Sono più di 50 milioni gli italiani che, a partire dal secolo scorso, vivono fuori dai confini nazionali, tra espatriati e nati all’estero. In Europa il primato va alla Germania con 765.000 ed al Regno Unito, e seconda la Svizzera con circa 625.000 (il 60% oltre i 15 anni). Negli ultimi dieci anni sono espatriati circa 182 mila laureati e professionisti.
Parliamo di circa 50 milioni di espatriati. Per questo vengono anche indicati come “l’altra Italia”, Un’altra Italia che vive fuori dalla Madre Patria, che lavora, produce, e che rappresenta una parte consistente degli interscambi economici tra Italia e paesi esteri. Anzi esiste una correlazione stretta tra questi due parametri: i paesi in cui l’emigrazione italiana è più consistente hanno relazioni molto proficue sul piano economico con l’Italia, per non parlare delle imposte immobiliari che vengono pagate su immobili che restano inabitati per la maggior parte dell’anno. Possiamo affermare che gli italiani all’estero sono i maggiori acquirenti nel settore automobilistico, nel settore alimentare e in tutti i settori dell’esportazione italiana quantificati in miliardi di euro. Dunque, è fuori discussione che gli italiani che vivono fuori dai confini della Patria abbiano un ruolo attivo nelle entrate del “Prodotto Interno Lordo” (PIL) della Nazione Italia (si ricorda che, negli anni 70, venne quantificato come quarta entrata del PIL). Aggiungo a tutto questo il ruolo degli italiani all’estero nella promozione della cultura italiana e delle sue regioni, attraverso le migliaia di associazioni sparse nel Mondo.
Ma come possono venire coadiuvati dall’Italia i nostri concittadini che vivono all’estero?
A parte i servizi consolari, esiste il CGIE, il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero che, è organismo di consulenza del Governo e del Parlamento sui grandi temi che interessano le comunità all’estero. Un organo rappresentativo che deriva la sua legittimità rappresentativa dall’elezione diretta da parte dei componenti dei Com.It.Es nel mondo e dovrebbe rappresentare un importante passo nel processo di sviluppo della “partecipazione” attiva alla vita politica del paese da parte delle collettività italiane nel mondo e allo stesso tempo costituire l’organismo essenziale per il loro collegamento permanente con l’Italia e le sue istituzioni.
Ma, purtroppo, il grande problema si rivela essere il nuovo sistema di elezioni per il rinnovo dei Com.It.Es. Per votare, infatti, si deve fare la domanda in presenza dell’ufficiale consolare, quando per tutte le altre consultazioni elettorali, si spendono le dovute cifre per far arrivare il plico elettorale per posta ai 5 milioni e mezzo degli iscritti all’AIRE. La domanda che si pone costantemente è sempre la stessa: per quale motivo per votare proprio gli organi che sono predisposti di essere i più prossimi ai concittadini all’estero sono previste procedure diverse e di fatto impeditive ad esercitare il diritto di voto?
Personalmente, ho scritto tanti testi per evidenziare il ruolo degli italiani all’estero e quello che rappresentano per l’Italia, ma mai come oggi ho avuto l’impressione che l’Italia si allontana sempre di più dagli espatriati italiani. Lo dimostra la mancata considerazione dei governi che si sono finora succeduti, che hanno continuato ad ignorare le esigenze di milioni di italiani che non intendono recidere il cordone ombelicale con la Madre Patria.
Come di consueto, quando si parla di italiani all’estero, la politica italiana distoglie gli occhi dai reali problemi per dirigere l’opinione pubblica verso i soliti “falsi problemi”, ma perché?
Risulta forse più comodo ed opportuno disinteressarsi dei veri problemi, e dedicarsi alla ricerca di contatti ed amicizie per salvaguardare poltrone e poltroncine (anche se per alcuni vanno bene anche dei semplici seggiolini), a scapito di una collettività italiana stanca di ascoltare le solite fandonie, mentre, al contempo, si chiudono consolati o si svendono beni come, ad esempio, la Casa d’Italia a Lucerna ed altre sedi di italiani nel Mondo che hanno fatto la storia dell’emigrazione?
Per quelle esperienze che si possono trarre dal recente passato, possiamo affermare che, finché i parlamentari eletti nei diversi partiti politici faranno gli interessi dei propri capi e non quelli degli italiani che li hanno eletti, non arriveremo mai ad uscire da questo sgradevole status quo. Se poi aggiungiamo la mancata riforma degli organi come Com.It.Es e CGIE, possiamo tranquillamente pensare che gli italiani fuori Patria vengono considerati soltanto come dei bravi pupi dove i pupari li manovrano a loro piacimento. Malgrado ciò, se consideriamo che in Europa il 70% ha disertato l’ultimo Referendum è palese che l’80% di quel 30% che ha votato, ha mandato un chiaro messaggio alla Politica italiana.
Dopo aver tanto chiesto considerazione, negli ultimi vent’anni, ci è stato permesso di avere un sistema di rappresentanza articolato in una maniera da essere controllato dalla politica: Com.It.Es., CGIE e la rappresentanza parlamentare di 12 Deputati e 6 Senatori. Un sistema di rappresentanza che, con il passar del tempo è stato sistematicamente indebolito dalla stessa politica. Difatti, a candidarsi ai Com.It.Es. sono stati maggiormente attivisti politici che aspiravano ad un posto nel CGIE per poi scalare ed ottenere una candidatura alle politiche Nazionali. Purtroppo, i 18 parlamentari assegnati all’estero, eletti nei diversi schieramenti di partiti nazionali, una volta eletti si accodano alle decisioni dei rispettivi partiti, indebolendo anche i nostri parlamentari. Per finire, nel Referendum dello scorso 20 e 21 settembre, dove si è deciso la riduzione dei parlamentari, la rappresentanza all’estero si riduce ad 8 Deputati e 4 Senatori.
Prima o poi, quando si arriva ad una situazione di irreversibile staticità, è necessario che qualcuno prenda delle iniziative per cambiare, o perlomeno modificare la traiettoria che porta verso il nulla o il nulla peggiorativo. Per questo, qualche settimana fa, la SAIG ha invitato, a Roma, alcuni parlamentari eletti all’estero per aprire un tavolo di discussione che portasse ad informare quanti più possibile i cittadini di quale capacità abbiano i nostri organi eletti, compresa la compagine parlamentare, di saper fare gli interessi degli italiani all’estero. All’inizio, diversi parlamentari hanno accettato di essere presenti ma, purtroppo, con la nuova esplosione della Pandemia Covid-19 e le restrizioni sanitarie disposte dal Governo, solo l’On. Simone Billi, l’ex On. Alessio Tacconi, come consulente ed alcuni tecnici, lo scorso 25 ottobre a Roma, hanno partecipato all’incontro con la SAIG per discutere della tematica “Italiani all’estero” e del futuro che li aspetta.
Interfacciandosi anche con alcuni degli assenti, si è stabilito che, una volta terminata l’emergenza sanitaria, si potrebbe organizzare un seminario tra i nostri parlamentari e una delegazione di associazioni, organizzato dalla Società delle Associazioni Italiane di Ginevra (SAIG).
In attesa di avere maggiori informazioni, la SAIG ha inoltrato una domanda a diversi parlamentari eletti all’estero quali i Sen.ri Francesca Alderisi (FIBP-UDC), Raffaele Fantetti (MAIE), Laura Garavini (IV), Francesco Giacobbe (PD) e gli On.li Simone Billi (LEGA) Alessandro Fusacchia (MISTO), Francesca La Marca (PD), Angela Rosaria Nissoli (FI), Massimo Ungaro (IV), Angela Schirò (PD), Elisa Siragusa (M5S).
In una situazione in cui tutte le rappresentanze all’estero sono drasticamente indebolite, cosa pensa di questa situazione drammatica e cosa intende fare per salvaguardare il contingente dei 18 parlamentari e rafforzare, con una vera riforma, le rappresentanze elette Com.It.Es. e CGIE?
Sen.ce Laura Garavini (IV)
“Come avevo avuto modo di denunciare durante la campagna elettorale l‘esito del recente referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari è particolarmente penalizzante per gli italiani nel mondo. Che vedranno ridurre di un terzo (da 18 a 12) i propri rappresentanti in Parlamento, a partire dalla prossima legislatura. E questo nonostante l‘elettorato sia raddoppiato in soli 10 anni.
Anche se è ancora presto per capire in che direzione andrà la riforma elettorale, c‘è da temere l’abolizione delle preferenze, il che significherebbe che gli italiani nel mondo sarebbero doppiamente penalizzati: non solo avranno meno rappresentanti, ma molto probabilmente non li potranno nemmeno più scegliere in prima persona.
In questo contesto si rende ancora più necessaria una riforma che garantisca la messa in sicurezza del voto. Personalmente, ritengo che il voto debba rimanere per corrispondenza. Garantendo a tutti l’invio del plico, senza che ci sia necessità di una iscrizione preliminare al voto. Ma, allo stesso tempo, è necessario metterlo in sicurezza. Anche attraverso l’ausilio delle nuove tecnologie. Come propongo con un mio specifico disegno di legge, che punta a rivedere il voto attraverso il sistema del blockchain, una moderna tecnologia che consente di evitare problemi tecnici con il tagliando elettorale e possibili brogli.
Allo stesso tempo, ritengo altrettanto urgente che si torni a sostenere con le giuste risorse gli organi di rappresentanza di base, Com.It.Es e Cgie, incrementando il capitolo di spesa a loro dedicato, come fatto nel precedente Governo Renzi. Garantendo il rinnovo di questi organismi entro il prossimo anno.
Infine, proprio alla luce della riduzione dei parlamentari è importante individuare ulteriori luoghi e strumenti di dibattito istituzionale appositamente dedicati. In questo senso, diventa ancora più urgente l’istituzione della Commissione bicamerale per gli Italiani all’Estero. Che si occupi di studiare il fenomeno delle nostre migrazioni, anche le più recenti, e individuare le risposte alle sue necessità. Una Commissione che avrebbe come suoi interlocutori naturali proprio i Com.It.Es.”
On. Simone Billi (LEGA)
“Avrei preferito una riforma più̀ organica di quella messa in piedi con questo referendum sul taglio dei parlamentari, riformando la legge elettorale insieme al taglio. Avrei preferito prevedere l’eliminazione del bicameralismo perfetto e dei senatori a vita insieme al taglio dei parlamentari.
Continuerò quindi a lavorare affinché questo taglio sia solo il primo passo, e che queste riforme siano portate avanti nella loro interezza. Per noi parlamentari eletti all’estero il lavoro sarà più impegnativo di adesso, come lo sarà per i colleghi parlamentari eletti in Italia.
Mi impegnerò ancora di più sfruttando le nuove tecnologie, in modo da saldare maggiormente il contatto con i miei elettori e con tutti gli italiani residenti in Europa.
Stiamo lavorando a Montecitorio sulla riforma della legge elettorale e sulle riforme per il Com.It.Es ed il CGIE, la discussione non è facile, perché ci sono diversi punti di vista ed esigenze contrapposte. Ad esempio, c’è chi è a favore del voto elettronico per le elezioni dei Com.It.Es ed anche per le elezioni politiche. Non ritengo che con il solo voto elettronico sia la soluzione applicabile, perché moltissimi sono ancora gli italiani all’estero che non sono pratici con i computer e tutte queste persone non potrebbero esercitare il diritto al voto.”
On. Francesca La Marca (PD)
“Sì, la rappresentanza degli italiani all’estero è stata certamente indebolita a seguito della riduzione dei parlamentari. Perché quella dei cittadini italiani all’estero era già sottodotata e perché la possibilità di un rapporto di partecipazione attiva tra gli eletti e gli elettori, in ripartizioni di dimensioni continentali, risulta quasi vanificata.
Non ho mai avuto dubbi a riguardo. La mia posizione critica l’ho espressa alla Camera e l’ho ribadita pubblicamente. Oggi, però, la decisione è presa e la cosa che più dovrebbe farci riflettere è che essa è stata avallata da un voto pressoché plebiscitario degli stessi italiani all’estero.
C’è bisogno, dunque, di ripartire, ma c’è bisogno anche di ricostruire il senso di un rapporto di rappresentanza che rischia di essere minato non solo quantitativamente, ma anche qualitativamente.
Non abbiamo atteso, tuttavia, gli eventi. Già da tempo, abbiamo avviato, proprio nella commissione Esteri di cui faccio parte, il lavoro per la costituzione di una Commissione bicamerale per gli italiani nel mondo, sulla base di proposte di legge, di alcune delle quali sono cofirmataria. Potrà servire a dare maggiore peso agli italiani all’estero nell’interlocuzione con il Governo e nelle decisioni del Parlamento. Per quanto riguarda gli altri livelli di rappresentanza, dico da sempre che la prima riforma è farli vivere e dare loro i mezzi per operare. E’ necessario, dunque, che i COMITES ricevano risorse sufficienti per praticare realmente la loro autonomia e siano meno subalterni ai consoli, come abbiamo fatto con i nostri emendamenti. E il CGIE deve essere realmente riconosciuto da tutte le istituzioni italiane come un interlocutore vero nell’espressione dei pareri richiesti per legge.
Un’ultima parola voglio dire sulla legge elettorale, della cui riforma tutti parlano, spesso senza cognizione di causa. Ora che i parlamentari sono stati ridotti, attenzione a non ridurre anche la base elettorale, introducendo sistemi di prenotazione per il voto. Limitiamoci ad adottare sistemi più incisivi di sicurezza senza intaccare il voto per corrispondenza che è stato e resta il sistema più universalistico possibile. In più, cerchiamo di non dare l’assalto ai pochi seggi residui e di rispettare la rappresentatività delle ripartizioni, così come sono esistite finora.”
On. Angela Rosaria Nissoli (FI)
“È vero che vi è una crisi della rappresentanza estera e credo che la risposta più forte, e lo dico subito senza giri di parole, possa essere l’istituzione della Commissione bicamerale sugli italiani all’estero che è il frutto di diverse proposte di legge condivise, tra cui anche la mia.
L’iter del ddl istitutivo della Bicamerale prevede, ora, il voto nell’Aula di Montecitorio per poi passare all’esame del Senato.
Ritengo che la Bicamerale possa essere la soluzione più adeguata alla diminuzione del numero di parlamentari recuperando in autorevolezza istituzionale e creando un luogo istituzionalmente alto per discutere esclusivamente sulle questioni degli italiani all’estero.
Una Bicamerale autorevole darà più voce in Parlamento alle esigenze degli italiani all’estero e potrà accelerare l’esame dei provvedimenti utili all’emigrazione.
Sul piano, invece dei numeri della rappresentanza parlamentare ormai è difficile salvaguardare il contingente dei 18 parlamentari perché la riforma è fatta ed entrerà in vigore alle prossime elezioni politiche. Per ripristinare il numero di 18 parlamentari ci vorrebbe una nuova legge costituzionale quindi poco fattibile nel breve termine.
Di fronte alla diminuzione del numero dei parlamentari, di cui abbiamo discusso tante volte, e lo ripeto anche in questa sede, bisogna procedere al rafforzamento dei Com.It.Es e del Cgie dando loro una maggiore forza sul territorio anche grazie a risorse adeguate da progettare e definire.
In tale ottica questi due organismi mi piacerebbe pensarli come una squadra che potrebbe aiutarci anche a svolgere la nostra funzione legislativa, i Com.It.Es sarebbero un po’ come le nostre orecchie perché’ sono l’unica istituzione presente e radicata sul territorio e noi parlamentari eletti all’estero siamo la voce degli italiani all’estero in Parlamento e ci adoperiamo con gli strumenti parlamentari a nostra disposizione per sopperire alle esigenze dei cittadini. Quindi, l’unione fa la forza !”
On. Angela Schirò (PD)
“Ero e resto convinta che la riduzione dei parlamentari assegnati alla circoscrizione Estero, già in numero limitato, sia stata il frutto di una decisione sbagliata e ingiusta. Tuttavia, tra la situazione passata e quella futura c’è un fatto che nessuno di noi può sottovalutare. Parlo dell’esito del referendum, che ha visto gli italiani all’estero approvare la riduzione dei parlamentari con una maggioranza addirittura più alta di quella registrata in Italia.
Allora, prima di immaginare nuove riforme, credo sia giusto pensare a un riaccredimento della rappresentanza, di tutta la rappresentanza, non solo dei parlamentari, vale a dire di un nuovo patto di fiducia tra coloro che danno un mandato democratico e coloro che lo devono realizzare nelle sedi dove si prendono le decisioni. Senza questo, rischiamo di fare meccanica istituzionale, mentre noi abbiamo bisogno di porre le basi di un nuovo rapporto di partecipazione democratica tra la comunità italiana nel mondo e le istituzioni nazionali.
Come fare? Ripartire dai diritti non soddisfatti e dai problemi aperti, come i servizi consolari inadeguati, la promozione della lingua italiana, i carichi tributari che pesano sugli italiani all’estero, le situazioni di povertà e disoccupazione create dalla pandemia, il freno della mobilità internazionale soprattutto per i giovani e unire le forze per arrivare a soluzioni comuni.
Se in questo modo la rappresentanza riprenderà sangue e vita, rinnovando il suo rapporto di fiducia, avremo tutti più forza per imporre una commissione bicamerale per gli italiani nel mondo, per la quale ho presentato una mia proposta di legge, per dare più risorse e autonomia ai COMITES, rafforzando la loro rappresentatività e capacità operativa, per fare in modo che il CGIE possa svolgere realmente un’opera di raccordo tra le comunità e le istituzioni italiane.
Si tratterà, poi, di superare il distacco che si va scavando da un lato tra le nuove generazioni di discendenti rispetto al tradizionale mondo associativo e dei nuovi emigrati rispetto agli organismi di rappresentanza. Per questo, sarà necessario pensare a nuove forme di dialogo e partecipazione utilizzando molto e bene le nuove tecnologie di comunicazione, sia a livello centrale che regionale e locale.”
On. Elisa Siragusa (M5S)
“I cittadini italiani residenti all’estero si sono espressi molto chiaramente sulla possibilità di ridurre il numero dei parlamentari; il ‘Sì’ ha vinto col 78% di voti. Tale risultato era prevedibile: per questo, già all’indomani dell’approvazione della legge costituzionale in quarta lettura alla Camera dei deputati, avevo rilanciato la necessità di una commissione bicamerale per gli italiani all’estero. Credo molto nell’istituzione di questa commissione.
Quando parliamo di “italiani all’estero”, infatti, parliamo di un mondo complesso, eterogeneo, composto di emigrati, discendenti di emigrati, studenti, pensionati, famiglie: l’istituzione di questa commissione sono convinta che renderà più efficiente ed efficace la discussione sulla gran varietà di temi concernenti le nostre comunità nel mondo. Ritengo sia lo strumento migliore che possiamo oggi mettere in campo.”
On. Massimo Ungaro (IV)
“Nei mesi scorsi mi sono battuto con forza a favore del “NO” nel contesto del referendum costituzionale dello scorso 20-21 Settembre. Continuo a pensare che questa sia una riforma sbagliata, che non solo non prevede il superamento del bicameralismo perfetto ma che umilia il diritto di rappresentanza di sei milioni di cittadini italiani residenti all’estero, una comunità già oggi sottorappresentata in Parlamento, mentre i risparmi sono davvero esigui, l’equivalente di un caffè all’anno.
Con il taglio della rappresentanza si indebolisce il rapporto tra eletti ed elettori, si creano dei collegi pluri-continentali e si soffoca la voce autonoma degli italiani all’estero in Parlamento. La nostra sfida nei prossimi anni sarà quella di difendere la circoscrizione Estero: a seguito di questa riforma aumenterà la disaffezione dei cittadini verso la politica, calerà la partecipazione al voto dei cittadini residenti all’estero e ho paura che non mancheranno esponenti politici che si appelleranno all’eliminazione della circoscrizione Estero in nome del risparmio, ma sulla democrazia non si deve fare cassa.
Malgrado la vittoria del “SI” al referendum io credo che si possa rilanciare la rappresentanza parlamentare degli italiani all’estero in un altro modo, ovvero tramite l’istituzione di una Commissione Parlamentare Bicamerale per gli Italiani nel Mondo. Ho presentano una proposta di legge in questo senso mesi fa e grazie allo sforzo congiunto e trasversale di quasi tutti gli eletti all’estero, molti dei quali avevano presentato una proposta simile, la proposta è stata calendarizzata, esaminata e approvata dalla Commissione Affari Esteri della Camera dei Deputati.
Siamo giunti alla stesura di un testo congiunto lo scorso Luglio e dovremo andare in aula alla Camera prima della fine dell’anno, per poi passare il provvedimento al Senato. Dopo il referendum gli eletti all’estero saranno anche di meno ma grazie alla Bicamerale conteranno di più grazie a questo nuovo organo di accompagnamento e raccordo istituzionale delle comunità italiane all’estero.
La consistenza, il peso storico, sociale, economico dell’emigrazione italiana e della mobilità degli italiani nel mondo ne giustificano pienamente l’istituzione. Infine, credo molto nella funzione del CGIE e dei Comites e sono a favore di una riforma che ne rinforzi la funzione, che valorizzi i progetti specifici e che promuova e faciliti la partecipazione da parte dei nostri connazionali all’estero.”
Sulla stessa domanda abbiamo chiesto il parere anche dall’ex deputato, Alessio Tacconi (PD), che ha vissuto in prima persona diversi episodi di cui oggi molte associazioni e semplici cittadini non gradiscono più questa situazione di stallo. Di seguito la sua risposta.
On. Alessio Tacconi, ex deputato PD nella passata legislatura
“A mio avviso, il progressivo indebolimento delle rappresentanze italiane all’estero, culminato con la riduzione dei parlamentari sancito dal voto del referendum dello scorso settembre, è conseguenza di due principali fattori: la scarsa attenzione, nelle politiche degli ultimi anni, da parte delle istituzioni centrali verso gli italiani all’estero e l’incapacità delle istituzioni stesse di comunicare la loro attività in maniera puntuale ed estesa.
A questo si aggiunge l’ormai totale assenza dal territorio dei principali soggetti che dovrebbero rappresentare, ai vari livelli, le comunità italiane all’estero. Soprattutto a partire da questa legislatura, non si ricordano visite recenti dei nostri parlamentari in territorio svizzero, né si ha notizia di altre visite in altri stati. Se non si percepisce la presenza e l’utilità di una istituzione, è naturale aspettarsi che le persone la ritengano superflua. E così è stato, in effetti.
Per lo stesso motivo, ritengo di scarsa utilità la costituzione di una “Commissione Bicamerale per le questioni degli italiani all’estero”, a cui si sta attualmente lavorando, che rischia di causare, se possibile, un ulteriore allontanamento dei decisori politici dalle comunità italiane all’estero. Chiudersi dentro i Palazzi per continuare a perseguire nobili fini con gli stessi strumenti sbagliati farà, nel migliore dei casi, solo perdere altro tempo.
È, dunque, necessario e urgente unire le forze di tutti coloro che hanno a cuore l’Italia oltre confine per attuare delle riforme coraggiose e moderne, che diano finalmente alle istituzioni gli strumenti per smettere di guardare al proprio ombelico e trasformarsi in veri e propri “fornitori di servizi”, mettendosi veramente a disposizione, nei vari modi possibili, degli italiani all’estero. Le esperienze fatte negli ultimi anni in diverse aree geografiche dicono che ogni volta che sono stati proposti e realizzati progetti che rispondevano agli interessi e alle esigenze delle comunità italiane, queste iniziative hanno avuto molto successo e hanno ricevuto i necessari finanziamenti da parte del Ministero degli Esteri.
In altre parole, ci si deve muovere sul piano della presenza sui territori e sulla somministrazione dei servizi necessari, premiando e agevolando, a tutti i livelli di rappresentanza, chi si adopera costantemente per raggiungere e rappresentare le comunità”
I Senatori Francesca Alderisi (FIBP-UDC), Raffaele Fantetti (MAIE), Francesco Giacobbe (PD) e l’On. Alessandro Fusacchia (MISTO), ingiustificatamente non hanno ritenuto di intervenire, sottovalutando completamente l’importanza del dibattito.
Mi esimo completamente di commentare le risposte ma ci sono dei diritti e doveri di tutti da cui non ci si può sottrarre. Il dovere di un parlamentare che viene eletto con i voti degli italiani all’estero, deve, e sottolineo deve, fare gli interessi degli italiani che l’hanno votato, unendosi agli altri eletti con altre formazioni politiche: la paura di non essere eletti dagli elettori, deve superare decisamente quella di non essere candidati dai rispettivi partiti.
Una punta di diamante qual è il nostro gruppo parlamentare eletto, supportato dagli altri organi eletti (Com.It.Es e CGIE) in una strutturata spalmata e organizzata nei territori, potrebbe essere una medicina per tutti i governi che non riescono ad ascoltare il grido assodante con cui ci rivolgiamo alla nostra Patria.
Carmelo Vaccaro