Ci sono opere che per una fortuita coincidenza si trovano a scandire un periodo, condensano memoria e contemporaneità, e le elevano ad ispirare un futuro ancora tutto da interpretare.
Sono probabilmente queste le riflessioni alla base di “Renegades. Born in the USA” scritta dal cantante e rockstar statunitense Bruce Springsteen insieme all’ex-presidente americano Barack Obama, oggi saggista.
Il volume, è giusto premetterlo, viene pubblicato in contemporanea, fra le altre, dalle sussidiarie tedesche, portoghesi, spagnole ed inglesi della multinazionale britannica Penguin Random House UK; dalla Companhia das Letras per il Brasile; dalle Editions Fayard per i terrori francesi, ed infine dalla Garzanti di Milano, che si è assicurata la esclusiva editoriale per la lingua italiana.
Gli autori non hanno bisogno di presentazioni.
Barack Obama, 44esimo presidente degli Stati Uniti, è premio Nobel per la pace.
Eletto nel novembre 2008, ha poi visto succedergli Donald Trump, quest’ultimo sconfitto nel 2020 da Joe Biden, che proprio di Barack Obama fu vice-presidente per due mandati.
Bruce Springsteen, invece ha raggiunto ogni possibile traguardo nel mondo dello spettacolo: vincitore di un premio Oscar; di ben venti Grammy Awards, il massimo riconoscimento per un cantautore, e proprio da Obama nel 2016 ha ricevuto la Medaglia presidenziale della libertà, la piu’ alta onorificenza civile attribuibile dalla Casa Bianca di Washington.
Ma c’è dell’altro, come probabilmente avranno già notato gli addetti ai lavori.
Il titolo dell’opera, “Renegades. Born in the USA”, é la combinazione di due tratti distintivi dei rispettivi autori.
Born in the USA infatti è il titolo dell’album che nel 1984 ha consacrato il definitivo successo di Bruce Spingesteen nel panorama musicale.
Renegade, come forse già sanno i lettori di “A Promised land-Una terra promessa”, sempre edito da Garzanti, best seller internazionale e capolavoro di analisi politica contemporanea scritto da Barack Obama sul quadriennio del suo primo mandato, invece è il nome in codice che il servizio di sicurezza della Casa bianca aveva assegnato al presidente per segnalarne gli spostamenti alle autorità di polizia.
Dopo il messaggio, veniamo al contenuto di “Renegades. Born in the USA”.
L’opera raccoglie i dialoghi di Obama e Springsteen su un contenuto audio informatico, un podcast (Renegades: Born in the USA | Podcast su Spotify) trasmesso nel corso del lockdown, il confinamento sanitario, dalle reti sociali di Spotify, una delle principali piattaforme sociali per la diffusione di contenuti sonori.
Nelle loro conversazioni, gli autori condividono riflessioni sulla vita, la musica, e l’infinito amore per un’America ricca di opportunità ma anche di contraddizioni.
Il volume accosta due outsiders, due personalità inconsuete: il primo presidente afroamericano ed un cantautore di modesta estrazione sociale.
Entrambi, come in passato hanno contribuito ad ispirare la società americana, così oggi si offrono alla platea mondiale invitandola superare e riscattarsi dalle limitazioni epidemiche sperimentate nei mesi scorsi.
Diversi nella similitudine, verrebbe da commentare, personaggi divenuti universali nel corso delle recenti problematiche sanitarie che oggi ci rendono tutti uguali.
Lo ricorda Obama nelle prime pagine di Renegades: “abbiamo scoperto di condividere una comune sensibilità a proposito del lavoro, della famiglia, dell’America. A modo nostro, Bruce e io abbiamo percorso un viaggio parallelo: per comprendere questo paese che tanto ha donato a entrambi; per raccontare la storia del suo popolo; e per cercare un legame tra il nostro bisogno di senso, di verità, di comunità, con la più profonda storia dell’America”.
Percorrendo la prosa di Renegades, i lettori si trovano ad ascoltare due amici mentre discutono dei fatti della vita, e rievocano gli ideali personali, affettivi, professionali, in un confronto con i reciproci modelli esistenziali.
Ecco dunque che seguendo questo itinerario la storia contemporanea supera le difficili contingenze e recupera il suo significato di destino collettivo.
Lo anticipa Springsteen, nei primi paragrafi di Renegades.
“Abbiamo parlato del destino del paese, della sorte dei suoi cittadini e delle forze distruttive, corrotte e negative che vorrebbero distruggere ogni cosa. Di questi tempi, mentre viene messo in discussione chi siamo davvero, non possiamo abbassare la guardia. Un dibattito su chi siamo e chi vogliamo diventare può forse servire come guida per alcuni nostri concittadini… viviamo tempi in cui dobbiamo domandarci chi vogliamo essere e che paese vogliamo lasciare ai nostri ragazzi. Ci lasceremo sfuggire dalle mani la parte migliore di noi, o ci riuniremo per affrontare le fiamme? In questo libro non troverete risposte a questi interrogativi, ma troverete due persone che fanno del loro meglio per porsi le domande giuste”.
Queste osservazioni trovano conferma anche nella introduzione di Obama.
“Le conversazioni che io e Bruce abbiamo avuto nel 2020 mi appaiono urgenti oggi come lo erano allora. Rappresentano il nostro continuo sforzo per capire come siamo giunti dove siamo e come possiamo raccontare una storia che inizi a ridurre quella distanza che si è creata tra lo stato delle cose e gli alti ideali della nostra nazione”.
Non è che una conferma della visione sociale e del vissuto personale di Obama che, nel corso di una recente intervista a Graham Norton e diffusa dal servizio pubblico radiotelevisivo britannico, la BBC, ha ringraziato Springsteen per essersi proposto come animatore dei comizi elettorali di un allora senatore dell’Illinois candidato presidente.
Tuttavia anche in Renegades, la visione sociale di Obama-presidente trova ideale prosecuzione in quella dell’attuale opinionista.
“E’ tempo di soluzioni coraggiose dal punto di vista climatico e parimenti sociale, per risolvere la ineguaglianze economiche che si stanno venendo a creare”, ha ricordato Obama ai media britannici.
“E’ necessario si recuperi una reciproca, mutua comprensione, e rispetto anche dal punto di vista politico, dei valori sui quali siamo stati educati: onestà, responsabilità, e concordia.
Queste sono doti in cui è necessario tornare a credere ancor prima di pensare al futuro”.
Richiesto infine di commentare la sua amicizia con Spingsteen, Barack Obama ha osservato che politica e spettacolo talvolta condividono denominatori comuni.
Anzi, ha concluso, “spesso i politici sono solo degli uomini di spettacolo che non sono riusciti ad avere successo su un palcoscenico”.
di Andreas Grandi
Per i contenuti, audio, video e le immagini si ringrazia Garzanti Editore/media