Carissimi Lettori, pongo alla vostra attenzione una domanda arrivata in redazione in cui penso che molti si possano rivedere (e lo affermo chiaramente con una punta di amarezza).
La signora M. scrive:
Purtroppo, i miei genitori non hanno mai avuto un rapporto molto buono, però ora che sono mamma e mia figlia (4 anni) capisce più di prima che spesso si insultano e si trattano male a vicenda, non ho più tanta voglia di portarla da loro. Tutti mi dicono che non lo posso fare perché fanno comunque parte della sua famiglia, nessuno comprende che non voglio che lei stia in un ambiente del genere, ma sbaglio davvero?
Gentile Signora M., innanzitutto mi sento di accogliere in maniera empatica e comprensiva le sue preoccupazioni. L’educazione familiare gioca un ruolo determinante nel definire chi siamo e l’esposizione a determinati stimoli (con essi intendo anche conflitti familiari) ha una sua rilevanza nell’idea che ci facciamo sul mondo e su come dunque approcciarcisi. Sfido a non essere dunque preoccupati ed allertati di fronte alla situazione descritta.
Però, c’è un però. L’istinto materno alle volte inganna e fa credere che il modo migliore per educare e crescere un figlio sia dato da un tutelarlo da stimoli negativi ed esperienze frustranti come il conflitto. Invece, se esso è gestito in maniera costruttiva per quello che è, ossia scontro ma anche incontro di prospettive diverse, allora ben venga esporre il bambino ad una modalità relazionale che bando alle ipocrisie è molto più comune della comunicazione della tipica famiglia da “Mulino bianco”, che rimane un ideale, magari da perseguire, ma come tale non corrisponde a realtà.
Dunque, una volta chiarito questo, perché converrà che non possiamo tenere i figli in una bolla di vetro (specialmente tagliando fuori membri della famiglia), se il problema non è il conflitto in sé quanto le modalità, allora ha tutte le ragioni di reagire. Prima di diradare le visite per poi magari arrivare a negare ai nonni di vedere la nipote, imbandirei una di quelle belle “riunioni di famiglia” in cui lei esprime le sue perplessità sulle modalità relazionali e comunicative dei suoi genitori mettendone in evidenza i risvolti educativi negativi: quindi d’accordo il battibeccarsi, ma alla fine si fa pace; d’accordo il conflitto ma non gli insulti; possiamo accettare le discussioni, ma nel rispetto reciproco. Queste accortezze, deve spiegare ai suoi genitori, serviranno a far apprendere alla bambina modalità sane di stare in relazione. Questo confronto con i suoi genitori piuttosto che una fuga/evitamento dagli/degli stessi sarà un ottimo esempio per la sua bambina.
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