Come in una relazione tra causa ed effetto, se da un lato il Consiglio Federale procede con l’allentamento delle restrizioni sanitarie, altrettanto il mondo economico torna alla normalità, specie nei settori confortati da buone prospettive di sviluppo.
E sono cifre infatti positive quelle del settore assicurativo canton-ticinese, che nei giorni scorsi Samuele Donnini, Presidente della Sezione Ticino dell’Associazione Svizzera di Assicurazioni-ASA, e Christian Vitta, Consigliere di Stato e Direttore del Dipartimento delle finanze e dell’economia-DFE del Cantone Ticino, hanno segnalato ai media.
Fatti e non parole, a proposito del mercato assicurativo ticinese nel periodo 2000-2019, sono poi stati presentati anche da Marc Bros de Puechredon, Presidente della direzione generale di BAK Economics AG di Basilea, uno dei più autorevoli centri di ricerca economica svizzeri.
Iniziamo dai fatti, riconoscendo che il Canton Zurigo si conferma la principale piazza assicurativa della Confederazione.
Ma anche il Ticino mostra numeri positivi ben oltre il semplice valore percentuale.
In termini generali, il settore finanziario cantonale è suddiviso in tre categorie: banche, assicurazioni ed altri operatori finanziari, come ad esempio gli intermediari assicurativi, i brokers.
In termini di valore aggiunto, la attività di queste tre categorie ammonta a 2.7 miliardi di franchi, ovvero l’8.2% del totale ticinese, ed impiega 10’600 dipendenti, pari al 5.4% delle unità a tempo pieno disponibili nella Svizzera italiana.
Esaminiamo ora il rapporto tra valore aggiunto ed impieghi, iniziando proprio dalle statistiche sulla redditività: al primo posto troviamo le banche (56.6%), poi le assicurazioni (22.8%) ed infine gli altri servizi finanziari (20.5%).
Le posizioni cambiano quando si osserva il medesimo comparto in termini di occupazione: le banche restano in testa (57.2%), seguite dal gruppo degli altri servizi finanziari (31.4%), e solo dopo dalle assicurazioni (11.4%).
Quindi il mercato assicurativo ticinese, seppur redditizio, dispone di una forza lavoro, nell’ultimo ventennio addirittura regredita del 21%, inferiore agli altri operatori finanziari attivi nel territorio.
Perché? “Questa particolare dinamica”, ha chiarito BAK AG, “può essere spiegata con la introduzione di nuove direttive (anche a livello europeo) che hanno limitato la possibilità per le compagnie assicurative ticinesi di fornire i propri servizi a cittadini residenti in Italia. A ciò si aggiunge,” prosegue il report del centro studi basilese, “il fenomeno della digitalizzazione e quello dello spostamento di alcune attività specifiche, come ad esempio la gestione dei sinistri, presso sedi assicurative basate fuori dal perimetro cantonale”.
Tuttavia questa perdita di impieghi non deve essere intesa come una loro scomparsa.
Al contrario, “la esternalizzazione delle attività di intermediazione ha portato ad una crescita dei posti di lavoro presso altri servizi finanziari. Ed ecco,” osserva BAK AG, “che la occupazione proprio nel settore degli altri servizi finanziari ha quindi registrato una crescita significativa e questo, tra il 2000 ed il 2019, ha consentito di mantenere complessivamente stabile la occupazione nell’intero settore finanziario ticinese”.
Nel 2019 il valore nominale lordo del settore assicurativo cantonale è stato di 611 milioni di franchi, che equivale al 1.9% del totale del valore aggiunto prodotto a livello ticinese, e ha confermato la concentrazione dei suoi operatori nella macro-area luganese (356, ovvero il 58% del totale), seguita dalla regione bellinzonese (218, cioè il 36%) ed infine da altre località nel territorio (38 unità, il 6% del mercato).
“Va comunque sottolineato”, avverte BAK AG, “che le ricadute fiscali derivate dalle attività del settore assicurativo non interessano solo i distretti dove sono fisicamente presenti le sedi delle diverse compagnie, ma anche tutti i comuni di domicilio dei rispettivi dipendenti, il cui lavoro è caratterizzato da una significativa mobilità, per cui molti collaboratori delle compagnie assicurative possono solitamente contare su una clientela sparsa in vari distretti del cantone.”
Note positive giungono anche da un confronto tra l’andamento del settore assicurativo ticinese e quello dei mercati finanziari nel loro insieme: questi ultimi nel 2000-2001 hanno sofferto la crisi delle società di servizi legate al settore informatico, le dot-com, e nel 2007-2009 sono stati ulteriormente penalizzati dal crollo dei mutui ipotecari americani, i sub-prime.
Invece, osserva BAK AG, nel periodo 2000-2009 il valore generato dalle compagnie assicurative ticinesi, è cresciuto annualmente del 4.9%, a fronte di un progresso solo dello 0.1% per il settore finanziario cantonale e del 2.2% della economia ticinese.
Valori simili ma sempre positivi si confermano anche nel successivo periodo 2010-2019 per le compagnie assicurative ticinesi: hanno segnato una crescita del 2.6% contro un più 1% del settore finanziario, ed ancora il 2.2% della economia svizzero-italiana.
Se infine esaminiamo questi risultati nel generale contesto del mercato svizzero, si nota che la dinamica di crescita del settore assicurativo ticinese é inferiore, ma solo di poco, a quella federale.
La spiegazione di questo fenomeno “va ricondotta ”, avverte BAK AG, “all’alto grado di produttività delle società di riassicurazione, che tuttavia restano localizzate in particolare nella regione di Zurigo”.
Ecco dunque giustificarsi una doverosa e non casuale annotazione conclusiva.
A conferma della favorevole evoluzione prospettata dalla macro-area svizzero-italiana, l’Associazione Svizzera d’Assicurazioni (www.svv.ch) ha deciso che nel 2021 la più importante manifestazione annuale del settore assicurativo elvetico, La Giornata degli Assicuratori, si svolga proprio in Canton Ticino, presso il Lugano Arte e Cultura-LAC, centro espositivo sulle rive del Lago Ceresio che solo di recente è tornato in attività dopo una lunga interruzione dovuta alle problematiche degli ultimi mesi.
di Andrea Grandi