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22 November 2024
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STORIE di Gianni Farina

Nel solco della memoria il seme di una nuova e vera libertà

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Gli italo-ginevrini nella città di Rousseau

Sto andando a Ginevra all’incontro con con i nostri concittadini organizzati nel movimento associativo della SAIG.

Centinaia di uomini e donne, originari  di molteplici regioni del nostro Paese, celebrano il decennale della riunificazione in una grande confederazione associativa italiana nella città di Jean Jacques  Rousseau.  Rousseau, scrittore e filosofo, che, nel suo contratto sociale del 1762, delineò l’idea dello stato democratico, fatta propria, pochi decenni dopo, dalla scintilla libertaria della rivoluzione francese. Ogni qualvolta torno a Ginevra mi tengo alcuni minuti per una sana passeggiata dalla stazione Cornavin  al Pont du Mont Blanc per lanciare lo sguardo sull’Ile Rousseau,  quasi a rendere omaggio all’uomo che anticipò, nei decenni e nei secoli a venire, le idee liberatrici dalla rivoluzione francese. 

Torno a Ginevra e il mio animo va a quel 23 novembre del 1980, quando il gracchiare del transistor, nel corso della notte, ci annunciò la fine dell’Irpinia nel precipizio del cratere provocato dalla rabbia del mostro nel regno degli inferi. Bastarono le immagini, nei giorni a venire, a mostrarci l’immane tragedia provocata dalla scossa sismica, ulteriormente aggravata dall’incuria dell’uomo e dall’irresponsabilità dei suoi miserevoli governanti.

Oggi è Paradise, nella lontana California, a mostrarci la rivolta dell’universo quando attenti alle sue leggi naturali con la tua inconfessabile mania di grandezza e dominio.

Paradise, poche settimane or sono ridente cittadina circondata dal verde di una natura rigogliosa, landa desolata e muta oggi, su cui appare una giovane, quasi una figlia di Zeus mandata sulla terra, a dirci che è scoccata l’ultima ora per invertire la rotta verso il nulla della fine della vita.

Torno a Ginevra con il ricordo degli esordi della mia attività politica full time. Le volate con la Fiat 131 verso Losanna, Montreux, Sion, Aigle, il villaggio ove stava Mario, compagno dallo straordinario senso della solidarietà verso gli altri. L’ ascesa a La Chaux-de-Fonds, oltre la Vue-des-Alpes, d’inverno alquanto infida per le continue precipitazioni nevose tali da trasformare la panoramica giurassica in una pista per le gare di bob. Nella particolare serata del gelido dicembre 1981, salii a zig zag per l’erta, sino a quando la 131 si arrese ai bordi dell’ultimo tornante da cui scorgevi già le luci della città orologiera.

Vennero in soccorso quelli in viaggio con le gomme chiodate, allora novità delle regioni alpine.

Raggiunsi la Maison du Peuple, la sede prevista per la riunione delle ore 20, organizzata dalla associazioni del luogo e dedicata ai problemi inerenti la scuola italiana nella Svizzera Romanda, alle 22 della notte, stremato e convinto del fallimento della serata.

Quale sorpresa nello scorgere, tra le nebbie del fumo di mille e più sigarette, il folto pubblico di connazionali in attesa – al centro il grande Angelo Chiuri, loro maestro e mentore – che ti accoglie con l’applauso di incoraggiamento riservato ai maratoneti all’entrata dello stadio nell’ultimo giro di pista che precede la meta. Un tempo, così era il fare politica. Passione. Contatto diretto. Confronto serrato e di vicinanza.  Protagonismo partecipativo, nella convinzione di contribuire alla costruzione di una storia comune, la diaspora italiana dell’esodo di massa che si fa stato con la somma dei tanti sacrifici individuali, come usano da millenni milioni di formiche operaie nella folta boscaglia. 

 Sono a Ginevra, all’École hotelière della città, situato in vicinanza dell’augusta sede dell’ONU sul cui vialone d’accesso sventolano le bandiere delle nazioni di questa nostra umanità.

Mi attendono centinaia di partecipanti, riuniti per i festeggiamenti dell’anniversario associativo.

Sono presenti le autorità, il Console e l’Ambasciatore italiano alle Nazioni Unite, il sindaco siciliano di Palagonia, gli onorevoli Massimo Ungaro e Angela Schirò, il mondo istituzionale e politico della città e del Cantone ginevrini. Con la medaglia in bronzo modellata della Camera dei Deputati, il presidente Carmelo Vaccaro, premia i presidenti delle associazioni riunite nella SAIG.

Pochi decenni or sono furono gli artefici di quell’alto protagonismo partecipativo nel nome di una più avanzata cittadinanza.

Ora sono cittadini di due nazioni e di una grande storia.

Come ricordava Max Frisch, i cuori hanno accompagnato l’impegno umano verso una vera e nuova libertà.

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