Cosa rimbalza sulla stampa internazionale in questi giorni? Certamente la notizia della decisione di lasciare fuori dalla rianimazione gli anziani e i più deboli da parte della Confederazione Svizzera. Ma è vero? In un certo senso sì, ma bisogna considerare diversi aspetti.
Intanto ci troviamo di fronte una pandemia che difficilmente potevamo immaginare di vivere e un po’ tutti ne siamo sbaragliati e anche un po’ confusi, autorità ed esperti del settore compresi.
Consideriamo anche che non tutti si informano bene, per questo motivo c’è chi crede ciecamente a tutto quello che si dice sul Covid e chi addirittura crede ai famosi complotti sul virus creato ad hoc per dimezzare l’umanità. Ci sono poi quelli che non vogliono crederci o non vogliono curarsene di questa pandemia: se esiste o meno, non è un problema loro. Per questo, facendo un giro per le strade, capiterà di vedere tantissimi senza neanche la mascherina. Nel frattempo i numeri però continuano a salire, i contagi si fanno allarmanti, gli ospedali si riempiono e i posti a disposizione si fanno sempre di meno. Per cui la domanda che incalza in questi casi è: cosa succede se dovessero risultare insufficienti i posti di terapia intensiva? E la domanda è più che lecita, perché purtroppo ad oggi la situazione, non cantonale e nemmeno nazionale, ma mondiale, è che è possibile trovarsi di fronte ad una eventualità del genere.
La stampa internazionale (e italiana!) nel fine settimana ha lanciato la notizia che la Svizzera negherà la rianimazione ad anziani e malati gravi e la cosa ha indignato un po’ tutti. La verità è però che non è una notizia dell’ultimo minuto. Si tratta della pratica universale detta Triage e che si applica in situazioni di crisi, ovvero quando la situazione critica mette i medici o gli operatori sanitari nella situazione di dover decidere su chi intervenire. Tale prassi non riguarda solo la Svizzera, ma diversi altri Paesi adottano questa soluzione. La Svizzera non ha fatto altro che mettere nero su bianco questa prassi ufficializzando il documento “Triage dei trattamenti di medicina intensiva in caso di scarsità di risorse”. Questo documento, elaborato dall’Accademia Svizzera delle Scienze Mediche e dalla Società Svizzera di Medicina Intensiva, è già in vigore dal 20 marzo scorso e presenta le tipologie dei pazienti ai quali non verrebbe garantita la rianimazione cardiopolmonare e l’accesso ai letti di terapia intensiva nel caso in cui la situazione pandemica peggiorasse e la mancanza dei posti letti rendere necessaria una selezione e, come già detto, è in atto già dal 20 marzo scorso solo che è stata ufficializzata nei giorni scorsi. Perché gli anziani sembrano i più “colpiti” dal documento in questione? Semplicemente perché ad una certa età si ha la salute più compromessa e un’aspettativa di vita meno florida di un giovane. È una legge di natura che la Confederazione ha deciso di mettere nero su bianco. Questo non vuol dire che sia giusto, una scelta del genere è davvero ingiusta ma purtroppo a certi livelli diventa necessaria. Quello che bisogna fare per non trovarsi in una situazione del genere, per evitare di mettere in atto un protocollo simile, è cautelarsi, seguire le direttive, non essere superficiali mai, sia nel prendere le precauzioni consigliate, sia nel prendere con le pinze certe notizie… Poi che gli anziani siano la categoria più minacciata dalla pandemia, non è una novità, ma non solo in Svizzera o per via del Triage!