Tratta dal romanzo di Elena Ferrante, la serie televisiva sarà trasmessa a fine novembre sulla Rai
Se dobbiamo parlare di numeri, per descrivere un successo letterario, basta citare il milione di copie cartacee e digitali vendute solo in Italia e i due milioni negli Stati Uniti. Con queste cifre è stato quasi doveroso trasformare il racconto in immagini sull’onda di una richiesta sempre più pressante di serie televisive.
A soddisfare l’entusiasmo dei fan ci ha pensato la HBO, già produttrice del colosso mondiale Il trono di spade tratto dai romanzi dai romanzi di George R.R. Martin, che non ha perso tempo a realizzare una miniserie di sei puntate ispirata al romanzo della Ferrante.
Dopo l’apprezzata anteprima alla 75a mostra del cinema internazionale di Venezia e nelle affollate prime visioni delle sale cinematografiche i primi di ottobre, il film sbarca anche in televisione ed esattamente andrà in onda ogni martedì dal 27 novembre su Rai1 per quattro settimane. Gli episodi prevedono una durata di cinquanta minuti l’uno e ne verranno mandati in onda due alla volta. La serie è diretta da Saverio Costanzo con soggetto e sceneggiature a cui ha collaborato l’autrice stessa; la selezione del cast è durata quasi un anno scegliendo le protagoniste Elisa Del Genio e Ludovica Nasti tra ben cinquemila candidate dilettanti. Infatti l’autrice voleva espressamente dei non professionisti giustificando così la scelta “I bambini attori ritraggono i bambini come gli adulti immaginano che dovrebbero essere. Invece i bambini che non sono attori hanno qualche possibilità di uscire dallo stereotipo, specialmente se il regista è capace di trovare il giusto equilibrio tra realtà e finzione”.
La trama è quella dell’amicizia di Lila e Lenù due bambine cresciute nel difficile ambiente dei rioni napoletani degli anni cinquanta in cui ognuna affronta le difficoltà in modo differente attraverso ripicche e rancori che ne delineano molto bene le personalità e la diversa percezione della femminilità.
Già dal trailer, con la voce narrante di Alba Rohrwacher si intuisce l’atmosfera cupa ma affascinante in cui è ambientata l’amicizia delle due protagoniste durata sessant’anni. La loro vita da bambine si snoda nel limite del loro quartiere degradato affrontando i problemi di crescita personale dettati da mancanza di denaro e da un’ignoranza subdola. La narrazione inizia da questo periodo coinvolgendo tanti altri personaggi chiave delle loro vite nel piccolo quartiere, per concludersi in età ormai adulta dove i giochi, sembrano ormai siano stati fatti. Il regista, intervistato dalla stampa durante la proiezione al festival di Venezia dichiara: “Sentivo che avevo una familiarità, che l’avevo sempre avuta, con il mondo della Ferrante, anche se sono romano e non napoletano. Che mi sentivo vicino al suo approccio alla narrazione e alla ricerca artistica. Far parte di un progetto così grande non mi ha mai spaventato – aveva detto Costanzo a Venezia – perché come direzione avevo un nucleo molto piccolo da conservare, e so che quello non mi avrebbe fatto perdere. L’esperienza di lavoro con le bambine e poi con le ragazze è stato un privilegio più che una responsabilità”.
foto: Ansa