Dopo la scandalosa ultima elezione dei Com.It.Es. (unici organi di rappresentanza eletti dagli italiani all’estero) del 2015, avvenuta con il voto inferiore al 4% degli aventi diritto, l’Italia ha pubblicato, attraverso la rete diplomatica, le modalità della “Domanda di iscrizione nell’elenco elettorale per le elezioni dei Com.It.Es.”.
Se mai fossero rimasti dei dubbi sugli ulteriori tentativi per indebolire e magari togliere di mezzo definitivamente le rappresentanze elette, con la nuova tipologia di domanda proposta, i dubbi sono divenuti certezza e, con questo sistema, si rischia di non arrivare nemmeno al 2% degli aventi diritto tra coloro che abbiano l’intenzione di partecipare al voto. Già nel 2015 si erano riscontrate molte difficoltà per far iscrivere i connazionali nelle liste per le elezioni dei Com.It.Es.
Per questa tornata elettorale, invece di snellire la domanda di iscrizione, si è previsto di esigere (obbligatoriamente) diversi altri documenti quali il Codice Fiscale, il numero di telefono e, soprattutto, l’indirizzo e-mail.
La procedura per ottenere la domanda di iscrizione alle liste prevede l’inserimento di alcune informazioni che, allo stato, sembrano non essere necessarie, essendo le stesse reperibili dalle banche dati degli stessi Consolati nella sezione dell’AIRE (Anagrafe Italiani residenti all’estero). Pertanto, l’ulteriore richiesta, come da formulario predisposto, di dati quali il codice fiscale, il numero di telefono o, obbligatoriamente, un indirizzo di posta elettronica sembra essere inutile ed anche impeditivo all’iscrizione per chi non possedesse una mail o non fosse in grado di gestirla.
Molti connazionali stanno evidenziando le proprie difficoltà ad inserire dati sensibili e tra questi vi è chi non vuole diffondere la propria mail in difesa della protezione dei dati personali, decisiva per la sfida digitale discussa proprio in questi giorni anche a Ginevra.
Questo tipo di procedura potrebbe favorire ancora di più la mancata iscrizione alle liste e diminuire la partecipazione al voto di tantissimi connazionali.
Secondo i dati di qualche mese fa, gli italiani iscritti nelle liste AIRE consolari erano più di 6 milioni, quasi 3 milioni e mezzo solo in Europa. Esistono, poi, circa 1700 associazioni attive, che operano nei vari settori, che ogni anno si spendono in maniera volontaria per rappresentare al meglio i valori italiani all’estero.
Certamente, un numero inestimabile di valore umano che, oltre a favorire l’esportazione dei prodotti italiani nel Mondo, continua ad essere una fonte di guadagno anche nel turismo delle radici. Quindi, penso che, i figli della Patria all’estero, abbiano il diritto di avere un po’ più di considerazione da parte di chi ha il dovere di governare tutti gli italiani e non solo quelli in Italia. Pertanto, esorto i Parlamentari eletti all’estero e gli organi di competenza come il CGIE, di opporsi a questo tipo di documento che di fatto impedirà l’iscrizione di molte persone ledendo il loro sacrosanto e costituzionalmente garantito, diritto di voto.
Un primo passo è stato fatto già con il Console Generale d’Italia a Ginevra, Tomaso Pietro Marchegiani che, dopo aver chiesto un incontro chiarificatorio, mi ha confermato che la rete diplomatica in Svizzera si è già mossa per chiede al MAECI una migliore interpretazione della “Domanda di iscrizione nell’elenco elettorale per le elezioni dei Com.It.Es.”.
Subito dopo la pubblicazione del documento, ho interpellato anche diversi parlamentari eletti all’estero per chiedere spiegazioni e di intervenire in proposito. Alcuni hanno ricevuto risposte incomprensibili, altri stanno preparando un’interrogazione parlamentare urgente, altri ancora, come l’On. Fucsia Nissoli, mi ha ricordato che pochi giorni fa, ha ricevuto la risposta del Vice Ministro Marina Sereni, in cui dà la piena disponibilità a ridurre le firme per la presentazione delle liste. Inoltre, la stessa On. Nissoli, dopo aver sollecitato Luigi Vignali (Direttore Generale Italiani all’estero del MAECI), ha ricevuto la risposta che mi ha prontamente comunicato: Invero il Codice Fiscale non dovrebbe essere obbligatorio nel modulo cartaceo, né è richiesto per iscriversi su Fast It…. Un indirizzo mail sarebbe invece condizione importante per tenere i contatti con la collettività e mantenerla informata. Mi accingo comunque a inviare istruzioni alla rete, per specificare che questi due campi NON vanno considerati come obbligatori.
La Senatrice Laura Garavini, di contro, ha comunicato al sottoscritto che tutto è stato risolto, gli On.li Schirò, Billi e Ungaro stanno prendendo provvedimenti e ci daranno una risposta al più presto.
Tra le molte incomprensioni di questa storia, è che nessuno sapeva di questo documento, mi riferisco al CGIE, principale interlocutore del MAECI, e nemmeno i Parlamentari eletti all’estero. Ancora una volta, questo modo di agire, mette in difficoltà la credibilità degli organi eletti.
Molti connazionali nel mondo, non saranno in grado di fornire alcuno dei documenti richiesti come il Codice Fiscale. Oltre oceano, tanti non hanno mai avuto bisogno del CF. Non tutti i connazionali dell’emigrazione storica ha una e-mail e nemmeno un numero di telefono. In tal caso che fanno gli operatori consolari, rifiutano la domanda e non inviano il plico elettorale?
Auspico che, in tempi rapidi, si possa provvedere a semplificare la domanda e chiedere solo le informazioni necessari per verificare se l’elettore è realmente iscritto all’AIRE.
di Carmelo Vaccaro