Il risultato complessivo e l’esito delle elezioni del 20 e 21 settembre rappresentano indubbiamente una vittoria importante per il Partito Democratico, che si conferma primo partito in Italia e rafforza il suo ruolo di maggioranza nel governo Conte. Soprattutto le vittorie nette in Puglia, Toscana e Campania confermano la crescita e la presenza del nostro Partito e allontanano la destra sovranista.
Dall’estero, pur non potendo votare, abbiamo cercato di dare il nostro piccolo contribuito attraverso video, appelli e lettere ai “corregionali” per votare e sostenere i candidati del PD.
Abbiamo, invece, espresso il nostro voto sul referendum riguardante il taglio dei parlamentari ed il risultato è inequivocabile. In Europa il Sì ha vinto con l’80,07%, in perfetta media del risultato nei nostri Paesi (75% in Belgio, 84% in Germania, 78% in Spagna e 85% in Svizzera).
La scelta del nostro elettorato è stata netta, chiara e incontrovertibile, così come la scelta del nostro Partito è stata sofferta, combattuta e disunita. Anche all’estero.
A prescindere dalle ragioni del Sì o del No, ciò che conta è la capacità di ascolto, di interpretazione e di guida che la classe dirigente del nostro Partito dovrebbe avere, specie nei territori di riferimento.
Il risultato del referendum dimostra che tale capacità deve essere inevitabilmente migliorata, se non si vuole che la presenza del Partito all’estero sia solo di testimonianza o peggio dettata dall’autoreferenzialità.
D’altronde, meno di 4 anni fa, nel 2016, gli italiani all’estero avevano già chiaramente fatto la loro scelta per il Sì a una riforma dei rappresentanti. Oggi non si è fatto altro che replicare quel voto. Per questo ci risulta stucchevole l’atteggiamento avuto dalle rappresentanze istituzionali – e da partiti e movimenti vicini al PD –, che, strumentalmente, immaginavano di cavalcare un mondo che non esiste più.
È urgente, quindi, prendere atto del risultato del referendum. E dell’opportunità politica che ne scaturisce.
Non possiamo correre il rischio che la nostra rappresentanza, che verrà ora diminuita, venga cancellata o dequalificata.
Il voto all’estero va garantito, ma vanno migliorate le modalità, rendendole trasparenti ed efficaci, prendendo in considerazione in termini anagrafici aggiornati l’effettivo peso specifico di ogni ripartizione elettorale.
Le nostre Federazioni, le più grandi e organizzate del PD all’estero, chiedono da tempo che venga presentata la proposta di modifica della legge elettorale 459 esattamente come approvata dall’assemblea estero.
Le linee guida sono l’assoluto rifiuto dell’inversione dell’opzione di voto, la razionalizzazione delle ripartizioni e dei collegi, l’aggiornamento dell’anagrafe elettorale e l’abolizione delle preferenze.
Inoltre, non è possibile che il 10% delle schede provenienti dall’estero venga annullato, a fronte dello 0,5% in Italia. Serve uno sforzo di “guida al voto” che chiami a raccolta anche gli organi di rappresentanza istituzionale come i Comites e il CGIE.
Infine, chiediamo al responsabile PD estero di adoperarsi affinché la proposta di legge elettorale votata dall’assemblea venga presentata entro la fine del mese corrente. La proposta di modifica è pronta, ogni ulteriore rinvio sarebbe incomprensibile.
Lanfranco Fanti, Segretario Federazione Belgio
Franco Garippo, Segretario Federazione Germania
Pietro Mariani, Segretario Federazione Spagna
Toni Ricciardi, Segretario Federazione Svizzera