In Svizzera si pensa all’obbligo del certificato vaccinale. Berset: “Senza certificato, potremmo essere costretti a tornare alle chiusure”
Rimane una grande incertezza sull’evoluzione dell’epidemia da Covid-19 in corso, ad oggi è possibile constatare l’aumento dei ricoveri negli ospedali favorito dal basso tasso di vaccinati che in Svizzera è attestato al 53% della popolazione, contro la media Ue del 63%. L’aumento dei contagi si deve anche alla maggiore trasmissibilità della variante Delta, unita agli allentamenti delle restrizioni e una maggiore mobilità a causa delle ferie, con i rientri dalle vacanze o i turisti che visitano la Confederazione. Così, nella seduta del 25 agosto 2021, Alain Berset ha anticipato un rafforzamento dei provvedimenti che attualmente viene valutato dai Cantoni e dalle parti sociali, che dovranno esprimersi in proposito entro il 30 agosto 2021.
Certificato vaccinale obbligatorio
È soprattutto l’obbligo del certificato vaccinale ad essere sotto l’occhio del ciclone. Il Consiglio federale intende proporre in particolare l’estensione dell’obbligo del certificato negli spazi interni di ristoranti, strutture culturali e per il tempo libero e per le manifestazioni al chiuso. Un’azione già attuata in Italia, per esempio, dove l’uso obbligatorio del Green Pass in determinati luoghi e alcune occasioni è entrato in funzione già dal 6 agosto.
Si punta all’uso del certificato vaccinale obbligatorio poiché fino adesso è il mezzo più efficace per ridurre il rischio di trasmissione, perché s’incontrerebbero fra loro soltanto persone non contagiose o con un basso rischio di contagio. In questo modo, si vorrebbe evitare di affrontare una eventuale nuova ondata – la quarta – con le chiusure di interi settori o al divieto di determinate attività. “Senza certificato, – ha spiegato Berset – potremmo essere costretti a tornare alle chiusure”.
Il controllo del certificato vaccinale dovrà essere effettuato al primo contatto con il personale, mentre non sarà necessario per le terrazze e gli spazi all’aperto. Lo stesso vale per le strutture delle attività culturali e del tempo libero quali musei, zoo, palestre, piscine coperte, parchi acquatici, bagni termali, sale biliardo e case da gioco.
Non è obbligatorio il certificato vaccinale per il personale, ma in questo caso i dipendenti dovranno portare la mascherina sul posto di lavoro, che potrà essere evitata solo se l’intero personale è in possesso del certificato vaccinale.
Obbligo di certificato anche per eventi come concerti, teatro, cinema, manifestazioni sportive, eventi privati con un certo numero di invitati (come i matrimoni). Per altri, quali manifestazioni politiche e religiose con un massimo di 30 persone al chiuso vige l’obbligo di mascherina ma non quello del certificato vaccinale.
Rimangono invariate le solite norme di igiene e distanziamento sociale, le regole di quarantena e l’uso obbligatorio delle mascherine nelle aree interne accessibili al pubblico, nei negozi e sui trasporti pubblici.
Test COVID a pagamento
Altra decisione rilevante è che a partire dal 1° di ottobre i test COVID per ottenere il certificato sanitario, saranno a carico di chi richiede il test. Questo vuol dire che la Confederazione non se ne addossa più il pagamento. Secondo il Consiglio federale, la Confederazione non più coprire le spese di chi ha avuto – ed ha tuttora – la possibilità di vaccinarsi gratuitamente e non lo ha ancora fatto.
Anzi, in futuro potranno farsi vaccinare nel territorio elvetico anche gli svizzeri all’estero che non hanno l’assicurazione malattie obbligatoria in Svizzera e i frontalieri che si trovano nella stessa situazione, secondo una modifica decisa dal Consiglio federale dell’ordinanza sulle epidemie per la quale i costi saranno a carico della Confederazione.
Per questo motivo, a partire dal mese di ottobre, i test COVID saranno effettuati a spese del singolo cittadino, ad eccezione dei bambini sotto i 16 anni e chi è esente dal vaccino per questioni di salute. Chi effettuerà il test per sintomi rimarrà gratis, ma non sarà possibile ottenere il certificato sanitario.
Gli obiettivi principali di questi interventi sono volti ad affrontare in maniera meno rigida la quarta ondata che ormai sembra essere certa. Si vuole anche intervenire in tempo per evitare le chiusure degli esercizi commerciali e le interruzioni delle attività contro la diffusione del virus. Inoltre si pensa soprattutto ad impedire l’affollamento negli ospedali dei ricoveri, che sono in forte aumento e che potrebbero intralciare operazioni e cure di tutte le altre malattie che necessitano azioni tempestive.
Redazione La Pagina