È allo studio la riforma del fisco, che di per sé non è una notizia ne buona ne cattiva, tutto dipende dove il politici intendono andare a parare. Il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha più volte detto che questo è il momento di dare e non di prendere i soldi dai cittadini, ma a distanza di quattro mesi dall’insediamento del nuovo governo si comincia a dubitare di una simile affermazione. Di fatto nella stesura della bozza della legge sulla riforma del fisco viene inserita la delega per la riforma del catasto, per rivedere gli estimi, visto che trattasi di dati di parecchi anni fa è facile prevedere che detta operazione produrrà un significativo aumento delle tasse sul mattone, oggi già pari a 50 miliardi di euro l’anno, tra imposta municipale unica, tassa sull’immondizia, imposte di registro, imposte sul reddito da locazione e così di seguito. Una simile delega non dovrebbe neppure essere chiesta, a seguito di una indagine, le commissioni Finanze del Senato e della Camera, in un primo momento avevano tralasciato questo punto, per evitare un ulteriore stangata ai danni dei proprietari di immobili.
Con la scusa di adeguare le rendite catastali al valore reale di mercato, si cerca di addolcire il boccone amaro, che i proprietari di immobili dovranno ingoiare, mentre il vero scopo è quello di aumentare il gettito fiscale. Grazie all’esimio senatore a vita Mario Monti, che nel 2012 introdusse l’IMU al posto dell’ICI portando la tassazione a livelli quasi insopportabili, oggi si vuole di nuovo interagire sugli immobili utilizzandoli come un bancomat, per questo motivo di fatto il patrimonio immobiliare italiano ogni anno annovera un aumento spropositato di fabbricati collabenti “ruderi”, in crescita del 10% annuo. Fabbricati ridotti volutamente a ruderi, quindi collocati nella categoria catastale F2, per l’impossibilità dei proprietari di pagare le imposte. Si vorrebbe passare dal conteggio dei vani al conteggio dei metri quadri molto più preciso ed attuale. Lo vuole la UE, di fatto l’Ocse ed altri organismi tra cui la Banca d’Italia, da cui provengono Mario Draghi e il ministro dell’economia Daniele Franco, da tempo chiedono l’aumento del carico fiscale sugli immobili, utilizzando il maggior gettito per alleggerire le tasse sul lavoro agendo sul cuneo fiscale. Pare di fatto questa, la linea che il governo intende adottare, attuando un provvedimento di riequilibrio che avvantaggerebbe pochi e danneggerebbe molti.