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22 November 2024
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Società

Educazione sessuale: i tempi giusti

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Quando è il miglior momento per parlare ai bambini e come affrontare l’argomento?

Per una madre vallesana l’immagine di copertina e i titoli di un CD che ha comprato per i suoi figli erano insospettabili: “Conoscere gli animali allo zoo”, “La polizia sta cercando i ladri” o “Il nostro bambino arriverà presto”, per questo si è trovata impreparata alle domande che i suoi figli di 5 e 7 anni le ponevano. “Mi hanno chiesto del sesso e volevano sapere come viene inserito il pene in erezione nella vagina della donna”, racconta a 20 Minuten.

Secondo il giornale la madre ha detto che: “Mi piacerebbe che i miei figli venissero informati su questi argomenti al momento giusto. Credevano ancora alla cicogna!”. Anche se la madre ha riscontrato tante persone d’accordo con il suo parere, questa della cicogna è stata una frase che ha scatenato numerosi commenti dalla maggior parte dei lettori che sostenevano che a quell’età i bambini non dovrebbero più credere a queste storie, ma che invece meriterebbero di sapere la verità.

La psicologa Anna Oliverio Ferraris, in un’intervista recente a La Repubblica sull’argomento ha detto: “Si può cominciare già prima che raggiungano l’età di andare a scuola, quando i bambini scoprono le differenze anatomiche tra maschi e femmine, si informano su dove erano prima di nascere e come sono venuti al mondo. Con i bambini piccoli è meglio adoperare termini vicini al loro linguaggio… Devono imparare a distinguere le diverse emozioni, a parlare dei sentimenti e delle differenze tra comportamenti pubblici e privati. Via via che i ragazzi crescono le tematiche aumentano e il linguaggio può diventare più scientifico”.

Per l’Ufficio federale della sanità pubblica UFSP “L’educazione sessuale costituisce la base per la promozione della salute sessuale. Essa dovrebbe iniziare nella famiglia e proseguire a scuola a scopo di prevenzione e per garantire le pari opportunità. Per principio l’educazione sessuale ha però luogo ovunque, laddove vivono bambini e adolescenti, ad esempio nella struttura d’accoglienza per l’infanzia, nell’associazione sportiva o nella colonia di vacanze”.

Parlando di educazione sessuale… con la psicologa Beatrice Nasta

Freud nella sua concettualizzazione sullo sviluppo del bambino aveva parlato di psicosessualità: in pratica per il padre della psicoanalisi lo sviluppo della psiche e quello della sessualità sono processi non distinguibili. Ogni fase dello sviluppo era per Freud caratterizzata da una particolare zona erogena, ossia un’area del corpo in cui la pulsione libidica, capace di far provare piacere, si andava a concentrare; giusto per fare un esempio, i primi due anni di vita avrebbero come locus del piacere la bocca, ragione per cui il bambino adora stimolare questa parte del corpo portandovi di ogni cosa.

Per quanto questo approccio sia stato criticato e ad oggi superato, dando in particolare alla psiche un’autonomia rispetto alla dimensione sessuale, è stato dimostrato che l’essere umano in effetti ha impulsi sessuali fin da neonato e scopre presto che la stimolazione dei genitali procura piacere.

Questo incipit per dare una indicazione molto importante quando si ha a che fare con bambini anche di età prescolare che ritroviamo ad auto-stimolarsi piuttosto che a trattare i propri genitali in modo malizioso: non essere giudicanti o aggressivi, condannando aspramente la loro condotta “impudica”; ciò che in effetti il bambino fa è solo una reazione ad istinti puramente fisiologici e che per quanto debba essere regolamentato, in linea con le esigenze sociali, non deve essere inteso dal bambino come qualcosa di terribilmente sbagliato.

Trattare la sessualità come un tabu, affermare perentoriamente “non si fa” di fronte a determinati modi di stimolarsi, può non essere l’approccio giusto, specialmente nell’ottica di un buon rapporto con la sessualità da adulti. La sessualità ha un significato evolutivo molto importante (permette di riprodurci!) e di per sé non è altro che la stimolazione reciproca di piacere. Dunque, quando si parla ad un bambino di certi argomenti dobbiamo partire dal presupposto che non si stia parlando di un crimine sanguinoso.

Detto ciò ci sono modi e modi e la cosa più adeguata sta sempre nel mezzo: in questo caso nel mezzo tra la cicogna e i genitali eretti e turgidi.

Illustrazioni relative agli spermatozoi e agli ovuli per esempio sono un modo corretto per approcciarsi a come ha origine la vita umana. È importante che il bambino possa trovare in casa con i propri genitori la possibilità di parlare di certi argomenti con serenità prima di doverli affrontare al di fuori trovandosi totalmente impreparato.

Voi cosa ne pensate? Quando è il momento giusto di parlare con i bambini?

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