Il Consiglio federale ha deciso di accogliere, negli anni 2020 e 2021, un massimo annuo di 800 rifugiati
Il 2018 è stato caratterizzato da una netta diminuzione della migrazione irregolare verso l’Europa. Il numero di domande d’asilo presentate in Svizzera non è mai stato così basso dal 2008. Occorre tuttavia ancora affrontare le sfide dovute a conflitti armati, violazioni dei diritti dell’uomo, persecuzioni e mancanza di opportunità economiche nelle regioni di origine più importanti. Il nesso strategico tra gli interessi della Svizzera in materia di migrazione e la cooperazione internazionale costituisce uno strumento essenziale per rispondere a tali sfide. La Svizzera prosegue il suo impegno a favore della protezione dei rifugiati e dei migranti in situazioni di vulnerabilità a livello bilaterale, regionale e multilaterale. È quanto afferma il Consiglio federale nel suo rapporto sulle attività svolte dalla Svizzera nel settore della politica migratoria estera 2018.
Rafforzare la protezione dei migranti nelle regioni di provenienza e di transito è uno degli obiettivi della politica migratoria della Confederazione. Queste attività coordinate a livello interdipartimentale si basano su vari strumenti che vanno dai rapporti di partenariato con i Paesi di provenienza, di transito e di destinazione alla ricerca concreta di soluzioni per contrastare la migrazione forzata e irregolare come anche alla creazione di opportunità sul posto.
La Svizzera ha perseguito l’obiettivo di unire i suoi interessi nell’ambito della migrazione a quelli della cooperazione internazionale. Ha infatti continuato il suo impegno a favore della protezione dei rifugiati, dei migranti e delle persone trasferite nel Medio Oriente e nel Corno d’Africa. L’obiettivo è di combattere le cause degli spostamenti forzati e di migliorare le condizioni di vita dei migranti sul posto mediante la ricerca di soluzioni durature e la creazione di prospettive e opportunità socioeconomiche a livello locale.
Cooperazione a livello bilaterale e regionale
La Svizzera ha rafforzato la sua cooperazione bilaterale con vari Stati. A tale proposito ha intrattenuto numerosi dialoghi sulla migrazione e ad agosto 2018 ha sottoscritto un nuovo partenariato migratorio con lo Sri Lanka. Si tratta del sesto partenariato migratorio per la Svizzera e del primo concluso con un Paese asiatico.
A novembre 2018 la Svizzera ha raggiunto un accordo con l’Etiopia in materia di ritorno. È stato infatti convenuto di applicare ai casi svizzeri le procedure in vigore da febbraio 2018 tra l’Unione europea e l’Etiopia.
Nell’anno in rassegna oltre 960 rifugiati siriani particolarmente vulnerabili sono stati trasferiti dal Medio Oriente in Svizzera. Il reinsediamento costituisce un importante segnale di solidarietà nei confronti dei Paesi di prima accoglienza. In questo spirito il Consiglio federale ha deciso nel 2018 di proseguire la sua partecipazione al programma di reinsediamento dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati.
Contingenti per il 2020 e 2021
Il 30 novembre 2018 il Consiglio federale aveva preso la decisione di principio di continuare a partecipare al programma di reinsediamento dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (ACNUR). La scorsa settimana ha adottato le modalità di attuazione della strategia di ammissione di gruppi di rifugiati riconosciuti e ha tra l’altro deciso di accogliere, negli anni 2020 e 2021, un massimo annuo di 800 rifugiati bisognosi di particolare protezione che si trovano in una situazione precaria nei Paesi di prima accoglienza.
Almeno l’80% di queste persone provengono da regioni di crisi nel Vicino Oriente e lungo la rotta migratoria attraverso il Mediterraneo centrale. Il 20% al massimo delle risorse del programma deve poter essere impiegato a breve termine per situazioni d’emergenza.