In occasione della giornata contro la violenza sulle donne vi proponiamo alcune letture che possono aiutarci a conosce e comprendere meglio questo drammatico fenomeno
Quando, il 17 dicembre del 1999, l’assemblea generale delle Nazioni Unite istituì la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, non aveva certamente idea di quanto questa giornata sarebbe servita nei tempi avvenire.
La giornata dedicata alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulla violenza di genere oggi è più che mai utile. I casi e gli episodi di abusi, maltrattamenti e omicidi contro il genere femminile riempiono la cronaca giornaliera, tanto che non destano più così tanto stupore né la giusta indignazione che meriterebbero. Il messaggio è chiaro, il mondo, purtroppo, si sta abituando alla brutalità. Proprio per questo motivo una ricorrenza come quella dedicata a questo fenomeno è di grande necessaria per far comprendere a tutti che la brutalità è sempre sbagliata, da condannare e soprattutto non bisogna mai abituarsi a nessun tipo di violenza.
Le vittime sono giovani donne, mamme, sorelle, bambine, amiche, colleghe… vittima è la società intera, che non riesce ad insorgere contro questo terribile fenomeno che rappresenta uno dei più grandi mali uscendone sempre più imbruttita.
È impossibile perfino pensare di intuire quante siano le donne che hanno subito o subiscono violenza, anche perché ancora non tutte riescono a denunciare. Mentre le storie che, per l’epilogo finale tragico, vengono a galla, purtroppo sono innumerevoli e sarebbe impossibile riuscire a ricordarle tutte. Poi ci sono le vittime che riescono a risollevarsi anche grazie alla loro testimonianza pubblica oltre che alla denuncia.
Non riusciamo a parlare di tutte le donne che hanno subito violenza, anche se un pensiero lo meriterebbero tutte. Però possiamo invogliare a capire di più della violenza di genere attraverso alcuni avvenimenti, attraverso le testimonianze scritte, le prove, le riflessioni, le parole e le storie vere di questi libri, che ci aiutano a comprendere e quindi a sensibilizzarci ed educarci al rispetto per le donne.
Cosa ci dicono queste letture
Sono storie vere che mettono in mostra la brutalità di questo fenomeno sempre più diffuso e che ci aiutano a riflettere sulla drammaticità di ciò che molte donne hanno vissuto e vivono ancora, ma sono utili anche nella presa di coscienza di quanto sia necessario concentrarsi sull’educazione delle nuove generazioni al rispetto per tutte le figure femminili. Così come è importante incoraggiare le donne alla difesa e della denuncia di violenze e abusi, è soprattutto indispensabile crescere ed educare gli uomini e tutta la società al rispetto reciproco e all’accettazione dell’uguaglianza tra i generi.
L’ultima ragazza. Storia della mia prigionia
di Nadia Murad (Mondadori)
Nell’agosto 2014 la tranquilla esistenza di la 21enne Nadia Murad, ventunenne yazida del Sinjar, nell’Iraq settentrionale, viene improvvisamente sconvolta: con la ferocia che li contraddistingue, i militanti dello Stato Islamico irrompono nel suo villaggio, incendiano le case, radunano i maschi adulti uccidendone 600 a colpi di kalashnikov e rapiscono le donne, caricandole su autobus dai vetri oscurati. Per Nadia e centinaia di ragazze come lei, giovanissime e vergini, inizia un vero calvario. Separate dalle madri e dalle sorelle sposate, scontando l’unica colpa di appartenere a una minoranza che non professa la religione islamica, vengono private di ogni dignità di esseri umani: per i terroristi dell’ISIS saranno soltanto sabaya, schiave, merce da vendere o scambiare per soddisfare le voglie dei loro padroni. Oggi Nadia è una donna libera, che ha scelto con coraggio di denunciare al mondo intero il genocidio subito dal suo popolo. Ma il suo messaggio è soprattutto un pressante invito a non lasciarsi sopraffare dalla violenza e a conservare intatta, sempre e comunque, la fierezza delle proprie radici, e una struggente lettera d’amore a una comunità e a una famiglia distrutte da una guerra tanto assurda quanto spietata.
Ferite a morte
di Serena Dandini (Rizzoli)
“‘Ferite a morte’ nasce dal desiderio di raccontare le vittime di femminicidio. Ho letto decine di storie vere e ho immaginato un paradiso popolato da queste donne e dalla loro energia vitale. Sono mogli, ex mogli, sorelle, figlie, fidanzate, ex fidanzate che non sono state ai patti, che sono uscite dal solco delle regole assegnate dalla società, e che hanno pagato con la vita questa disubbidienza. Così mi sono chiesta: ‘E se le vittime potessero parlare?’ Volevo che fossero libere, almeno da morte, di raccontare la loro versione, nel tentativo di ridare luce e colore ai loro opachi fantasmi. Desideravo farle rinascere con la libertà della scrittura e trasformarle da corpi da vivisezionare in donne vere, con sentimenti e risentimenti, ma anche, se è possibile, con l’ironia, l’ingenuità e la forza sbiadite nei necrologi ufficiali. Donne ancora piene di vita, insomma. ‘Ferite a morte’ vuole dare voce a chi da viva ha parlato poco o è stata poco ascoltata, con la speranza di infondere coraggio a chi può ancora fare in tempo a salvarsi. Ma non mi sono fermata al racconto e, con l’aiuto di Maura Misiti che ha approfondito l’argomento come ricercatrice al CNR, ho provato anche a ricostruire le radici di questa violenza. Come illustrano le schede nella seconda parte del libro, i dati sono inequivocabili: l’Italia è presente e in buona posizione nella triste classifica dei femminicidi con una paurosa cadenza matematica, il massacro conta una vittima ogni due, tre giorni.” (Serena Dandini)
La sposa bambina
di Nojoud Ali (Piemme)
Nojoud viene dallo Yemen. Nojoud ha solo dieci anni. Nojoud non è che una bambina. Una bambina divorziata. Perché anche se ha un lieto fine, questa non è una favola. E la storia di una battaglia, invece. La storia di una bambina che, in un paese in cui le donne sono spesso schiave inermi, ha saputo combattere con il cuore e il coraggio di una leonessa. E stata costretta a sposare un uomo che non aveva mai visto. Un uomo di trent’anni. Lei non ne aveva che otto. E’ stata picchiata. E’ stata obbligata a rinnegare la sua infanzia. Una mattina, Nojoud è scappata dalla sua casa-prigione. Si è incamminata da sola verso il tribunale di Sana’a. Si è ribellata alla legge degli uomini. Ha chiesto il divorzio. In un paese in cui oltre la metà delle spose sono bambine tra gli otto e i dieci anni, Nojoud ha trovato il coraggio di dire no.
Malamore. Esercizi di resistenza al dolore
di Concita De Gregorio (Einaudi)
La violenza sulle donne, in questi ultimi anni, è diventata una delle grandi emergenze sociali del nostro paese e non solo. Leggiamo sempre più spesso di donne maltrattate, sentiamo storie di violenza e di abusi e ci domandiamo cosa sia necessario fare per fermare quello che appare come un preoccupante segnale di degenerazione della vita nelle nostre città. Eppure, a ben vedere i dati sull’argomento, si tratta di un fenomeno che riguarda più la vita domestica che non le nostre strade, le nostre piazze o altri luoghi pubblici. Si tratta di una violenza che spesso si consuma tra persone che si conoscono, magari da lungo tempo, tra coppie consolidate, tra marito e moglie. Relazioni violente, che durano nel tempo, a cui, volendo, si potrebbe spesso anche sfuggire. Una volontà che però non trova mai la forza di diventare davvero decisione. Concita De Gregorio torna a indagare le ombre dell’amore. Questa volta però non dell’amore tra madri e figli, ma di quello tra uomini e donne. Prova a indagare tutte le ragioni e i risvolti di un amore che diventa violenza e a cui non ci si riesce a sottrarre. E lo fa raccontando storie appassionanti e commoventi di donne, famose e non, che nell’illusione di cambiare una storia sbagliata hanno per anni continuato a farsi del male.
Il male che si deve raccontare per cancellare la violenza domestica
di Simonetta Agnello Hornby e Marina Calloni (Feltrinelli)
Con un programma semplice ed efficace – che ha coinvolto le donne potenzialmente esposte a violenza e le aziende in cui lavorano –, la Global Foundation for the Elimination of Domestic Violence (Edv) creata da Patricia Scotland ha contribuito a contenere sensibilmente il fenomeno della violenza domestica in Inghilterra. Questo piccolo libro ha lo specifico obiettivo di creare una Edv italiana per applicarne il metodo nel nostro paese. Simonetta Agnello Hornby ha scritto racconti che, attraverso vicende affioranti dalla sua memoria e ancor più attraverso casi affrontati in veste di avvocato, danno una vividissima e articolata rappresentazione del segreto che a volte si nasconde dentro le pareti domestiche. Con la sapienza narrativa che le è propria, evoca l’esibizione del teatro della violenza in Sicilia, i silenzi comprati da un marito abusante, il dolore dei figli abusati, la complicità fra vittima e carnefice. Marina Calloni, docente alla Bicocca, traduce la consapevolezza secondo la quale viviamo in città in cui ‟si uccidono le donne” in una visione sintetica e in una stringente serie di dati.
Il male che si deve raccontare è insieme un atto di denuncia – il male che si deve strappare al silenzio – e uno strumento a disposizione delle associazioni che, anche in Italia, lottano da tempo contro questa violenza, offrendo aiuto, mezzi e protezione alle vittime. I proventi di questo libro contribuiscono alla creazione della sezione italiana di Edv e alle attività che, attraverso la Fondazione, hanno come obiettivo l’eliminazione della violenza domestica.
Io ci sono. La mia storia di «non» amore
Di Lucia Annibali e Giusi Fasano (Rizzoli Controtempo)
La sera del 16 aprile 2013 Lucia, giovane avvocatessa di Pesaro, tornata dalla piscina si trova in casa un uomo incappucciato che le tira in faccia dell’acido solforico al 66%. Le ustioni al viso e alla mano destra sono devastanti. Lucia rischia di rimanere cieca. Quella stessa notte viene arrestato come mandante Luca Varani, che con Lucia ha avuto una tormentata relazione troncata da lei nell’agosto del 2012. Sarà poi condannato a vent’anni di carcere. Ma prima di arrivare alla condanna ci sono i mesi bui e dolorosissimi che Lucia ha voluto raccontare in questo libro. Pagine vere, toccanti e coraggiose, scritte per condividere con i lettori, e con tutte le donne prigioniere di un non amore, la testimonianza di una rinascita.
Finché amore non ci separi. Storia di un femminicidio mancato. Per ora
Di Adriana Colandrea (Nane)
“Finché amore non ci separi” racconta la storia di un femminicidio mancato e che non può essere dichiarato scampato per sempre perché la paura di essere uccisa non abbandonerà mai Adriana. Nel 2015 al termine del processo in seguito al quale il suo ex marito è condannato a sei anni di carcere per i reati di violenza sessuale e maltrattamenti in famiglia, la donna decide di portare alla luce la sua drammatica esperienza per aiutare chi, come lei, vive un amore fatto di disperazione e sofferenze e da cui è difficile liberarsi. Attraverso questa testimonianza Adriana Di Colandrea si pone l’obiettivo di far capire e sapere cosa significhi e dove possa condurre la violenza che certi uomini esercitano sulle “proprie” donne, trasformando le loro vite in un inferno.
Io sono Malala. La mia battaglia per la libertà e l’istruzione delle donne
Di Christina Lamb e Malala Yousafzai (Garzanti)
Oggi Malala è il simbolo universale delle donne che combattono per il diritto alla cultura e al sapere, ed è Premio Nobel per la Pace 2014. Questo libro è la storia vera e avvincente della sua vita coraggiosa, un inno alla tolleranza e al diritto all’educazione di tutti i bambini del mondo, il racconto appassionato di una voce capace di cambiare il mondo. 9 ottobre 2012. Valle dello Swat, Pakistan, ore dodici. La scuola è finita, e Malala insieme alle sue compagne è sul vecchio bus che la riporta a casa. All’improvviso un uomo sale a bordo e spara tre proiettili, colpendola in pieno volto e lasciandola in fin di vita. Malala ha appena quindici anni, ma per i Talebani è colpevole di aver gridato al mondo sin da piccola il suo desiderio di leggere e studiare. Per questo deve morire. Ma Malala non muore: la sua guarigione miracolosa sarà l’inizio di un viaggio straordinario dalla remota valle in cui è nata fino all’assemblea generale delle Nazioni Unite.