Dal 13 maggio l’ultimo film di Gabriele Muccino approda nelle sale Svizzere
“Gli anni più belli” non può che essere un film di Gabriele Muccino, a cominciare dal cast fino alle tematiche che riguardano una generazione precisa, quella dei 40enni di oggi. “Gli anni più belli”, infatti, è il film della generazione che ha vissuto l’adolescenza durante gli anni piombo, che ha assistito eventi storici, come la caduta del muro di Berlino, mani pulite o l’attacco alle Torri Gemelle, destinati a cambiare il mondo. Attraverso la storia personale e l’amicizia di quattro ragazzi, percorriamo quarant’anni di storia d’Italia. Sono Giulio, Paolo e Riccardo (o “sopravvissù”) ai quali poi si unisce Gemma, interpretati nell’età matura da Pierfrancesco Favino, Kim Rossi Stuart, Claudio Santamaria e Micaela Ramazzotti, le cui storie dagli anni ’80 fino ai nostri giorni si incrociano, si distanziano, entrano in conflitto per poi ritrovarsi in età matura, quando si prende coscienza di quale siano i valori più importanti della vita. Il cast lo conosciamo benissimo, è un cast del tutto “mucciniano” con attori – bravi tutti, ma una menzione a parte merita Kim Rossi Stuart – che ritroviamo spesso nei film del regista e ai quali si unisce Emma Marrone nel suo esordio come attrice, che ha superato a pieni voti: “Ho accettato questa sfida. Mi sentivo piccola piccola in mezzo a questi titani del cinema italiano, che però mi hanno sorretta e aiutata”, ha detto la cantante parlando del suo ruolo. Il riferimento principale è il capolavoro di Scola, “C’eravamo tanto amati”, in modo evidente nell’affidare il racconto di alcune parti salienti agli stessi protagonisti che interrompono per un momento la vicenda per rivolgersi direttamente allo spettatore, sguardo fisso in camera, e dire di sé o il proprio punto di vista. “Gli anni più belli”, ha detto il regista durante la presentazione del film “è decisamente un film sull’amicizia. Il collante è il valore che l’amicizia ha dato come input alle loro esistenze, che sembrano naufragare per gran parte del film, ma che ritornano sempre alle origini”. Certamente, insieme all’amicizia è anche il tempo il grande motore di questo film, come spiega il regista, “ogni scelta comporta un cambio di direzione, che a sua volta porta il nostro destino da una parte o da un’altra. Gli anni più belli sono quelli in cui si sente di avere qualcosa da esplorare e che non sono collegabili a un’età precisa”. La scena chiave, anche la scena più bella, dove passato e presente si ricongiungono, è quella che dal teatro parte il flashback della morte del pappagallino insieme alla disperata corsa sulle rampe di scale della protagonista, che salendo ripercorre tutte le età trascorse tra i conflitti e le liti, superandole, per ricongiungersi finalmente al suo amato e ricominciare proprio dal momento in cui tutto andava bene. “Alle cose che fanno stare bene” è il brindisi che sancisce l’amicizia dei quattro nei momenti migliori, che siano essi sedicenni carichi di speranze per il futuro, o maturi quarantenni con un carico di vissuto, delusioni, esperienze, conquiste e anche successi alle spalle.
“Gli anni più belli”, l’ultimo capolavoro di Gabriele Muccino, che ripropone nel titolo il brano inedito e omonimo di Claudio Baglioni, sarà proiettato in Svizzera a partire dal 13 maggio.
Redazione La Pagina