Solitamente si pensa alla vita come ad un tempo che fugge via, o ad un tempo che lenisce i fattori
fisiologici della complessa ispiratrice del nostro essere, l’amore. In esso si racchiude il nucleo principale di ogni cosa, superando i vincoli legati a qualsiasi fattore umano, come le religioni, le culture che differenziano i luoghi e tutte quelle credenze e imposizioni morfologiche esistenziali.
Ma la vita resta, a volte semplicemente gira intorno alla storia e si presenta con un altro volto. Ed è per tutto questo che esiste la letteratura, la cultura, l’arte in generale, per essere in qualche modo eterni. Parlando di vicissitudini popolari, il sud dell’Italia ha caratteristiche ben marcate che si tramandano da generazioni. La nascita di questo “pensiero” vuole mirare il significato più profondo del termine “popolare” attraverso il sinuoso e affascinante ballo della vita, cercando di trovare i vuoti dispersi dal tempo che diventando “miti”, luoghi e personaggi che diffondono attraverso le loro musiche un progetto unico e costruttivo. Aldilà del nostro immaginario ci sono storie raccontate dalle lingue degli anziani, un tesoro enciclopedico di vite che narrano del sentimento più contagioso al mondo, “l’amicizia”.
Ricordi: inizia tutto con un’eco, uno di quelli che appena ti raggiunge paralizza ogni singolo passo, mentre risveglia una dopo l’altra sensazioni che si tramandano da millenni. Ecco! Se questa fosse la trama di una fiaba, una di quelle che hanno sempre un lieto fine, da questo preciso momento si dovrebbero presentare i personaggi.
Ma questa è più di una fiaba di personaggi, questa è la bellissima storia della vita popolare raccolta in volo dallo sguardo dei bambini.
Il sole è alto, più alto di altri posti, e di solito da questa parte del mondo la vita diventa popolare, per alcuni fattori, proprio come il sole che spinge le persone ad uscire. Gli anziani solcati dal mutarsi delle stagioni si raccontano nei visi miti, dolci, a volte rassicuranti, lasciati nei suoi complessi leggeri, quali diventano ispirazione e poi tradizione. Le donne hanno citato le loro ultime fatiche, si sente non troppo lontano l’odore di pietanze ricche, piene di sapere, mentre i vicoli si riempiono di urla, schiamazzi innocenti, lasciati cadere qua e là dai bambini che in qualunque momento svolgono il compito più grande: il gioco. Ma mentre ognuno diviso dal suo essere ricambia alla vita il suo fare, i bambini restano fermi, immobili, hanno gli occhi grandi proprio come i bambini delle fiabe e anche un po’ le labbra socchiuse, giusto lo spazio sufficiente per fiatare, perché da non molto lontano scorge un suono di festa: 4 amici riempiono la vallata, così velocemente che il tempo sembra nascosto dietro quei cespugli lasciando posto all’immaginazione che non vuole essere da nessuna altra parte.
Dovremmo dare più valore alla vita, alle cose vere. Dovremmo trascorrere più tempo assieme, incontrarci, cercarci, volerci bene. Dovremmo isolare i pensieri cattivi che vessano ciò che di buono potremmo essere. Dovremmo dimenticare i malintesi, avvicinarci e chiedere scusa e non lasciare andare nell’oblio del vuoto le persone che in fondo ci hanno fatto ridere, ci hanno sorretti e ci hanno anche fatto cadere, perché ubriachi, appunto cadendo abbiamo riempito un’intera vita.
Abbiate il coraggio di essere buoni, perché un giorno qualcuno guarderà le nostre foto e nessuno si soffermerà a scrivere quattro righe.