Pyongyang voleva la revoca totale delle sanzioni
Il summit di Hanoi tra il presidente Usa Donald Trump e il leader nordcoreano Kim Jong Un si è concluso la settimana scorsa in anticipo con un nulla di fatto. I due leader hanno cancellato il pranzo di lavoro e la firma di un accordo. Trump, in una conferenza stampa, ha chiarito che le trattative si sono interrotte sulla richiesta di Kim revocare “interamente” le sanzioni.
“Di base loro volevano che le sanzioni fossero revocate nella loro interezza e noi non abbiamo potuto farlo”, ha detto Trump, il quale ha assicurato che comunque il rapporto con Kim rimane “molto amichevole” e che la Corea del Nord ha un “tremendo, incredibile potenziale”. Ma ha anche detto che “ci sono volte che bisogna lasciare i negoziati, e questa era una di quelle occasioni”. Trump ha reso noto che Kim gli ha promesso che non ci saranno futuri test nucleari o missilistici. Dal canto suo, il presidente americano ha affermato che non ci sarà un ulteriore aggravamento delle sanzioni.
Secondo il segretario di Stato Mike Pompeo Kim era “impreparato” a mettere sul tavolo qualcosa che “avesse senso” per gli Usa. “Gli ho chiesto di più. Non era preparato a farlo. Ma sono ancora ottimista”, ha sostenuto il capo della diplomazia americana, affermando di ritenere che il lavoro continuerà per tentare di trovare un accordo per la denuclearizzazione. Anche se, in realtà, il presidente ha detto che non è stato preso un appuntamento per un terzo summit. “Può essere presto, ma può essere fra molto tempo”, ha commentato il presidente, rispondendo a una domanda.
Trump ha chiarito che tra Pyongyang e Washington c’è una differenza valutazione di cosa sia la denuclearizzazione. “Diverse persone non sanno cosa significhi, ma per me è abbastanza ovvio: devono rinunciare al nucleare”, ha detto il leader americano.
In particolare, i nordcoreani avrebbero offerto di smantellare lo storico sito di Yongbyon, centro dello sviluppo nucleare di Pyongyang e, in cambio di questo, volevano la revoca di “tutte le sanzioni”. Ma, su questo punto, gli Usa hanno posto la questione di un secondo impianto per l’arricchimento dell’uranio, che la parte nordcoreana non era preparata a discutere.
Il fallimento dei colloqui è stato accolto con stupore in Corea del Sud, il cui presidente Moon Jae-in si è speso molto in questo processo di disgelo. Trump ha chiarito che “chiamerò prestissimo, sarà una delle prime telefonate”, già dall’aereo. Come chiamerà anche Shinzo Abe, il primo ministro del Giappone.
La fine anticipata del vertice ha rappresentato una svolta in negativo, dopo le dichiarazioni ottimistiche all’inizio dello stesso. Kim aveva assicurato che la sua stessa presenza al summit testimoniava della volontà di “denuclearizzare”. Ma Trump, dal canto suo, aveva chiarito che per un accordo non c’è “fretta”.
Il summit di Hanoi è stato il secondo, dopo quello di giugno a Singapore, che si era concluso con una dichiarazione congiunta in cui si poneva un generico obiettivo di denuclearizzare la Corea del Nord, a cui non sono poi seguiti atti concreti.
Entrambi i leader avevano caricato di significati simbolici il viaggio in Vietnam. Kim ci è arrivato in treno, come fece il nonno Kim Il Sung, fondatore della Corea del Nord, viaggiando per due giorni e mezzo. Trump ha anticipato il summit con una raffica di tweet nei quali ha sottolineato l’“eccezionale” potenziale economico della Corea del Nord.
Askanews
foto: Ansa