Mentre in Italia si discute sulla legge Zan, si avvicina la ricorrenza mondiale che per molti versi tocca proprio questa problematica: la Giornata Mondiale dedicata alle famiglie, celebrata il 15 maggio.
Istituita dall’Onu, questa ricorrenza serve a promuovere politiche e azioni di sostegno alle famiglie, per contribuire alla riduzione della povertà e ai rischi emergenti di esclusione sociale; per garantire l’equilibrio di genere e la conciliazione tempi di lavoro e di famiglia; per favorire l’integrazione sociale e intergenerazionale. La giornata mondiale, inoltre, è dedicata a tutti i modi possibili di essere famiglia – monoparentale, omogenitoriale e ricomposta – e dare ad ognuna una pari dignità. Inoltre, proprio per registrare i cambiamenti sociali che stanno avvenendo, l’ONU parla di Giornata mondiale delle “famiglie” al plurale e non più declinata al singolare, come invece era espressa in passato.
I tempi cambiano e le coscienze si aprono. Tutte? Se consideriamo quello che sta avvenendo in Italia negli ultimi tempi, in merito al ddl Zan, un po’ perplessità è d’uopo.
Il disegno di legge Zan, che prende il nome dal suo relatore, il deputato del Pd Alessandro Zan, è una normativa contro discriminazioni e violenze per orientamento sessuale e identità di genere e disabilità. Il ddl è già stato approvato dalla Camera dei deputati il 4 novembre 2020, ma in questo momento è ferma al Senato in attesa di calendarizzazione. Non è difficile immaginare quale sia la parte politica che intralcia il percorso. In modo particolare, chi non è d’accordo alla legge, parte del centrodestra e parte del mondo cattolico conservatore, asserisce che sia un intralcio alla famiglia tradizionale, quella composta da madre, padre e figli. Oltre all’inserimento di definizioni quali “identità di genere” nel codice, il centrodestra teme che l’attività in difesa della famiglia tradizionale possa essere citata come “discriminazione”. Quali possono essere le attività che questa parte politica ci tiene a poter ancora attuare senza che possano essere accusati di discriminazione? Si vuole, ad esempio, continuare a fare quelle assurde e anacronistiche campagne contro l’equiparazione dei diritti delle coppie dello stesso sesso rispetto al matrimonio o sulle adozioni.
“Ci mandate in prigione per un’opinione!” è una delle scritte che ha circolato su un camion a Milano questo fine settimana, dove ha avuto luogo una manifestazione a favore dell’approvazione del ddl Zan e dove il comitato Pro Vita & Famiglia onlus non poteva certamente stare a guardare in silenzio. “Dopo aver subito una vera e propria censura dai mass media, dopo l’attacco personale di Fedez, dopo aver riscontrato l’impossibilità di parlare dei contenuti della legge e aver subito la solita propaganda ed insulti a basso prezzo, dopo che gli italiani ci hanno scritto a migliaia e migliaia per chiederci di andare avanti, riteniamo che una voce libera e controcorrente debba poter alzarsi anche dove non gli è data parola. Contro il bavaglio, contro l’invenzione dell’omotransfobia come allarme sociale (smentita dai dati del Ministero dell’Interno), per evitare i corsi di educazione all’omosessualità, alla transessualità, al lesbismo e alla bisessualità nelle scuole dei nostri figli, ci siamo anche noi a Milano! E a modo nostro” ha spiegato il vice presidente del comitato Jacopo Coghe. La storia ci insegna che i cambiamenti non sono mai stati accettati in tempi brevi, ma è vero che in fatto di omosessualità i tempi si stanno riducendo notevolmente grazie ad una preziosa presa di coscienza dell’umanità intera sulla questione. Ricordiamo che ancora alla fine del secolo scorso in tutto l’occidente era reato essere omosessuali. Inoltre in soli 40 anni l’omosessualità è passata dal codice penale al codice civile. Se già nel 1993 a livello mondiale l’assemblea generale delle Nazioni Unite ha deciso che il 15 maggio si deve celebrare la Giornata mondiale delle famiglie – e non più della famiglia – per dare dignità a tutti i modi possibili di essere un nucleo familare, è chiaro a quanto sia avanzato il livello di consapevolezza relativo alla questione. In questo ambito, per fortuna, si stanno notando cambiamenti legittimi in tempi rapidi proprio perché ormai è chiaro che affinché una società funzioni – e soprattutto una società multiforme e variegata come quella attuale – è necessario che diritti fondamentali come quelli dell’integrazione e dell’uguaglianza siano garantiti a tutti, nessuno escluso. Chi non capisce questi concetti è semplicemente fuori dalla realtà, dove una famiglia è una struttura sociale caratterizzata dall’affetto e dalla cura reciproca dei componenti, a prescindere dal loro sesso, dal loro grado di parentela.
Redazione La Pagina