Una flotta di robot mobilitata da British Petroleum cerca di arginare la chiazza di petrolio provocata dall’affondamento di una piattaforma nel Golfo del Messico.
Soltanto durante la notte tra domenica e lunedì scorsi la macchia si è allargata del 50% e ora copre un’area di oltre 1.500 kmq, anche se secondo gli esperti si tratta perlopiù di un sottile velo di greggio sulla superficie. La Deepwater Horizon è affondata giovedì 22, due giorni dopo una violenta esplosione costata la vita ad 11 operai. La Bp ha reso noto che quattro robot sottomarini sono stati dispiegati per impedire che l’incidente si trasformi in un disastro ambientale.
Doug Suttles, capo delle operazioni, ha dichiarato durante una conferenza stampa a New Orleans che un’apparecchiatura sistemata sull’imboccatura del pozzo per contenere le perdite si è rivelata inefficace e ha avvertito che ci vorranno dai due ai tre mesi per fermare la fuoriuscita.
“Non è stato mai fatto prima” ha detto, “ma abbiamo al lavoro gli esperti più preparati”.
Quello che la compagnia sta cercando di fare, ha sintetizzato l’ingegnere meccanico Richard Metcalf, “è di mettere un tappo di sughero ad una bottiglia di champagne”. Secondo la stima di Bp, la perdita è di mille barili di petrolio al giorno e viene da due buchi a cinquemila metri di profondità sull’impianto di risalita che collega la bocca del pozzo alla piattaforma affondata. La Guardia Costiera, che sorvola l’area del disastro, parla di “una perdita molto seria”, anche se per adesso non è minacciata la costa della Louisiana dove la chiazza di greggio potrebbe danneggiare il fragile ecosistema delle paludi.
L’incidente di martedì 20 sarebbe stato causato da un tubo di trivellazione che ha innescato un’esplosione che ha sviluppato un incendio di vaste proporzioni. I resti della piattaforma si trovano a 80 km dalla costa della Louisiana.