È opinione ormai condivisa che la ripresa socio-economica cui ci stiamo avviando avrà la digitalizzazione come sua principale alleata. Uno degli acceleratori di questa evoluzione è la blockchain, la tecnofinanza, che sinora il grande pubblico conosce come motore delle monete digitali, le criptovalute. Tuttavia, ricordano gli esperti del World Economic Forum-WEF, uno dei più importanti centri di ricerca socio-economica mondiali, è tempo di considerare anche per finalità sociali tutto il potenziale informatico che le emergenze iniziate nel 2020 oggi ci impongono di aggiornare.
Dagli uffici del WEF lo ricordano Sheila Warren, direttrice del comitato esecutivo e membro del dipartimento Blockchain and Data Policy, e Sumedha Deshmuhk, responsabile dei contenuti digitali per il settore Blockchain and Digital Currency, che nel loro recentissimo report “I quattro filoni di sviluppo della blockchain nel 2021: dalle monete digitali al mercato dell’arte” segnalano che è possibile una convivenza fra uso finanziario e “civile” della tecnofinanza. In altri termini: la blockchain è la parte per il tutto di un mondo che verrà, completamente nuovo. I principali segnali di questo cambio di paradigma sono già noti ai mercati, alle autorità governative, ed anche alla opinione pubblica.
È una rivoluzione pacifica che parla, c’era da immaginarselo, il linguaggio della finanza: benvenuto e comprensibile ovunque nel mondo specie quando i numeri sono positivi, anzi, spettacolari.
Lo scorso 7 gennaio il mercato delle criptovalute ha registrato i sette miliardi di dollari, il maggiore volume di scambi mai raggiunto dall’avvio delle quotazioni. Il 17 febbraio 2021, il valore del bitcoin, la più nota moneta digitale, che ad inizio 2020 quotava solo $7’000, ha superato l’incredibile soglia di $51’000.
Ecco giustificarsi l’interesse per questo settore anche da parte della pubblica opinione. Specie perché, come ricordato durante i lavori della Davos Agenda organizzata dal WEF alla fine dello scorso mese di gennaio, per riprendersi dai danni causati dal Covid-19 ed in particolare affrontare le future sfide in un modo finalmente coordinato a livello globale, come ci ha ricordato la esperienza della pandemia, la tecnofinanza digitale della blockchain è fondamentale per definire procedure aggiornabili in modo costante, illimitato, oltre che accessibili in forma multidisciplinare da tutte le parti sociali.
La presenza di centri di ricerca come il World Economic Forum dunque serve a ricordare al settore pubblico e privato le finalità anche sociali proprio di queste innovazioni. Ed è quindi il WEF ad anticipare i quattro obiettivi che nel 2021 la tecnofinanza blockchain arriverà a raggiungere.
Al primo posto troviamo la personalizzazione dei servizi digitali, la cosiddetta identità digitale. Come noto, l’emergenza sanitaria oggi richiede soluzioni per proteggere l’individuo ma senza compromettere la sfera privata, la sua privacy. È quanto accade per i “passaporti digitali”, che dovrebbero consentire la mobilità transfrontaliera grazie all’aggiornamento informatico dello stato vaccinale di ciascuno. È evidente che una tale tecnologia identificativa in un domani potrebbe facilmente essere aggiornata per diventare un passaporto anche della situazione economica o professionale dei cittadini. Ecco quindi la necessità di organizzare da subito dei protocolli identificativi flessibili e non discriminatori, ma anzi inclusivi per anticipare le future necessità.
Al secondo posto troviamo l’uso professionale (“institutional adoption”) della tecnologia oggi usata per le criptovalute. Nel 2020 il bitcoin, la più nota delle monete digitali, è diventato un investimento al centro della attenzione di importanti investitori istituzionali, come MassMutual, una delle maggiori assicurazioni statunitensi attive nella copertura sanitaria per i privati, oppure Square Inc., società americana che tramite telefonia mobile consente bonifici di denaro.
Ebbene, secondo gli esperti del WEF, l’ampliamento della blockchain ad un uso aziendale e non più solo finanziario dovrebbe consolidarsi anche nel 2021.
Per esempio, ha confermato Hikmet Ersek, CEO di Western Union, azienda fra i protagonisti nel money transfer internazionale, la blockchain ha consentito la creazione della “WU coin”, aggiornata 21 volte al secondo, ed ora permette alla clientela di effettuare rimesse di denaro in modo continuo ed istantaneo.
Anche le banche centrali, sono attente alla tecnofinanza.
In base alle ultime informazioni disponibili, il mondo accademico conferma un interesse da parte della U.S. Federal Reserve, la Banca Centrale Americana e della sua consorella europea BCE, mentre le cronache avvertono che le banche centrali di Bahamas e Cambogia sono già attive sul mercato. Infine anche la People’s Bank of China ha già predisposto un sistema di bonifici digitali di moneta elettronica, Digital Currency/Electronic Payment-DCEP, che sinora ha effettuato oltre tre milioni di transazioni per un totale superiore al miliardo di renmimbi-CNY, la valuta avente corso legale nel Celeste Impero.
Muovendo dal pubblico al settore privato, ora arriviamo al terzo filone evolutivo previsto per la tecnofinanza nel 2021: sono i codici digitali, i cosiddetti Non- Fungible Token. Si tratta di codici che, quando vengono emessi in modo intercambiabile, cioè fungibile, permettono la compravendita delle criptovalute; semplificando al massimo, è quello che accade con le normali banconote, che tutti accettiamo perché mostrano le medesime caratteristiche di stampa. Ma grazie alla tecnologia blockchain, oggi nel mondo digitale i codici possono venire emessi anche in forma unica, esclusiva, per identificare un preciso bene o servizio, ed assisterne gli scambi o compravendite, a garanzia e tutela dei diritti dei soggetti interessati. Ad esempio questo già accade per la compravendita di opere d’arte. Ma non è che l’inizio di un percorso che arriverà a garantire i diritti d’ autore anche in ambito letterario o musicale; oppure diventare elemento per favorire la integrazione sociale, ad esempio per promuovere o valorizzare produzioni di artisti emergenti.
E siamo all’ultimo stadio, il quarto, della evoluzione digitale prevista nei prossimi dodici mesi: la cosiddetta “decentralized infrastructure”. In parole semplici, commentano gli studiosi del WEF, oggi tutti i dati possono essere centralizzati, usati, aggiornati, e persino trasferiti in un modo istantaneo ed informale. Niente di strano, come già sanno gli utenti di Facebook che per evitare gli aggiornamenti richiesti da questo operatore hanno trasferito tutti i loro dati personali ad un’altra piattaforma di comunicazioni.
Queste premesse dunque anticiperebbero l’inizio “di una generale tendenza a decentralizzare non solo i dati, ma anche la fornitura dei servizi”, osserva Sheila Warren, che prosegue: “l’80% del settore banche-dati immateriali accessibili al pubblico, il cosiddetto public cloud market, al momento è controllato solo da quattro operatori. Agevolare la accessibilità a questo comparto, il cloud storage, è il percorso da seguire. Grazie al progresso dei sistemi di intelligenza artificiale-AI, sono convinta che questa transizione incrementerà la collaborazione tra le competenze umane e quelle digitali, e velocizzerà il passaggio alle nuove capacità sfruttabili grazie alla blockchain, la tecnofinanza”. È un percorso che si annuncia oltre che definitivo, anche irreversibile, commenta il report del WEF, “supportato da una volontà popolare sempre più interessata, malgrado questa sua attenzione sinora sembra motivata dai continui record nelle quotazioni del bitcoin”.
Insomma, da una maggiore sensibilità popolare ad un altrettanto accresciuto interesse delle amministrazioni governative e finanziarie mondiali, il passo non solo è breve ma si conferma logico, proseguono gli esperti, “anche qualora il mercato dovesse rallentare, il che tutto sommato rappresenterebbe un segno di raggiunta maturità.” Quindi il messaggio è chiaro, conclude Sheila Warren: ”possiamo esserne certi: per la tecnofinanza blockchain il 2021 sarà un anno da ricordare”.
Andrea Grandi