In uscita dal 9 novembre il nuovo album “L’infinito” di Roberto Vecchioni
Basta citare qualche nome: Dalla, Tenco o De Andrè e per associazione mentale pensiamo subito ad una parola: canzone d’autore. Ma siamo nel 2018, che fine hanno fatto i signori della musica italiana? Oltre a leggende come Paolo Conte o De Gregori, che coinvolgono ancora con album e concerti live i loro fan, poco è rimasto nel panorama musicale italiano. Perciò quando due grandi artisti, protagonisti della storia della musica, si riuniscono in un nuovo progetto, la notizia diventa interessante. È il caso di Roberto Vecchioni e Francesco Guccini che ritornano a proporre un brano singolo intitolato “Ti insegnerò a volare” per l’emozione e la curiosità di tutti i fan che conoscono a memoria “Dio è morto”, “Canzone per un’amica” o “Chiamami ancora amore” e “Luci a San Siro”.
Le due voci cantano insieme il brano dedicato ad Alex Zanardi, lo sfortunato pilota di formula uno che dopo l’incidente, è riuscito a conquistare quattro medaglie d’oro ai giochi paraolimpici; come due padri lo chiamano “ragazzo” e si rivolgono a lui con parole come “diventa maestro per dire che la passione per la vita è più forte del destino” in una sorta di parabola sulla forza e tenacia che il destino non può e non deve spezzare. Nel testo si richiama la schiettezza di Guccini di cui ricordiamo, per esempio, ne “L’avvelenata” citazioni poetiche intercalate da un linguaggio comune, spesso scurrile per rimarcare concetti immediati e subito percepiti. Il sound rispecchia maggiormente le canzoni con una certa cadenza di Roberto Vecchioni come “Voglio una donna” anche se non così ritmata e di trasporto come Samarcanda. Un mix, comunque, orecchiabile e che piace subito al primo ascolto.
Vecchioni spiega alla stampa: “Questo brano si specchia direttamente in quella che è stata chiamata la ‘canzone d’autore’ e che non c’è, non esiste più dagli anni ’70. In realtà l’intero disco è immerso in quella atmosfera perché là è nato e successo tutto. Là tutto è stato come doveva essere, cioè immaginato, scritto e cantato alla luce della cultura, semplice ed elementare oppure sottile e sofisticata, ma comunque cultura. Forse per questo Francesco Guccini (che ho fortemente voluto nel mio disco per quello che rappresenta, e lo ringrazio ancora di esserci stato), ha scelto di cantare con me”. Un’affermazione, quella del cantautore milanese, che denota il profondo rispetto verso il collega emiliano e ne sottolinea la riluttante fama di Francesco Guccini nel concedersi a collaborazioni di cui ricordiamo le più famose con i Nomadi di Augusto Daolio.
Vecchioni esce con questo nuovo album dopo cinque anni dalla sua ultima raccolta di inediti, con un brano portante che ha il compito di sconfessare quello che era stato in Samarcanda il lasciarsi andare all’inevitabile destino (in quel testo era la morte ad aspettare il soldato ovunque scappasse) a favore di una ripresa delle redini della propria vita incanalandola sulle strade dei nostri desideri. Affrontando la vita, ridendo della sorte e della fatalità.
E, non c’è dubbio, per questa filosofia di vita non può essere che Alex Zanardi l’esempio e il testimonial più eclatante.
foto: Ansa