Intervista col regista Silvio Soldini
Lei, Anna, impiegata in uno studio di assicurazioni, ha un lavoro che la gratifica, trascorre serate tranquille tra amici cari, ha un compagno che la ama e la rispetta e la loro relazione è destinata a concludersi nel più classico e lieto dei modi con la decisione di avere un bambino. Lui, Domenico, impiegato in una ditta di catering, una bella famiglia alle spalle ma in continua lotta per arrivare alla fine del mese. Anna e Domenico, per una volta nella loro vita, si lasciano travolgere dalla passione. Ma questo sentimento tanto bello non può essere vissuto pienamente dai due perché alle spalle hanno un compagno ed una famiglia a cui devono dare conto. In più, la loro precarietà economica rende sempre più difficile la possibilità di vivere a pieno la loro passione. Il regista Silvio Soldini indaga nuovamente sulla relazione di coppia, da un nuovo punto di vista, diverso da quello con cui aveva realizzato “Giorni e nuvole” in cui era esclusivamente l’aspetto economico a gravare sulla coppia. Adesso è lo scoppio improvviso ed impetuoso di una passione, quasi esclusivamente carnale, che travolge i due amanti a mettere in crisi le loro vite quotidiane. L’aspetto economico, se non effetto scatenante, sicuramente determina la conclusione della loro storia. Il capo di Anna si sposa per la terza volta, si viene a sapere alla fine del film, ma lui può, lui ha i soldi!
Nel giorno in cui “Cosa voglio di più” è stato presentato al pubblico zurighese, mercoledì 5 maggio, Silvio Soldini ci parla di questo nuovo film, una coproduzione italo-svizzera con la partecipazione di RSI, durante un’intervista concessa al nostro settimanale.Come nasce l’idea dei questo nuovo film?
Mi è sempre accaduto che ogni film fosse influenzato da quello precedente perché entrambi fanno parte di un percorso unico per cui devo finirne uno per capire da che parte devo andare. Questo qui, in particolare, è stato influenzato da come il film precedente, Giorni e nuvole, è stato recepito dal pubblico. Mi ha molto colpito vedere quanto la gente si sia emozionata a vedere raccontata una storia che sentivano molto vicina a loro, con dei personaggi veri.
Ho quindi sentito l’esigenza di scriverne un’altra che continuasse a raccontare questo momento storico, sociale ed economico in cui tutti fanno fatica e la gente è preoccupata di non riuscire ad arrivare a fine mese, in cui c’è sempre un forte senso di precarietà nell’aria.
La molla che ha fatto scattare la voglia di fare questo film è stata il racconto di un’amica, impiegata di professione, che stava vivendo una storia molto passionale con un altro uomo e questa cosa le stava mettendo in discussione tutto quello che aveva creato fino a quel momento. La questione non era facilmente risolvibile visto che né lui né lei avevano i soldi per farlo e non riusciva a trovare una via d’uscita a questo problema. Tutto ciò mi ha fornito lo spunto per riflettere su questo tipo di situazione.
Come mai il desiderio di raccontare una passione tanto travolgente ?
Semplicemente perché è bello. Anche io ho vissuto una passione così forte. Sono momenti importanti della vita che spero tutti possano vivere, momenti in cui si sente veramente scorrere la vita nelle proprie vene e in cui sono i sentimenti a trascinare e a prendere il sopravvento su tutto. Dopo ci si sente più vivi e, a volte, anche più stupidi ma una passione, anche se finisce e non dura a lungo, può far crescere molto.
Il suo interesse ultimamente si è spostato alla crisi di coppia, prima con Giorni e nuvole e adesso con Cosa voglio di più. Crede che la coppia moderna sia in costante pericolo di crisi?
Non so se una volta c’era meno pericolo di crisi. Sicuramente la situazione economica va ad incidere sulle relazioni di coppia. Se tutto va bene in ambito lavorativo, carriera e situazione economica, tutto va bene anche nella coppia. Poi magari la crisi c’è e non esplode, esiste ma si riesce a tenerla a bada.
Chi è Anna?
È un’impiegata, lavora nell’hinterland milanese, prende tutti i giorni il treno per andare a lavorare in centro, in un ufficio di assicurazioni. Ha una sorella che da poco ha avuto una bimba, ha alle spalle una bella famiglia con tutto il suo peso della famiglia italiana che da lei si aspetta determinate cose, come un figlio. Anna in un certo modo si sente un po’ pressata da queste cose, come se la sua vita fosse già segnata ma lei non lo accetta. È in questo momento che incontra Domenico.
Incontro fortuito?
Non credo che nella vita le cose accadano solo per caso, un pochino ce le cerchiamo. Anna, inoltre, è più leggera di Domenico, non ha le responsabilità che a lui derivano dalla famiglia. Lui è più spaventato.
Il titolo del film “Cosa voglio di più” si riferisce alla possibile riflessione che poi ha spinto la protagonista alla decisione finale?
Il titolo nasce da una famosa canzone di Lucio Battisti, Anna appunto. Dopo aver scritto il soggetto, è stata la mia sceneggiatrice a pensare a questa canzone e al suo primo verso che dice “Cosa voglio di più”. Nella canzone la frase è usata come domanda retorica per autoconvincersi che quello che si ha deve bastare e credo che sia Anna che Domenico, alla fine della loro vicenda, comincino a farsela sul serio questa domanda o affermazione che sia.
In questa storia si può parlare di vittoria della ragione sul sentimento?
Io la vedo come uno strappo che lei dà in modo non molto razionale. Quando lei prende quella valigia, se ne va e poi rimane chiusa nel treno, compie un gesto più dettato da un impulso a strapparsi di dosso questa situazione che la fa troppo soffrire, ovvero l’idea di andare avanti e di rapportarsi in quel modo con l’uomo che ama, vedendosi due ore la settimana, aspettando magari tempi lunghi. Fa una cosa molto dolorosa. Poi la lasciamo lì sul treno e io non credo che possa tornare indietro né alla sua vita precedente. Credo che troverà altro e che comunque abbia capito tante cose da questa esperienza.
È possibile un seguito?
No, vorrei che il prossimo film fosse una commedia.
A cosa si deve la scelta degli attori?
Mi sono trovato molto bene con il cast: Favino non lo conoscevo prima, Alba non pensavo di sceglierla per questo ruolo, avevo in mente altre attrici. Alba mi ha convinto con una serie di provini soprattutto quando l’ho vista insieme a Favino, ho pensato che fossero perfetti per i personaggi. La coppia mi ha convinto.
Avevo visto Favino in vari film, nel ruolo, però, di personaggi sempre tenebrosi, un po’ ruvidi. Poi, di persona, mi è sembrato molto simpatico e dopo averlo visto insieme ad Alba non ho avuto più dubbi. Sono entrambi attori che hanno grande rispetto per il loro lavoro e ciò vuol dire che non si accontentano mai, cercano sempre di dare di più e andare a fondo nella ricerca. Questo è il genere di attore che mi piace.
Come mai la scelta di introdurre queste scene di sesso?
Raccontando un amore così passionale mi sembrava assurdo che non ci fossero, sarebbe stata proprio una lacuna nel racconto, credo. Nel mio cinema, in particolare, non c’erano mai state ma loro, Anna e Domenico, già per due volte sentono questa grande attrazione, molto carnale, e per un motivo o un altro non riescono mai ad arrivare al dunque. Quando poi finalmente arrivano in un luogo in cui nulla può interromperli mi sembrava ingiusto fermarli. Abbiamo fatto tante prove per arrivare a fare queste scene nel modo giusto, anche perché la passione è importante in qualsiasi rapporto di coppia, sia in una coppia consolidata da anni che in una come Anna e Domenico che si regge unicamente sulla passione.
Eveline Bentivegna