Sull’Himalaya c’è un assalto di turisti senza precedenti che mettono a rischio la propria vita e l’ambiente. E sulle nostre Alpi?
Non c’è pace per la sacralità dell’Everest, la vetta più alta del mondo è diventata meta di un turismo mondiale non più di nicchia ma quasi, al contrario, “di massa”. Certo, non è la gita domenicale fuori porta di cui stiamo scrivendo ma intendiamo ugualmente affermare che la cima di questo monte non è più prerogativa di rari alpinisti come un tempo ma di troppi visitatori, spesso digiuni della filosofia dell’alpinismo vera e propria. I numeri sono impressionanti: il tetto del mondo è sovraffollato di scalatori, nelle ultime settimane sono stati 350 gli alpinisti bloccati sulla cresta di cui una decina non hanno retto e sono deceduti. I permessi rilasciati dal governo del Nepal per la salita, nonostante siano cari (circa 11000 dollari), non limitano gli accessi e, oltre al pericolo primario di mettere a rischio la propria vita, questo turismo ha trasformato l’Everest in una discarica a cielo aperto. Fare una scalata in Himalaya quindi è un investimento, le agenzie locali di Sherpa che accompagnano gli alpinisti chiedono anche 40000 dollari ma di tutto questo giro di denaro solo una piccola parte viene destinata allo smaltimento dei rifiuti che gli alpinisti lasciano sul percorso verso la cima. Ad arginare il problema è dovuto intervenire l’esercito nepalese che nei giorni scorsi si è dovuto far carico dello smaltimento di ben 10 mila chilogrammi di rifiuti! Diverse squadre hanno trascorso più di un mese al campo base dell’Everest e ai campi successivi in quota per ripulire la montagna con un costo totale di 23 milioni di rupie (330 mila dollari). Il governo nepalese, d’altronde, ha introdotto da tempo una cauzione di 4000 dollari per ogni cordata, cifra che viene rimborsata se vengono portati almeno 8 kg di rifiuti a persona a Katmandu. Purtroppo non tutti lo fanno.
Diverso e più consapevole, è invece l’approccio ai rifiuti di alta quota nelle nostre Alpi. Interessante è il progetto “Sherpa” indetto in Ticino da Montagnepulite.ch che invita a contribuire in modo concreto a tenere pulire le montagne: nei rifugi e nelle capanne sparse per l’arco alpino che aderiscono a questa iniziativa si mette a disposizione dei sacchetti contenenti dei rifiuti che ognuno di noi può portare a valle per poi smaltirli in modo corretto. È un piccolo gesto che, per chi ama la montagna, dà il buon esempio aiutando le capanne a non accumulare troppi rifiuti diminuendo i costi ambientali di voli in elicottero. Il progetto prevede anche la partecipazione di un concorso con in palio premi come biciclette o pranzo per due persone in una capanna.
In Ticino, per questa estate, le capanne dove si può aderire al progetto Sherpa sono quelle di Monte Tamaro, Adula, Bovarina, Cornavosa, Monte Bar e Scaletta.
foto: Ansa