Risposta negativa del Consiglio federale alla mozione Bulliard-Marbach 19.4632 “Sancire nel Codice civile l’educazione non violenta”. Per la fondazione Protezione dell’infanzia Svizzera il Parlamento deve farsi carico della sua responsabilità e correggere la decisione negativa del Consiglio federale
“Se si riconosce ai bambini il diritto a un’educazione priva di violenza fisica e psichica, e se tale diritto è comunicato per mezzo di una campagna, diminuiscono sia la violenza effettivamente perpetrata sui bambini, sia l’accettazione di questa da parte della società”, dice Protezione dell’infanzia Svizzera. Lo dimostrerebbero diversi paesi, come la Svezia o la Germania che hanno il diritto ad un’educazione non violenta dal 1979 e dal 2000.
Recenti studi dimostrerebbero infatti che la violenza psichica e fisica sui bambini non diminuisce. In Svizzera un bambino su cinque sarebbe vittima di gravi violenze e ogni anno finirebbero 1500 bambini al pronto soccorso pediatrico degli ospedali a causa di misure educative. “Queste cifre ci mostrano che in Svizzera c’è urgente bisogno di intervenire per un’educazione non violenta”, spiega Regula Bernhard Hug, direttrice dell’organizzazione Protezione dell’infanzia Svizzera.
Per Protezione dell’infanzia Svizzera un aspetto importante è la posizione giuridica non chiara che disorienterebbe i genitori. In base a decisioni del Tribunale federale, sono ancora ammesse punizioni entro limiti non chiaramente definiti (ad esempio percosse occasionali, senza conseguenze visibili). “Questa insicurezza – dice la Fondazione – si trasmette anche ai genitori e a chi esercita la potestà. Degli studi hanno dimostrato che spesso non sussiste un’idea chiara su ciò che un bambino percepisce già come violenza fisica o psichica. Un chiaro diritto all’educazione non violenta aiuterebbe i genitori e chi esercita la potestà a riconoscere come tali le proprie azioni violente e quindi a proteggere meglio i bambini dalla violenza”.
Il parere del Consiglio federale
Il Consiglio federale ha dato risposta negativa alla mozione Bulliard-Marbach 19.4632, come anche a due mozioni simili dai titoli “Diritto dei minori a un’educazione non violenta” e “Iscrivere nel Codice civile il divieto delle punizioni corporali e di altri trattamenti degradanti nei confronti dei minori”, sottolineando che “oggigiorno il diritto dei genitori di ricorrere a punizioni corporali, abolito con l’entrata in vigore nel 1978 della revisione del diritto della filiazione, non è più compatibile con il bene del minore. I minori sono tutelati dal diritto penale; a ciò si aggiungono diritti e obblighi di segnalazione, che di recente sono stati ulteriormente estesi”.
Inoltre per il Consiglio federale è chiaro che oggi sarebbe “incontestato che la violenza fisica non ha alcun posto nell’educazione dei figli. I genitori devono dare sicurezza, protezione e sostegno ai propri figli, ma devono anche trasmettere loro regole e valori orientandosi al loro bene”. Inoltre sottolinea che “il comportamento che i genitori devono adottare a tal fine non può tuttavia essere definito in maniera soddisfacente in una disposizione penale, che potrebbe inoltre alimentare il timore di un interventismo statale”.
Il paragone con gli altri paesi
Uno sguardo all’Europa mostra che quasi tutti i paesi conoscono già il diritto a un’educazione non violenta: alcuni paesi, come la Francia o l’Irlanda, solo da alcuni anni, mentre altri, come la Svezia o l’Austria, già da decenni. A 23 anni dalla ratifica della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia, è giunto il momento, sottolinea la Fondazione, che anche la Svizzera accordi ai bambini che vivono qui il diritto a un’educazione non violenta.
Per Protezione dell’infanzia Svizzera il Consiglio federale ha perso un’occasione per inviare un segnale forte per la tutela dei bambini in Svizzera. Con il rinvio della mozione Bulliard-Marbach 19.4632 il Parlamento può correggere la decisione errata del Consiglio federale. “Molti bambini non subiscono violenza nell’educazione. Altri sì. Sono i loro diritti che dobbiamo proteggere e sancire nel diritto svizzero. Noi non ci arrendiamo”, commenta Yvonne Feri, Consigliera nazionale e Presidente della Fondazione Protezione dell’infanzia Svizzera.