Nelle relazioni sociali, come nella vita, gli estremi si toccano. La voce degli “ultimi” e la coscienza dei “primi” sembrano essere uniti dall’invisibile filo del nostro comune destino umano. Questo filo ha un nome: solidarietà, che spesso si traduce in azioni concrete di assistenza al prossimo, ovunque si trovi a disagio. Queste attività hanno volti, nomi, luoghi e presenze nel mondo. Ce lo ricordano incontri come quello organizzato ieri pomeriggio dalla Fondazione Internazionale Balzan, creata nel 1956 da Lina Balzan in memoria del padre Eugenio Balzan, per trent’anni amministratore a Milano del Corriere della Sera, dove contribuì al lancio di testate come La Domenica del Corriere e Il Corriere dei piccoli, e dal 1933 rifugiatosi in Svizzera per motivi politici. Fedele alla sensibilità sociale del suo ispiratore, tema dell’incontro della Fondazione Balzan è stato “Azione umanitaria e solidarietà: princìpi, pratiche e nuove sfide”. Organizzato a Lugano, si è svolto presso l’Università della Svizzera Italiana-USI e ha riunito i responsabili di tre notissime organizzazioni italiane attive in campo umanitario internazionale. Ricordiamolo: alla base dell’intervento di questi enti resta l’esigenza di conciliare la efficacia dei progetti umanitari con le differenti interpretazioni politiche che agitano le nostre società. Introdotto dal Rettore dell’USI Boas Erez e del Presidente della Fondazione Balzan Enrico Decleva, già Rettore della Università agli Studi di Milano e Presidente della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, l’incontro dell’USI è stato coordinato dall’ambasciatore Pio Wennubst, responsabile della Cooperazione presso il Dipartimento Federale degli Affari Esteri-DFAE di Berna. Ma vere protagoniste sono state le testimonianze di tre delle maggiori associazioni italiane attive nell’aiuto sociale. Parliamo innanzitutto dell’ente rappresentato da Franco Monnicchi, ovvero EMMAUS ITALIA, creato in Francia dal religioso Abbé Pierre ed attivo dal 1948 nella assistenza a poveri e rifugiati. Ma parliamo anche della COMUNITÀ DI SANT’EGIDIO, rappresentata da Paola Germano, responsabile dei progetti di assistenza medica specie in Africa, con centri di assistenza per la prevenzione e cura dei malati in paesi afflitti dall’AIDS. Presente a Lugano era anche TERRE DES HOMMES, rappresentata da Vito Angelillo, e che da sessant’anni si distingue per la promozione di cure ostetriche e neonatali in particolare nella regione centro-africana del Mali. Attività, storie, voci, speranze, necessità. Forse lontane nella geografia dei luoghi. Ma presenti ovunque nella coscienza di ciascuno. E nella riconoscenza di noi tutti.
AN GRANDI