Zohra è morta di disumanità. Una bambina che con l’inganno è stata “ingaggiata” per essere ridotta in schiavitù e muore all’età di 8 anni perché non assolve bene i doveri che non le spettano è semplicemente disumano. Ed è paradossale che sia accaduto proprio in questo periodo, alla vigilia della “Giornata Mondiale contro lo sfruttamento del lavoro minorile”, il 12 giugno. La giornata mondiale, istituita nel 2002, quando cioè la piccola Zohra non era neanche nata, viene fortemente voluta dall’ILO (International Labour Organization) per porre l’attenzione sulla grande piaga del lavoro e dello sfruttamento minorile.
È una realtà che esiste e che ancora oggi è largamente diffusa, in alcuni paesi più degli altri, ma nessuno ne è risparmiato. In Pakistan, il paese della piccola Zohra, sembra che sia una realtà più che consolidata. La bambina, proveniente da una poverissima famiglia di Kot Addu, nella provincia del Punjab, era stata ceduta dai genitori ad una famiglia benestante di Rawalpindi per badare al piccolo figlio di 1 anno, in cambio la bambina avrebbe ricevuto quell’istruzione che i genitori non potevano permettersi. Zohra invece non ha che ricevuto maltrattamento e sfruttamento per i 4 mesi nei quali ha vissuto con quella famiglia, doveva badare al piccolo di 1 anno, ma doveva anche fare la serva, nessuna istruzione. Però una bambina, anche ridotta in schiavitù, è pur sempre una bambina, e così – non si capisce se per errore o in nome di una libertà che ormai sognava – ha lasciato volare una coppia di pappagalli della famiglia. Questo atto è stato punito con la morte, perché la coppia si è accanita sulla piccola picchiandola fino allo stremo.
Zohra è stata poi abbandonata in ospedale dove hanno cercato in tutti i modi di salvarla, ma è morta dopo qualche ora per le ferite riportate a causa delle botte e del presunto abuso sessuale. Dai racconti dei carnefici, adesso in custodia cautelare, emergono dettagli indicibili: i due hanno ammesso di aver continuato a colpirla a morte nonostante le urla e i pianti di lei, nonostante implorasse pietà, solo perché aveva liberato i due pappagalli domestici. Una vicenda assurda, difficile da sopportare, impossibile da immaginare: la piccola Zohra non avrebbe certo mai immaginato che il suo gesto, maldestro o volontario, avrebbe portato a tali conseguenze, così come anche i suoi genitori, che magari credevano che il suo e il loro sacrificio sarebbe valso ad una buona istruzione e un futuro migliore. Ma la storia è andata diversamente, perché il mondo non va di certo come una bimba lo immagina.
La notizia e la vicenda di Zohra ha sconvolto non solo il Pakistan, ma anche il mondo intero, su Twitter si è diffuso l’hashtag #JusticeForZohraShah, i media e i social riportano la notizia e i commenti sono di rabbia, commozione e solidarietà, si diffondono disegni a lei dedicati. Da tempo, gli attivisti per i diritti umani chiedono ai governi leggi più severe contro la schiavitù minorile, eppure ancora oggi siamo qui a parlare di vicende come quelle della piccola pakistana e della fine che non meritava. La storia di Zohra è la storia di circa un bambino su 4 (tra i 5 e i 14 anni) che “lavora”, correndo seri rischi per la sua salute e il suo sviluppo, la maggior parte dei quali si trova a subire situazioni di violenza e ostilità. Molti di loro faranno la stessa fine di Zohra e nessuno di loro, come la piccola pakistana, se lo merita. No, non è questo il mondo che meritano i bambini.