Possibili misure restrittive per chi arriva dalla Confederazione che non chiude gli impianti sciistici per le feste natalizie. Intanto gli italiani all’estero sono esclusi dall’ultimo Dpcm
Il dibattito sulla chiusura delle piste da sci in Italia e in Europa è nel vivo e con l’avvicinarsi delle vacanze natalizie si fa sempre più acceso. In Italia si è deciso per la chiusura degli impianti sciistici, secondo le direttive che arrivano da Bruxelles, ma non tutti sembrano essere d’accordo, a cominciare dalle strutture alberghiere e tutti i lavoratori del settore del turismo invernale che prevedono delle grosse perdite economiche.
Chi non può proprio resistere senza la solita settimana bianca, però, può munirsi di sci e andare in Svizzera, qui è possibile sciare tranquillamente. La Confederazione, infatti, ha scelto di non adeguarsi alle decisioni europee di chiudere le piste lasciando gli impianti aperti e accessibili a tutti gli sportivi e i visitatori che vorranno arrivare dall’estero. Anche l’Austria aveva accennato alla possibilità di lasciare gli impianti sciistici aperti, ma nelle ultime ore ha mostrato un ripensamento dichiarando lo stop al turismo invernale durante il periodo natalizio. Rimarranno in funzione gli impianti di risalita ma solo per i residenti, mentre ristoranti e alberghi resteranno chiusi.
Attualmente la situazione è complicata e confusa, perché non è chiaro che provvedimenti saranno presi da parte delle altre nazioni se la Svizzera dovesse rimanere ferma sulla sua posizione. La Francia ha annunciato la volontà di adottare “misure restrittive e dissuasive che saranno affinate nei prossimi giorni” per impedire di andare a sciare all’estero, in particolare in Svizzera, durante le vacanze natalizie per non creare “una situazione di squilibrio con le località sciistiche del paese”, ha spiegato Macron affermando l’esigenza di un “coordinamento europeo” sul tema, in modo che tutte le nazioni siano allineate nelle decisioni.
L’intenzione di blindarsi entro i propri confini riguarderebbe pure l’Italia, anche se ancora non è chiara la posizione che si intende prendere nei confronti di vorrà raggiungere la Svizzera per approfittare delle piste aperte.
Nel frattempo l’Italia ha appena confermato un Natale all’insegna della prudenza e del rigore con delle restrizioni che partiranno dal 21 di dicembre. Tra le restrizioni che entreranno in vigore vi è il divieto degli spostamenti tra le regioni, se non per necessità (lavoro e salute), compreso lo spostamento verso seconde case. Inoltre è stato stabilito l’obbligo di quarantena di 14 giorni per tutti coloro che arrivano in Italia dai paesi extra Schengen presso l’abitazione o la dimora indicata. Rimane quindi incertezza nei confronti di chi arriva dalla Svizzera, ma si parla sempre di quarantena obbligatoria per dissuadere chi volesse concedersi una vacanza sulle piste invernali, non tenendo in considerazione tutti gli italiani residenti nella Confederazione.
Per tutte queste indecisioni e incertezze, tra gli italiani all’estero sono sorte diverse le polemiche e un malcontento generale per essere esclusi dal Dpcm. Si riferisce proprio alla disparità di trattamento riservato agli italiani in Svizzera, esclusi dalla possibilità di raggiungere la propria famiglia come invece è reso possibile dal Dpcm per gli italiani sul territorio nazionale, il senatore di Azione, Matteo Richetti in una nota: “Per i molti italiani che risiedono all’estero per motivi di lavoro, ma che hanno legami affettivi stabili in Italia non ci sono risposte né nell’ultimo Dpcm emanato dal Governo, né nelle Faq della presidenza del Consiglio. Si tratta delle cosiddette coppie oltre-confine in cui solo uno dei due componenti risiede all’estero. Il Dpcm infatti cita la possibilità di raggiungere la propria residenza o domicilio o dimora, ma non considera il fatto che i residenti all’estero non possono stabilire un indirizzo di domicilio o residenza italiano, lasciando queste persone nell’incertezza”. Nonostante la richiesta esplicita di menzionare nel dpcm o nelle Faq il diritto per i residenti all’estero di poter raggiungere la dimora del coniuge e/o dei figli minori in Italia in qualunque area di rischio si trovi, sembra che il nuovo decreto non ne faccia alcun riferimento.