“Ly-Ling e il signor Urgesi” sbarca nei cinema della svizzera tedesca il 3 ottobre, ne abbiamo parlato con Giancarlo Moos, ideatore del documentario a tratti comici
Giancarlo, sei svizzero, ma i primi cinque anni della tua vita li hai vissuti a Milano, racconta…
Sì, ho vissuto i primi cinque anni in Italia, a Milano, mio padre è uno storico, specializzato in storia italiana e lavorava a Milano. Dopo siamo tornati a Zurigo, ho praticamente vissuto l’esperienza non di immigrazione, ma di ritorno nel paese nativo. È stato interessante dal punto di vista della percezione, avevo sei anni e avevo fatto l’asilo in Italia, parlavo perfettamente la lingua, anche se a casa si parlava lo svizzero. Tornando in Svizzera da svizzero non risultavo come uno straniero, ma gli italiani che andavano a scuola con me li vedevano come “tschingge”, il che per me era un’assurdità. Venendo dall’Italia sapevo che tutti questi pregiudizi nei confronti degli italiani erano stupidaggini, ne ero testimone che non fosse così.
Hai vissuto quindi come gli italiani venivano discriminati a causa dell’origine?
Sì, anche se non erano più i tempi duri come negli anni ‘60, con l’iniziativa Schwarzenbach etc, ma ancora esistevano i pregiudizi, come quello che vedeva l’italiano come un ladro. Non riuscivo a capire il perché, ma era realtà ed è cambiato solo negli ultimi vent’anni, oggi non ce lo possiamo neanche più immaginare, tutti vorrebbero essere un po’ italiani, si guarda con ammirazione la cucina italiana o la moda.
Il mondo dei film è la tua passione…
Esatto, da vent’anni mi impegno nel campo dei film, ho lavorato ad esempio a grandi film come “Grounding”. Poi con il tempo ho iniziato anche a realizzare progetti miei, documentari e portrait e il 3 ottobre esce il mio primo film cinematografico “Ly-Ling und Herr Urgesi” nella Svizzera tedesca.
È una
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