Sarà il più grande parco marino del mondo, ma rischia di diventare anche il più discusso.
Parliamo delle isole Chagos, territori d’oltremare del Regno Unito, nell’oceano Indiano, a sud delle Maldive e metaprediletta per gli amanti delle isole dalle spiagge bianche e dalle acque trasparenti.
Un vero e proprio paradiso che nei prossimi mesi sarà ancora più tutelato grazie ad una decisione del ministro degli esteri britannico David Miliband che ha annunciato la creazione di un’area protetta intorno alle isole Chagos; se pesci e coralli sicuramente gioiranno, non si può dire lo stesso per alcuni abitanti del territorio, che si vedranno proibire la pesca in un’area grande quanto il Texas.
Un obiettivo lodevole, in un’area ufficialmente riconosciuta come un hotspot di biodiversità d’importanza globale. Per questo più di 200 nazioni, insieme ai più prestigiosi organismi scientifici tra cui il Royal Botanic Gardens e la Royal Society, stanno sostenendo il progetto.
Tutti contenti allora? Non proprio, perché dietro questa bella storia si nasconde una profonda ingiustizia su chi ha diritto di vivere in queste isole. “L’area protetta – ha affermato Miliband – coprirà 250 mila miglia quadrate (545 mila chilometri, quasi il doppio dell’Italia) e la sua istituzione raddoppierà le dimensioni delle riserve marine in tutto il mondo”.
L’arcipelago delle Chagos Islands è formato da sei atolli, il più grande dei quali, nonché l’unico abitato, contiene la base militare statunitense di Diego Garcia.
La zona è già al centro di un contenzioso da 40 anni, da quando cioè gli abitanti sono stati tutti deportati alle isole Mauritius per far spazio alla base.
L’assenza dell’uomo è stata comunque provvidenziale per la natura: l’arcipelago ha sviluppato la più grande barriera corallina vivente al mondo, la “Great Chagos Bank”, che contiene 220 specie di coralli e più di 1000 pesci.
Una parte dell’area protetta, che segna un nuovo record mondiale battendo i ‘soli’ 345 mila chilometri quadrati dell’australiano Great Barrier Reef Marine park, sarà una riserva ‘no take’, in cui, cioè, non sarà possibile pescare in assoluto, mentre nel resto tutte le attività umane saranno regolate strettamente, e sarà proibita la pesca commerciale.
Una meta che per i turisti non sarà facile da raggiungere nei prossimi mesi visti i provvedimenti presi dal governo britannico.
Ma i fortunati che riusciranno a prenotare una vacanza su queste splendide isole non se ne pentiranno e potranno ammirare, anche se a debita distanza, le meraviglie della natura che popolano le isole.