Sono quattro gli argomenti di politica o cronaca internazionale degni di nota. Cominciamo dal disastro ambientale nel Golfo del Messico, al largo delle coste della Louisiana, dove una piattaforma petrolifera è stata incendiata dopo che sui fondali sono scoppiati dei tubi da cui ogni giorno fuoriescono cinquemila barili di greggio al giorno.
Si tratta di un disastro di proporzioni gigantesche, che ha già fatto danni incalcolabili per l’ambiente. Anche se ultimamente sta intervenendo il Pentagono con un enorme dispiegamento di mezzi e di uomini, l’ambiente verrà irrimediabilmente reso invivibile per alcune specie di animali, che rischiano di scomparire, e per l’uomo.
Ricordiamo che la chiazza di petrolio ha una superficie di 12 mila kmq e tende ad allargarsi. Le coste raggiunte sono quelle della Louisiana, alla foce del Mississippi. Questo in corso è il secondo disastro per la città di New Orleans, già distrutta dall’uragano Katrina quasi cinque anni fa.
Allora i soccorsi arrivarono in ritardo e l’allora Presidente Bush fu messo sotto accusa per quei ritardi. Ora è Obama ad essere intervenuto con ritardo, magari convinto che sarebbe stato possibile arginare le dimensioni del disastro.
Ovviamente, il Presidente americano non è colpevole del crollo della piattaforma petrolifera, ma l’opinione pubblica mette in relazione il disastro con la decisione di dare il via a nuove trivellazioni – per ora bloccate dopo il disastro – per non dipendere dal petrolio del Medio Oriente.
Dall’America alla Russia, dove il Presidente Medvedev ha preso una decisione distensiva nei confronti della Polonia. Come si ricorderà, la sciagura aerea di Smolenski ha decapitato i vertici militari, politici ed economici della Polonia, suscitando una vastissima emozione in tutto il Paese e dubbi sullo zampino di Mosca nella caduta dell’aereo che portava il Presidente della Polonia e rappresentanti del governo, della Banca Centrale, dell’industria e della finanza a commemorare la strage di Katyn, dove furono fucilati dai sovietici una parte dei 22 mila ufficiali trucidati dall’armata rossa.
Ebbene, che si sia trattato di una sciagura, sta venendo fuori dalla dinamica del disastro, causato dalla nebbia e dalla decisione del Presidente stesso di atterrare malgrado la scarsissima visibilità per arrivare in tempo alla commemorazione. Il fatto che l’aereo non fosse dotato delle apparecchiature che segnalano l’altitudine dal suolo, le cime degli alberi sulla collinetta che si trova nelle vicinanze della pista d’atterraggio, la nebbia fitta, appunto, hanno causato la caduta dell’aereo.
I russi, dunque, non c’entrano per nulla e sincero è stato il dispiacere delle Autorità del Cremlino, a partire dal Presidente Medvedev e del premier Putin. Lo testimoniano non solo la loro presenza ai funerali sfidando la nube vulcanica che per un paio di giorni ha paralizzato il traffico aereo in Europa, ma anche il gesto del Presidente Medvedev di pubblicare l’ordine che Stalin diede nel 1940 di trucidare i 22 mila ufficiali polacchi attirandoli in una trappola e facendo ricadere la colpa sui nazisti, i quali, ad onor del vero, furono coloro che scoprirono le fosse comuni a Katyn e altrove. La polizia segreta sovietica (Nkvd, che poi si trasformerà in Kgb) catturò tutti i 22 mila ufficiali che vennero poi fucilati in varie località segrete tra aprile e maggio del 1940.
La pubblicazione dei documenti è stato un messaggio chiaro da parte di Medvedev: primo, i russi non c’entrano con Smolenski, secondo, è stato Stalin a volere lo sterminio dei 22 mila ufficiali polacchi – ciò che si sapeva, ma ora lo sanno anche in tutta la Russia e in tutto il mondo in maniera ufficiale – terzo, bisogna mettere una pietra sul passato e dare una svolta di pace ai rapporti Russia-Polonia.
La terza notizia riguarda la decisione dei Paesi dell’Ue di aiutare la Grecia a salvarsi dalla bancarotta con un prestito di 120 miliardi in tre anni in ragione di due terzi da parte dei Paesi membri e di un terzo da parte del Fmi (Fondo monetario internazionale) con un interesse del 5%. L’Italia parteciperà con cinque miliardi e mezzo di euro.
Il salvataggio è stato possibile dopo che la Germania ha sciolto le sue riserve, per insistenza di Obama, e dopo la contropartita di un piano nazionale greco che prevede lacrime e sangue, a partire dal blocco di stipendi e di pensioni per tre anni.
Quarta ed ultima notizia di politica internazionale è la campagna elettorale in Inghilterra, dove, a pochi giorni dalle elezioni, i tre candidati si sono confrontati sui temi economici rivelando ciascuno la sua ricetta per uscire dalla crisi e rilanciare lo sviluppo.
Le differenze sostanziali tra il probabile vincitore delle elezioni, David Cameron, leader dei conservatori, e Gordon Brown, premier in carica e leader dei laburisti, riguardano il fatto, su cui tutti e due sono d’accordo, che bisogna stringere la cinghia per non aggravare ulteriormente la situazione ed agganciare la ripresa.
Cameron vuole una manovra da 6 miliardi subito, mette l’accento sull’eliminazione dei crediti d’imposta, vuole abolire la tassa d’eredità sui patrimoni superiori al milione di sterline, promette di non tagliare la spesa sulla sanità ma afferma che probabilmente sarà costretto a congelare gli aumenti retributivi per i dipendenti pubblici. Brown vuole tagliare le spese ma non da subito, dal prossimo anno, prospetta un aumento dei contributi sociali a partire dai redditi di 20 mila sterline e non è d’accordo a bloccare l’entrata di nuovi stranieri.
Le quotazioni di Brown sono scese dopo che è stato sorpreso in un fuori onda in cui se la prendeva con una donna accusata di essere una “fanatica” solo perché da vecchia elettrice laburista gli aveva prospettato i dubbi sulla politica di apertura verso gli stranieri e sulle difficoltà di arrivare alla fine del mese. Gordon Brown, dopo la gaffe, si è scusato, ma ormai la frittata era fatta.