere necessari per attrezzarsi alle sfide del XXI secolo. Entrambi questi atteggiamenti coerenti sono indispensabili per mantenere quel grado minimo di fiducia reciproca che è condizione necessaria per la sopravvivenza dell’Unione monetaria, e chi pretende di infrangerli si scontra con un muro.

In vista del polverone mediatico che verrà sollevato per coprire la situazione drammatica in cui stiamo precipitando vale allora la pena di ricordare un fatto elementare, duro e reale come lo sono i fatti, contro cui poi si scontra la vita vera dei cittadini e degli Stati: fuori dall’Unione europea c’è un destino di Stato fallito per noi italiani, in cui possono prosperare solo la malavita organizzata e i malfattori. Rimanere coerentemente nell’Unione europea vuol dire rimanere ancorati alla civiltà. L’Italia vuole un’Unione europea che abbia maggiore legittimità politica, che promuova maggiori investimenti, che crei condizioni di maggiore crescita anche per un paese con le nostre debolezze strutturali?

Allora si impegni per completare l’Unione monetaria con l’unione politica, per creare un bilancio per l’Eurozona e – sotto la guida di un “Ministro europeo delle Finanze” – per darle competenze controllate democraticamente per agire politicamente a quel livello. La smetta con la retorica nazionalista, che costruisce muri in Europa e isola l’Italia; si batta con serietà per un’Europa federale, tanto auspicata da Altiero Spinelli nel Manifesto di Ventotene. Tutto il resto è un inganno ai danni dei cittadini che si risveglieranno in un paese allo sfascio, senza soldi e senza futuro.

Davide Negri

Membro del Comitato Centrale del Movimento Federalista Europeo

www.mfe.it

 

Commento di Albino Michelin

Farei una distinzione fra l’autore dell’intervento e il proprietario della testata. Non conosco l’autore ma si fa giudicare subito dal suo modo di scrivere. Pare un pugile che tira pugni a vuoto a destra e a manca, la cui preoccupazione sia soltanto quella di liberare la sua bile contro un nemico invisibile, creato dalla sua arroganza, maleducazione, cinismo, nonché bullismo. Sul tanto peggio, tanto meglio.

Questo signore è carico di astio, tutto il bene è dalla sua parte Lega e Co., tutto il male dall’altra, l’Europa, la Merkel e Co. Quando la Merkel se non altro un po’ di educazione e di rispetto nei confronti del diverso lo dimostra. Consiglio a questo signore di sollecitare l’attuale governo, cui auguro ogni bene, a cominciare a fare delle leggi. Finora zero. A diminuire il debito pubblico, zero. A salvare i risparmi, zero. A diminuire la disoccupazione, e l’evasione fiscale, zero. Ad abolire la fuga dei capitali, zero. A frenare l’emorragia dei giovani verso l’estero, zero. Governo del cambiamento, governo della confusione. Onestà e legalità zero, il Ministro dell’interno accusato di sequestro di persona, ora tutto fa brodo. Gli basta portare il fiorellino ad una vittima dei tanti bordelli, ma non chiude i bordelli, anzi ne aprirà degli altri. Sa soltanto chiudere le porte, i porti, i portafogli, le mense ai poveracci persino bambini e girare l’Italia con le ruspe. Restituirà i 50 milioni rubati agli italiani in 90 anni, e campa cavallo. Questa potrebbe essere la fine dell’inizio o l’inizio della fine. Questo signore dell’articolo ha una vera goduria di defecare contro i muri e di gettare pomodori in faccia a tutti quelli che lui giudica avversari. L’Italia s’è desta? Per questo illuso purtroppo l’Italia nella fogna resta. In quanto all’editore: si ammira sempre chi accoglie e divulga opinioni diverse, ma accettare chi lancia offese gratuite e istiga all’odio è collaborazione e connivenza: un’auto squalifica.

Albino Michelin – Affoltern am Albis

 

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