Più liberi di muoversi con il passaporto sanitario
Uno dei settori più martoriati dalla pandemia da Covid-19 è stato il settore turistico e alberghiero. Anche la Svizzera ha subito un calo definito storico poiché è dalla fine degli anni ’50 che non si osservavano questi livelli. Parliamo di un calo pari al 40% in meno dei pernottamenti in Svizzera, ancor più considerevole è il calo della domanda straniera pari al 66% di pernottamenti in meno. La situazione Svizzera, ovviamente, non è isolata, ma riguarda un po’ tutte le nazioni coinvolte nella pandemia, tanto che da tempo si parla di “passaporto vaccinale” come strumento per poter tornare a muoversi e viaggiare più liberamente.
Di recente, in occasione del suo primo viaggio all’estero in qualità di presidente della Confederazione, Parmelin ha fatto riferimento alla possibilità per i viaggiatori di usufruire di un passaporto vaccinale con cui si certifica che il viaggiatore provvisto del documento abbia effettuato il vaccino anti Covid e l’idea di questa sorta di “pass” sanitario sembra farsi sempre più concreta in tutta Europa.
In parole semplici: se ci si vaccina contro il Covid-19, si trascrive il dato sul passaporto sanitario e, in questo modo, si è idonei a viaggiare all’interno dell’Ue senza restrizioni, tamponi o quarantene, ma anche nei paesi extra Ue che ne fanno richiesta e aderiscono al protocollo.
Si chiamerà “Green pass” europeo e conterrà tutte le informazioni riguardanti l’epidemia: l’avvenuta vaccinazione e, in caso di malattia pregressa, deve attestare la piena ripresa dal Covid-19, ma anche risultati dei vari test e tamponi. La campagna vaccinale, infatti, non prosegue in maniera omogenea in tutta Europa, per cui, per non creare discriminazioni, è importante che possa viaggiare anche chi non ha ancora fatto il vaccino. In questo caso, il viaggiatore potrà muoversi ugualmente ma seguendo le regole richieste, tamponi e quarantene.
La necessità di un ritorno alla mobilità turistica in vista della prossima estate, impone una certa celerità, tanto che già il 17 marzo la Commissione Ue formalizzerà la proposta sul “passaporto” e si discuterà sulla fisionomia definitiva.
La tempistica richiederà almeno 3 mesi per la realizzazione del pass in tempo per l’estate, dipenderà molto anche dall’amministrazione interna dei singoli Paesi per il lavoro tecnico. Ma in generale i 27 Paesi dell’Unione europea sono concordi a definire un protocollo comune e un sistema digitale che sia valido in tutta Europa in maniera celere e, considerando le ultime affermazioni del presidente della Confederazione, anche la Svizzera sembra aperta alla possibilità di adottare un certificato sanitario digitale.