Sempre più adolescenti e bambini pensano al suicidio per sfuggire dall’isolamento, dalle pressioni eccessive, dalla paura esistenziale o perfino dalla violenza domestica. In Francia sedute dallo psicologo gratis per tutti i bambini sofferenti
La pandemia e il lockdown hanno messo a dura prova tutti, ma soprattutto i più piccoli. Uno studio recente condotto dal Centro medico universitario di Amburgo Eppendorf (UKE), infatti, ha evidenziato la particolare situazione in cui si trovano i bambini e i più giovani in questo contesto pandemico con il risultato che, oltre alla qualità della vita, la loro salute mentale ed emotiva si è fortemente compromessa. “Essere un bambino ai tempi di Corona” è invece un altro studio eseguito dal German Youth Institute (DJI) di Monaco, con risultati analoghi per quanto riguarda la gravità emotiva e psicologica dei bambini. Anche l’Università del Danubio Krems, in collaborazione con l’Università di Medicina di Vienna, rivela risultati allarmanti sulla salute mentale degli scolari: pare che addirittura il16% degli studenti abbia pensieri suicidi e più della metà soffra di sintomi depressivi. Questa spinta al suicidio da parte degli adolescenti, ma anche bambini, sembra che sia dettata dalla volontà di sfuggire dall’isolamento, dalle pressioni eccessive, dalla paura esistenziale o dalla violenza domestica, ovvero dalle dinamiche strettamente connesse al lockdown e alla situazione pandemica. Anche una ricerca dell’Ospedale Gaslini di Genova sui minori denuncia un grande impatto psicologico del lockdown e della pandemia Covid-19 sui bambini e giovani dai 6 ai 18 anni ed evidenziano disturbi quali l’aumento dell’irritabilità, i disturbi del sonno (paura del buio, risvegli notturni, difficoltà di addormentamento) e i disturbi d’ansia (inquietudine, ansia da separazione).
L’Unicef difronte a tutto ciò denuncia una situazione davvero preoccupante: “Con i lockdown nazionali e le restrizioni di movimento legate alla pandemia, è stato un anno lungo per tutti noi, ma soprattutto per i bambini”, ha dichiarato Henrietta Fore, Direttore generale Unicef. “Quando – giorno dopo giorno – devi stare lontano dagli amici e distante dagli affetti e magari anche bloccato a casa con qualcuno che usa violenza, l’impatto è importante. Molti bambini hanno paura, si sentono soli, in ansia e preoccupati per il loro futuro. Dobbiamo uscire da questa pandemia con un migliore approccio alla salute mentale di bambini e adolescenti e dobbiamo cominciare dando a questa tematica l’attenzione che merita”. Il quadro generale che ne emerge non è da sottovalutare, tanto che l’Unicef ha deciso di dedicare il rapporto biennale State of the World’s Children alla salute mentale di bambini e adolescenti per incoraggiare i governi a porre un’attenzione maggiore sul tema. “Se non abbiamo compreso pienamente l’urgenza prima della pandemia da Covid-19, sicuramente lo faremo adesso”, ha aggiunto Fore. “I paesi devono investire fortemente in servizi di salute mentale ampliati e supportare i giovani e coloro che si prendono cura di loro nelle comunità e nelle scuole. Abbiamo anche bisogno di programmi per la genitorialità a più ampia scala per assicurare che i bambini delle famiglie vulnerabili ricevano il sostegno e la protezione di cui hanno bisogno a casa”.
La Francia paga lo psicologo ai bambini
Una prima risposta che sembra interessante è quella che arriva dalla Francia che finanzierà il sostegno psicologico per bambini e adolescenti della fascia di età compresa tra i 3 e i 17 anni che hanno subito i contraccolpi della crisi sanitaria e del lockdown. Qui, infatti, dove il ricorso ai servizi di psichiatria è aumentato del 40% nel 2020, ogni bambino che necessita di un supporto psicologico potrà usufruire del servizio completamente a spese dello Stato fino a 10 sedute.
Quello della Francia è un primo passo, oltre che un buon esempio da seguire, ma l’Unicef stila una serie di provvedimenti rivolti ai governi e alle autorità di protezione dell’infanzia per garantire la tutela dei più piccoli e che riguarda in particolare la formazione del personale di istituti sanitari, scolastici e di assistenza sulla protezione dell’infanzia; il sostegno mirato a istituti di assistenza e famiglie, soprattutto quelle svantaggiate, per garantire il benessere psichico dei bambini; sostegno finanziario e materiale a famiglie bisognose.
In Italia si fa ancora poco
La problematica riguarda anche l’Italia dove il ministero dell’Istruzione ha stanziato 40 milioni ad agosto dello scorso anno alle scuole per attivare sportelli di ascolto psicologico dei ragazzi di tutte le età e dei professori. Inoltre altri fondi in arrivo dal decreto sostegni potranno essere dedicate proprio a questo aspetto, anche se ancora non sembra essere abbastanza. Avverte il presidente dell’Ordine psicologi David Lazzari che “i nuovi fondi non sono vincolati: avrebbero dovuto inserire una clausola perché una quota specifica venisse destinata al supporto psicologico. Le scuole potranno usarli per questa esigenza ma anche no”. Nel ricordare che in Italia un terzo dei bambini/adolescenti ha problemi psicologici significativi, Lazzari sostiene tra le azioni possibili quella di creare dei voucher “ad esempio per chi ha figli minorenni, o per chi ha il reddito isee basso”, ma soprattutto, bisogna agire a livello scolastico e in modo strutturale aumentando le figure professionali come appunto gli psicologi.
Redazione La Pagina