Draghi sputa fuoco su Erdogan. Si apre un caso diplomatico?
Nella sera di giovedì 8 aprile l’ambasciatore italiano ad Ankara, Massimo Gaiani, viene convocato d’urgenza al Ministero degli Esteri turco. Come mai questa urgenza? Semplice, durante una conferenza stampa il presidente del consiglio italiano, Mario Draghi, ha chiaramente definito “dittatore” il presidente turco Erdogan, un’offesa che non può passare inosservata ma è fortemente condannata dalla Turchia.
Si apre un caso diplomatico, Ankara non ha gradito le espressioni che Mario Draghi ha pubblicamente rivolto al loro presidente “eletto”, come ha scritto in serata il ministro degli esteri turco, Mevlüt Cavusoglu, che definisce le parole di Draghi “impudenti”.
In effetti, non si può dire che Draghi ci sia andato cauto, anzi non le ha proprio mandate a dire definendo Erdogan un “dittatore” di cui però “si ha bisogno per collaborare, o meglio cooperare, uno deve essere franco nell’esprimere la diversità di vedute, di comportamenti, di visioni, ma pronto a cooperare per gli interessi del proprio Paese”.
L’espressione poco cauta, per quanto facilmente condivisibile, rivolta da Draghi al suo collega turco, è scaturita dopo un episodio accaduto durante l’incontro ufficiale tra i due leader Ue, la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen e il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, e il presidente turco Recep Tayyip Erdogan nel palazzo presidenziale di Ankara. Pare infatti che quest’ultimo abbia riservato un’accoglienza discutibile a Ursula Von der Leyen, rimasta senza alcun posto dove sedere. La sala adibita all’incontro ufficiale tra i tre leader, infatti, era stata allestita con due poltrone poste dinnanzi alle bandiere turca ed europea, destinate rispettivamente al presidente turco e al presidente del Consiglio europeo, che ha preso posto dopo che Erdogan lo ha invitato a sedersi, lasciando Ursula Von der Leyen palesemente in imbarazzo, oltre che in piedi, prima di essere sistemata fuori dalla scena principale, sul divano di fianco, da cui la denominazione di “sofagate”.
Trattamento inappropriato!
Viene fuori, inoltre, che questa non è stata l’unica mancanza dedicata alla presidente della Commissione Europea, ma c’è stato anche l’episodio delle due poltrone d’onore di fronte, una per Michel e l’altra per Erdogan, durante il pranzo diplomatico, mentre a Von der Leyen era stata riservata una sedia più piccola, alla destra di Michel. Oppure il fatto che Michel è stato accompagnato al tavolo da due consiglieri diplomatici, mentre Von der Leyen era stata lasciata sola.
Addirittura la foto istituzionale escludeva inizialmente la presidente della Commissione, richiamata alla fine, secondo un documento interno del Consiglio, su “suggerimento” di Michel.
Da questo trattamento, su cui grava peso simbolico della questione di genere e dove la politica gradassa e machista di Erdogan ha trovato una piena espressione mancando di rispetto non solo al genere femminile ma a tutta l’Ue, è scaturito il commento del premier italiano. “Non condivido assolutamente il comportamento di Erdogan nei confronti della presidente Von der Leyen, credo non sia stato appropriato. Mi è dispiaciuto moltissimo per l’umiliazione che Von der Leyen ha dovuto subire”, ha detto ieri sera il premier Draghi in conferenza stampa, ma ha anche aggiunto che “la considerazione da fare è che con questi dittatori di cui però si ha bisogno per collaborare, o meglio cooperare, uno deve essere franco nell’esprimere la diversità di vedute, di comportamenti, di visioni, ma pronto a cooperare per gli interessi del proprio Paese” suggerendo infine che occorre trovare l’“equilibrio giusto”.
Ma la frase non è passata inosservata ad Ankara che immediatamente ha convocato l’ambasciatore italiano al quale è stato riferito dal capo della diplomazia turca Cavusoglu tutto il disappunto sulla considerazione del presidente italiano: “Condanniamo con forza le affermazioni senza controllo del primo ministro italiano nominato Mario Draghi sul nostro presidente eletto”. Ma non finisce qui, perché dalla Turchia lasciano intendere che il protocollo di tutto il cerimoniale era stato concordato con lo staff Ue che, quindi, non avrebbe detto nulla in merito al trattamento riservato a Von der Leyen, lasciata in disparte. Invece, sottolinea il portavoce dell’esecutivo Ue, Eric Mamer, in termini di protocollo i “presidenti della Commissione e del Consiglio europeo sono trattati nello stesso modo”, nessuno prevale sull’altro, dunque. Almeno così dovrebbe essere. Per questo la posizione di Michel che, come suggeriscono in molti, avrebbe dovuto cedere il posto a Von der Leyen, diventa sempre più critica e criticabile.
Turchia: Draghi chieda scusa!
Nel frattempo dalla Turchia impazzano le critiche nei confronti di Mario Draghi dal quale sono pretese delle scuse. È il vice presidente Fuat Oktay che, attraverso twitter condanna le parole di Draghi e chiede che il presidente italiano si scusi: “Condanno le dichiarazioni sfrontate e scandalose del premier Draghi riguardo il nostro presidente che per tutta la sua vita ha fatto gli interessi del suo Paese e della sua Nazione, si è opposto a ogni forma di fascismo e patronaggio e ha vinto ogni elezione con grande fiducia da parte del popolo”.
La condanna alle parole del premier italiano era già stata fortemente espressa alla convocazione dell’ambasciatore italiano, Gaiani, infatti, si legge in una nota che il vice ministro degli Esteri e direttore degli Affari Ue, Faruk Kaymakci, ha affermato che la Turchia “condanna fermamente le dichiarazioni del presidente del Consiglio italiano nominato” e afferma che il presidente Erdogan “è stato eletto con il più alto voto popolare di sostegno in Europa e che noi ci aspettiamo che queste dichiarazioni impertinenti e inopportune, che non possiamo collegare in alcun modo all’amicizia e alleanza turco-italiana, vengano immediatamente ritirate”. Inoltre, ci tiene a precisare Kaymakci “nessuno dovrebbe mettere in dubbio l’ospitalità della Turchia, che la Turchia non prenderà parte a discussioni senza senso e malintenzionate all’interno dell’Ue e che trova vani gli sforzi per minare l’agenda positiva Turchia-Ue”.
L’Ue non prende posizione
Da Bruxelles però non arriva un chiaro sostegno al premier Draghi. Il portavoce della Commissione Ue afferma che “si tratta di un quadro complesso ma non spetta all’Ue qualificare un sistema o una persona”. Non mancano però una serie di preoccupazioni che l’Ue nutre nei confronti della Turchia anche se si coopera in molti settori e che “riguardano la libertà di espressione, i diritti fondamentali, la situazione del sistema giudiziario”. Il sostegno arriva invece dal presidente del gruppo del Partito popolare europeo (Gruppo PPE), Manfred Weber, in una dichiarazione inviata ai media italiani nella quale si legge: “Il primo ministro Draghi ha ragione, sotto la guida del presidente Erdogan la Turchia si è allontanata dallo stato di diritto, dalla democrazia e dalle libertà fondamentali nell’ultimo decennio”. Inoltre, la Turchia “non è un Paese libero per tutti i suoi cittadini – ha aggiunto Weber – se l’Europa vuole costruire un partenariato costruttivo con Paesi come la Turchia, ed è nel nostro interesse strategico farlo, dovremmo parlare chiaramente e onestamente dei fatti sul campo”.