Uno sguardo sulle condizioni di allevamento di uno dei pesci più venduti sul mercato europeo
Fino a qualche anno fa, inserire nella dieta carne di pesce era sempre un ottimo compromesso per la salute in quanto alimento dalle grandi proprietà nutritive a basso contenuto di grassi dannosi e dalla provenienza genuina. Negli ultimi tempi invece, la forte richiesta del mercato ittico, ha avuto un risvolto decisamente negativo per l’ambiente: nei banchi della grande distribuzione è comparso il Pangasius, economico per il portafoglio quotidiano ma sotto accusa per il modo in cui viene allevato.
Non è un pesce pregiato il Pangasianodon Hypophthalmus. Vive e si riproduce nei bacini fluviali in Thailandia, Cambogia, Laos e Vietnam, si ciba di altri pesci e vegetali e può arrivare ad una lunghezza di un metro e 40 centimetri; viene venduto in Europa sotto forma di filetti congelati presentando, a livello nutrizionale, un’elevata quantità di acqua e pochi omega-3 rispetto a salmone o trote. È un pesce povero, in sostanza, ma la problematica è l’ambiente di allevamento e cioè il Mekong, il fiume più lungo del sud est asiatico, fonte di sostentamento per 60 milioni di persone ma anche uno dei corsi d’acqua più inquinati del mondo. È paragonato alla foresta amazzonica per il patrimonio naturale ma sulle sue sponde esistono oltre duecento siti industriali che ne scaricano i rifiuti inquinanti. Nelle acque è nota la presenza e la persistenza di metalli pesanti e sostanze tossiche (arsenico, mercurio e pesticidi) dove anche gli scarti di lavorazione del pesce e tutto quello che non è commestibile viene gettato nelle acque torbide e melmose. La pesca abbondante e l’attività di acquacultura svolta nel delta non sono affatto indice di salubrità infatti le produzioni ittiche apportano nelle acque anche additivi, coloranti e conservanti del residuo degli allevamenti nocivi per l’ecosistema naturale.
La forte domanda ha moltiplicato in modo esponenziale l’allevamento degli avannotti con un impatto ambientale considerevole per la zona di produzione. Lo sfruttamento delle acque è intenso e sta compromettendo l’equilibrio del sistema fluviale e la sua naturale capacità di rigenerazione; Il governo vietnamita ha iniziato da tempo delle campagne atte all’educazione degli allevatori per diminuire l’uso di antibiotici e sostanze proibite per evitare contaminazioni e malattie tra gli animali ma il problema non è ancora sanato. Le analisi, condotte in Europa, sui filetti non dimostrano che contengano elementi nocivi per l’ingestione, mentre il sito Ktipp.ch ha messo sotto la lente di ingrandimento 15 tipi di filetti di pesce (non solo pangasius ma anche salmone proveniente dall’atlantico) venduti nella grande distribuzione svizzera riscontrando contaminazioni da batteri di Listeria che, secondo il sito, possono essere pericolosi per le persone immunocompromesse e derivanti da una non corretta osservazione della catena di refrigerazione. A chi credere dunque? I dati sono contrastanti, ma il pesce proveniente dal Vietnam rimane in ogni caso sotto accusa perché non ci sono certificazioni chiare di come venga trattata l’acqua delle vasche di riproduzione. In Italia, a fronte dei tanti dubbi sollevati, il pangasius è già stato ritirato da alcune mense scolastiche a favore del più pregiato pesce azzurro mediterraneo con certificazione di allevamenti secondo le direttive europee.
foto: Ansa