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22 November 2024
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Politica

Quelle province di troppo

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Le scintille tra M5s e Lega continuano, questa volta al centro dei pareri contrastanti ci sono 

le province

Province sì, province no: è il nuovo campo di scontro tra le due forze alleate del Governo italiano. MoVimento e Lega si piazzano in posizione opposta l’uno dell’altro della questione ovvero uno per l’abolizione e l’altro per la riammissione. I pareri dei due vicepremier sono chiari e fermi. ”Le province? Servono per dare servizi ai cittadini” afferma Matteo Salvini dal palco del comizio elettorale di Biella. ”La buffonata di Renzi della finta chiusura delle province ha portato ai disastri e alla mancata manutenzione di scuole e strade. Io voglio che scuole e strade siano in condizioni normali e se non lo fa qualcuno, lo fanno le province” spiega il Ministro dell’Interno replicando ai Cinque Stelle che prendono le distanze dal testo di riforma degli enti locali circolato in queste ore. Per Matteo Salvini le province non si mettono in discussione perché “servono a dare i servizi ai cittadini” ma alla sua fermezza corrisponde quella del suo collega vicepremier Luigi Di Maio che però è di tutt’altro pensiero: “Sulle province non se ne parla – scrive su Facebook il Ministro del lavoro – L’Italia ha fin troppi problemi a cui pensare e non aggiungiamone altri. Io non spendo altri soldi degli italiani per rimettere su nuovamente un ente burocratico che già prima complicava la vita a tutti”. “Bisogna andare avanti, non indietro! – avverte – Per le tasse che pagano, gli italiani già meriterebbero di avere servizi dignitosi nelle proprie città. Non è riesumando un vecchio carrozzone che si danno più servizi ai cittadini. Io nuove poltrone non le voglio. Bisogna tagliarle le poltrone, non aumentarle. E bisogna tagliare anche gli stipendi dei parlamentari. Subito!”. Ma dalla Lega fanno sapere che quel testo che vuol ripristinare le vecchie province i grillini lo conoscevano benissimo, tanto che ”durante i lavori parlamentari, in sede di commissione, i Cinque Stelle non hanno mai sollevato un problema, una sola eccezione”. Luigi Di Maio però non molla: “questa storia delle province mi sembra assurda – scrive il vicepremier in un post su Facebook – Io altre 2.500 poltrone in più dove i partiti possono piazzare i loro amici non le voglio. Nel progetto complessivo di governo non ha proprio senso aprire 2500 poltrone nuove, peraltro pagate con i soldi degli italiani. È una cosa che non permetteremo. Non mi va giù”. E a proposito  dei territori abbandonati, continua il vicepremier pentastellato, “è vero, purtroppo, ma non si aiutano certo rimettendo in piedi un vecchio carrozzone e tirando fuori dal cilindro altri assessori, altri consiglieri, altri presidenti”. “Già me la immagino la corsa di certe volpi a piazzare amici, amichetti e portatori di voti. Lo Stato ha l’obbligo di assicurare i suoi servizi ai cittadini. Per le tasse che pagano gli italiani le scuole dei loro bambini dovrebbero già stare in piedi ed essere pulite, non è che si può dire alle mamme ‘te le metto apposto regalando altri 2500 incarichi politici'”. “Ad ogni modo trovo inutile anche discuterne – conclude Di Maio, ricordando che non è l’unico a poter prendere decisioni -. Al Governo siamo in due, le cose si fanno in due e sono sicuro che riusciremo a trovare un punto di incontro. Andiamo avanti con il cambiamento, quello vero!”.

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