A quasi 50 anni dal cartone animato realizzato dalla Disney e 145 anni dopo il romanzo di Lewis Carrol, Alice torna nel Paese delle Meraviglie nel film diretto da Tim Burton. Al suo esordio in Italia, Alice in Wonderland ha battuto subito un nuovo record per i film Disney incassando solo il primo giorno 1,4 milioni di euro e superando il precedente raggiunto con Pirati dei Caraibi: la maledizione del forziere fantasma.
Nella pellicola, Alice, 19enne, viene interpretata dall’esile australiana Mia Wasikowska, il fido Johnny Depp come cappellaio matto un po’ punk, Helena Bonham Carter trasformata in una minuscola, grottesca e esilarante Regina Rossa, nemica dell’eterea Regina Bianca, interpretata da Anne Hathaway, e tutti gli altri personaggi dell’immaginario della favola riletti in chiave onirica e sgargiante resa dal 3D.
“Non ho mai trovato un particolare legame con le precedenti versioni della storia – ha spiegato Burton, che ha avuto a disposizione un budget di circa 150 milioni di dollari – eppure i personaggi e la vicenda sono profondamente iconici e l’influenza del libro sulla nostra cultura è molto forte.
Così ho tentato di prendere l’idea alla base della storia e darle una forma che non fosse letteralmente quella del libro ma che ne rispettasse lo spirito. Mi è sembrata una sfida molto interessante, che ho potuto realizzare come volevo grazie al 3D”.
Burton rilegge la vicenda di autoaffermazione per la giovane protagonista che nel film, ambientato in epoca vittoriana, torna nel magico mondo a 13 anni dal primo viaggio, di cui ha perso ogni ricordo.
La ragazza, fuggendo dall’imposizione di un matrimonio combinato, si trova a ricadere nella buca che la porta nel magico universo di Sottomondo, animato da personaggi mitici come Brucaliffo, Stregatto e Bianconiglio. Non mancano naturalmente il Cappellaio matto, che si scopre innamorato di lei, e la disfida con la Regina Rossa, che ha usurpato il regno alla sorella Regina Bianca, di cui la ragazza diventa paladina guerriera con tanto di armatura.
Per Mia Wasikowska “è stato fondamentale portare in un personaggio così forte l’anima e i problemi di un’adolescente”.
Depp, al settimo film con Burton, ha costruito il personaggio del cappellaio matto, con i suoi sbalzi d’umore, paure ed entusiasmi, rifacendosi ad una malattia di cui soffrivano veramente in epoca vittoriana i cappellai, rendendoli instabili, portata dall’uso di varie sostanze tossiche, tra cui il mercurio, per realizzare i cappelli: “Ho voluto rendere tutti i lati estremi della sua personalità, dalla rabbia più profonda alla più assoluta leggerezza”.