È partito da Torino lo scorso 25 marzo il tour teatrale con cui Samuele Bersani presenterà nelle più importanti città italiane il suo ottavo album, “Manifesto abusivo”.
Il nuovo cd del geniale cantante, tra i più acuti e visionari della nuova generazione, contiene alcuni pezzi creati per essere suonati live, come “Ferragosto”, “Un periodo pieno di sorprese” e “Pesce d’aprile”. Oltre agli inediti, il repertorio comprende tutti i più grandi successi degli ultimi 18 anni, come “Giudizi Universali”, “Spaccacuore”, “Replay”, “Il Pescatore di asterischi”, “Chicco e Spillo”, “Freak”, “Cattiva”. Insieme a questi, canzoni attualissime come “Lo scrutatore non votante”, scritta di getto nel 2006 e oggi divenuta più che mai “manifesto” di un malcontento sociale generalizzato. Non del tutto casuale la scelta della data di inizio della tournée italiana di Bersani, caduta proprio sotto elezioni regionali.
“Direi che si tratta di una semicoincidenza”, si giustifica il cantautore . “In realtà il titolo del mio ultimo album è una scelta consapevole perché in Italia siamo sempre in campagna elettorale, poi la cosa acquista un sapore diverso grazie al fatto che mi chiamo Bersani”.
Un personaggio che ha sempre interpretato in modo moderno il concetto di cantautore, un artista con le idee chiare che non ha paura di parlare fuori dal coro ma che non ama il linguaggio urlato e quello da tribuno, che non rinuncia alle proprie opinioni e che continua a considerare la musica uno spazio di libertà: “Ho molti musicisti che mi scrivono e che mi chiedono se possono collaborare con me – racconta – quindi evidentemente il mio lavoro viene apprezzato e trova anche delle conferme importanti.
Il concerto è bello perché spariscono i ponti levatoi, è il luogo ideale per far capire al pubblico che non tutta la musica è un cabaret. Non amo organizzare il mio lavoro con regole troppo precise che finirebbero per inscatolare la creatività. Così se c’è l’occasione di ospitare qualche collega sul palco sono felice, ma il tour non è pensato come una serie di incontri. Lo stesso discorso vale anche per il modo in cui scrivo i miei brani: musicalmente è stato un piacere scoprire dove mi portavano i suoni del finto inglese che utilizzo quando compongo, anche se poi non sempre è così perché alcune delle mie canzoni sono nate musicando un testo già scritto”.