È un vertice carico di significati quello che sta per iniziare a Ginevra tra il presidente russo Vladimir Putin e quello americano Joe Biden. Per quest’ultimo, la sosta in Svizzera è solo la tappa di un viaggio che lo ha già visto presenziare in Gran Bretagna al G7, l’incontro delle sette maggiori super-potenze economiche mondiali, alla riunione della Nato, ed una visita al Parlamento Europeo, a Bruxelles.
Il vertice ginevrino ha una forte valenza simbolica anche perché, specie dal punto di vista americano, a livello internazionale segna la fine della stagione trumpiana di presenza confrontazionale USA nella diplomazia mondiale. “America is back”, ha detto Biden appena sbarcato in Gran Bretagna. Ma sarebbe meglio interpretare questa frase come un ritorno degli USA al ruolo che compete non solo all’America ma anche tutte le nazioni che intendano la diplomazia come il risultato di un dialogo, oggi finalmente tornato ad essere una relazione fra persone dopo i lunghi mesi di distanziamento sociale imposti dalla pandemia.
Tra imponenti misure di sicurezza, al suo arrivo a Ginevra Joe Biden ed il segretario di stato Anthony Blinken, sono stati accolti e quindi ricevuto in udienza privata dal ministro degli esteri svizzero, Ignazio Cassis, e dal presidente della Confederazione Guy Parmelin.
Anche la città del Lemano con questo incontro è tornata protagonista della scena diplomatica mondiale. Tremila i giornalisti accreditati, provenienti da ogni parte del mondo. Quattromila gli addetti alla sicurezza mobilitati dalle autorità svizzere. Seicento per parte, gli assistenti diplomatici russi e rispettivamente americani a disposizione dei due presidenti.
Paradossalmente, la impressione che sia ha girando a Ginevra è che la città si trovi paralizzata, sorpresa da un mondo che finalmente è tornato a muoversi ed incontrarsi.
Al termine dei colloqui avuti con il presidente americano, cui la stampa non ha potuto assistere, Guy Parmelin e Ignazio Cassis, Presidente e ministro degli esteri svizzeri, si sono concessi alle domande dei giornalisti e hanno anticipato alcuni dei temi di fondo che verranno approfonditi nei prossimi mesi con la amministrazione statunitense.
Anche a Ginevra, cosi’ come al G7 britannico, sconfiggere la pandemia, e la preservazione delle risorse climatiche si conferma léa priorità della diplomazia mondiale, come ci vedremo confermare anche nel prossimo incontro del G-20 a Venezia ad inizio luglio.
Intanto a Ginevra, Biden e Parmelin hanno concordato di intensificare gli scambi in materia di formazione professionale, tema già messo in agenda fra i due paesi durante la presidenza di Barack Obama.
Ma non è che l’inizio: Biden ha promesso alla Svizzera, che nelle scorse settimane ha abbandonato le discussioni negoziali con la Unione Europea, di favorire un accordo di libero scambio commerciale fra i due paesi.
Anche livello politico non sono mancate occasioni di dialogo, sia pure nei limiti dei trenta minuti che il protocollo ha consentito alle due delegazioni.
È stato infatti ricordato che da oltre quarant’anni la Svizzera rappresenta in Iran gli interessi americani, tra l’altro attivandosi per lo scambio ed il rimpatrio di prigionieri americani detenuti all’estero.
Piena intesa fra i due governi anche per concedere sussidi umanitari e l’acquisto di vaccini e cure sanitarie da dedicare a favore dei paesi in via di sviluppo, affinché i grandi malati del mondo non diventino anche i grandi esclusi dalla ripresa economica ed industriale.
Ginevra, ha aggiunto il Ministro degli esteri svizzero, sta per diventare la capitale anche della digital governance mondiale, la capitale dei protocolli informatici a livello planetario. La notizia non dovrebbe stupire gli esperti che già sanno che proprio al Cern di Ginevra, l’organizzazione europea per gli studi nucleari, venne inventato il world wide web, in origine per facilitare le comunicazioni interne.
Esercizio diplomatico come da copione, infine, in tema di fiscalità. Nel loro incontro odierno i rappresentanti svizzeri ed americani hanno brevemente commentato le recenti osservazioni del presidente Biden che ha definito la Confederazione un paradiso fiscale. Ricordiamo, ha concluso il presidente svizzero Parmelin sollecitato dai giornalisti, che la Svizzera rispetta tutti i parametri fiscali prescritti dall’OECD, la organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico.
di Andrea Grandi