Uno studio rivela come si manifesta il consumo di internet e social media nei giovani e come si può far fronte alle notizie false
I giovani svizzeri si informano sempre di più sulle notizie tramite i canali dei social network, come ad esempio Facebook, nel rapporto JAMESfocus 2019, condotto dalla Zürcher Hochschule für Angewandte Wissenschaften ZHAW, viene analizzato proprio l’aspetto delle false notizie e rivela fatti interessanti sul consumo dei media dei giovani.
Secondo lo studio, il comportamento di ricezione delle notizie da parte dei giovani è sostanzialmente diverso da quello degli adulti. Mentre gli adulti continuano a informarsi spesso anche attraverso i classici mass media, come televisione, radio o giornali, i giovani che desiderano informazioni su quello che succede nel mondo si servono soprattutto di Internet, in particolare di social network come Facebook o Instagram. Secondo gli autori dello studio, questi canali tuttavia non sono fonti prive di problemi, poiché all’interno di essi, oltre alle notizie vere, possono diffondersi molto rapidamente anche le notizie false, le cosiddette “fake news”. Stando ai risultati dello studio JAMESfocus 2019, complessivamente oltre la metà, ovvero il 56% dei giovani sostiene di essere entrato in contatto una volta con una notizia che a posteriori si è rivelata falsa. Il 17% ha tuttavia vissuto l’esperienza solo nel contesto del 1° aprile. Per gli autori è importante notare che questi dati sono delle autovalutazioni e che i giovani hanno menzionato solo le notizie false che hanno individuato come tali. La percentuale di informazioni false a cui i giovani sono esposti è pertanto presumibilmente persino più elevata. Come si deve quindi procedere contro le fake news? Non esiste un percorso che consenta di acquisire le competenze che mettono l’individuo nelle condizioni di riconoscere con assoluta certezza le fake news e di renderle innocue. Sono necessari sforzi educativi in materia di media da parte dei genitori e della scuola affinché i giovani possano sviluppare, possibilmente presto, il fiuto per individuare le notizie false. Poiché solo se sono equipaggiati con la “news literacy”, competenza in materia di news, i giovani possono informarsi in modo fondato e distinguere con certezza il vero dal falso. A livello di offerta invece, sottolineano gli autori nello studio, è necessario anche un sistema di media variegato che consenta di produrre un giornalismo di qualità. La qualità ha un prezzo: è necessario anche essere più consapevoli che la produzione di news richiede alle testate più risorse e che nel lungo periodo in un piccolo paese come la Svizzera ciò è possibile solo se i consumatori sono disposti a pagare per le informazioni.
Una parte sempre più crescente di giovani non si informa attraverso i mass media redazionali, ma acquisisce le informazioni dai social media oppure non si informa affatto. Ciononostante, la fiducia verso i classici media pubblicistici è ai vertici. Come fonte maggiormente credibile viene menzionata soprattutto la televisione, nonostante solo un terzo dei 12-19enni si informi attraverso questo canale, e la sua rilevanza come fonte di informazione affidabile sembra essere profondamente radicata. Questo potrebbe essere dovuto al fatto che la Svizzera vanta un servizio pubblico estremamente variegato e qualitativamente elevato, ciò viene percepito come tale anche dai giovani destinatari.
Il 57% dei giovani ritiene abbastanza o molto importante sapere quello che succede nel mondo. In considerazione della partecipazione democratica diretta in Svizzera si tratta di un segnale positivo, anche se tra i giovani solo il 35% si interessa esplicitamente di politica internazionale e il 20% di politica svizzera. Per circa un terzo degli intervistati le notizie di attualità mondiali sono di secondaria importanza, pertanto, i “news deprived” utilizzano potenziali fonti di notizie solo raramente e quindi possono acquisire competenze solo limitate nell’approccio alle news. Tale circostanza rende questo gruppo – nel momento in cui viene a contatto con le notizie – particolarmente vulnerabile alla disinformazione.