Le parole che meglio definiscono la settimana appena trascorsa sono “talebani” e “profughi”. Due parole fortemente unite ma assolutamente contrastanti. Una esiste con la presenza dell’altra. Uno arriva l’altro fugge. Sembra ormai che sia una disputa tra loro. Il campo di scontro si allarga, va oltre l’Afghanistan, o almeno c’è chi ci prova. I più fortunati, se così si possono definire, vengono detti “profughi” e sarebbero quelli che riescono a fuggire dal territorio ormai sotto il controllo dei “talebani” e trovano salvezza in altri territori – i democratici – che dovrebbero accoglierli. Ma pare che questo aspetto stia cambiando, che le posizioni assunte a riguardo stiano prendendo altre direzioni e in un fiat i profughi vengono considerati alla stregua dei clandestini.
Gli stati occidentali – i democratici – sono pronti o sono conviti di voler accogliere i profughi che scappano dall’Afghanistan? Molti sono i dubbi e le diverse dichiarazioni che giungono dai vari Paesi sono dei rifiuti all’accoglienza mal celati con parole di circostanza. Abbiamo visto tutti le scene aberranti di gente che pur di scappare si appende a morte certa aggrappandosi alle ruote degli aerei; donne impaurite che scappano o cancellano la propria identità, per non diventare schiave sessuali; madri disperate che consegnano a mani sconosciute i propri figli in fasce attraverso fili spinati, pur di allontanarli dal terrore talebano. Nonostante queste ed altre notizie di pura disperazione, non si riesce a creare quei “corridoi umanitari” che molti suggeriscono, richiedono. Quei corridoi umanitari che in questo momento sono indispensabili, risultano impossibili soprattutto a causa della paura: ci si spaventa del numero di profughi che puntano gli Stati che avrebbero dovuto offrire loro democrazia e la paura ci rende tutti meno umani.
Gli Stati democratici hanno paura di profughi impauriti e che scappano da quello stesso luogo dove la democrazia ha fallito. Si doveva essere democratici e non si riesce ad essere nemmeno umani. La questione Afghana fa paura a tutti, ma chi ne paga le conseguenze, come sempre, non ha colpe e questo non ha nulla a che fare con la democrazia e purtroppo neanche con l’essere umani.
Redazione La Pagina